Cultura

Il servizio civile come esperienza nonviolenta, parola di Papa

di Redazione

Invitato dall’Ufficio nazionale per il servizio civile ho partecipato anch’io, sabato 28 marzo, all’udienza che il Papa ha concesso ai volontari del servizio civile in Vaticano. È stata un’esperienza indimenticabile soprattutto per il messaggio che il Papa ha consegnato ai giovani e ai responsabili accorsi numerosi. Se Giovanni Paolo II, nel 2003, incontrando per la prima volta i giovani del servizio civile (volontari e obiettori) aveva definito il servizio civile un «segno dei tempi» secondo l’espressione cara a Papa Giovanni, Benedetto XVI ha voluto sottolineare l’impronta nonviolenta di questa esperienza.
Confesso che, mentre ascoltavo le parole del Papa, mi chiedevo se esse non fossero più rivolte a degli obiettori di coscienza che non a dei “serviziocivilisti”. E invece il Papa, deludendo chi ritiene che i valori dell’obiezione di coscienza siano terminati con la fine della leva obbligatoria e che non siano più attuali, ha tracciato il filo rosso che lega il “vecchio” servizio civile al “nuovo”. Quei valori, la nonviolenza e la solidarietà, la giustizia e la lotta all’esclusione, l’accoglienza e l’impegno disinteressato, che i giovani del servizio civile vivono oggi quotidianamente come ieri lo facevano gli obiettori di coscienza. Francamente ho pensato ai tanti obiettori, cattolici e non, conosciuti negli ultimi decenni che avrebbero desiderato ascoltare molti anni fa queste stesse parole pronunciate da un Papa? «Siate sempre e dappertutto strumenti di pace», ha detto chiaramente Benedetto XVI dopo aver citato il Concilio Vaticano II che, oltre quarant’anni fa, condannava la corsa agli armamenti come una “piaga” dell’umanità e un’offesa ai poveri. Quale cogente attualità in quelle parole!
A chi non smette d’interrogarsi su quale sia la mission del servizio civile oggi, anche in vista di una prossima revisione normativa, il Papa ha dato una risposta chiara e convincente: un’esperienza di pace, una pratica di nonviolenza. Per Papa Ratzinger, infatti, il servizio civile serve ai giovani per «rafforzare la propria sensibilità sociale», conoscere direttamente «i problemi della gente», promuovere «una solidarietà concreta». Senza dimenticare la dimensione formativa, perché i giovani coltivino «un senso di attenzione responsabile nei confronti delle persone bisognose e del bene comune». Grazie, Benedetto!

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