C’è un confine ben tracciato tra buona e cattiva economia. La cattiva economia è ben rappresentata dalla storia raccontata da Luigi Dell’Olio: al di là dell’entità delle cifre in gioco, impressiona la spregiudicatezza dei metodi. Piccoli consumatori impreparati e inconsapevoli che, cercando investimenti tranquilli allo sportello più tranquillizzante d’Italia, quello delle Poste, si sono visti falcidiare i loro risparmi. Ora la società, che per altro ha chiuso con notevoli utili il bilancio 2008, ha proposto un piano per rimediare e salvare la faccia. Ma il piccolo “scandalo” rende bene l’idea di quanto la finanza tossica avesse “conquistato” la mentalità degli operatori davvero ad ogni livello.
La buona economia è quella che ci viene spiegata con grande chiarezza e persuasività ogni settimana da Luigino Bruni nel suo “dizionario”. Direte: da una parte ci sono i soldi, dall’altra per adesso solo buoni propositi. In realtà guai a sottovalutare la forze del pensiero. La cattiva economia era nata da un pensiero diffuso e condiviso: che il debito fosse la panacea. Perché dal debito si generava una catena continua di ricchezza per tutti. Un pensiero cattivo, per quanto ammaliante. Abbiamo visto com’è andata a finire. Per ricominciare, bisogna avere in testa pensieri finalmente diversi.
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