Cultura

Francesco, 1209. A Regola d’uomo

di Redazione

Aveva 27 anni Francesco d’Assisi quando nel 1209 andò a Roma per farsi approvare la Regola del nuovo ordine da papa Innocenzo III. Le cronache lo dipingono come un «giovane piccolo dagli occhi ardenti». Non fu un affare semplice. Arrivò un’approvazione verbale che permetteva all’Ordo fratum minorum di avere una sua legittimità nella Chiesa. Il testo della Regola è un capolavoro, di essenzialità ed efficacia. Un testo che ha 700 anni ma che in tanti punti sembra scritto per l’oggi. Ecco tre esempi.

I denari. Ordino fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia direttamente o per interposta persona. Tuttavia per le necessità dei malati e per vestire gli altri frati, i ministri soltanto e i custodi per mezzo di amici spirituali, abbiano sollecita cura secondo i luoghi.
Il lavoro. Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione. Come ricompensa del lavoro per sé e per i loro frati ricevano le cose necessarie al corpo, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà.
La solidarietà. E ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, «poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti.

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