Famiglia

Quattro anni inquieti e felici

Riccardo Bonacina festeggia coi lettori il duecentesimo numero di Vita

di Riccardo Bonacina

Carissimi lettori, quello che vi accingete a leggere è il duecentesimo numero di Vita. Ricordo con assoluta vivezza lo stesso giorno di quattro anni fa, era il 27 ottobre, quando, pieni di emozione e del tutto incoscienti, licenziammo il primo, incerto, numero di questo settimanale. Quella scommessa temeraria di quattro anni fa, seppur in forme sempre nuove, si è in qualche modo rinnovata e ribadita di anno in anno. Era la scommessa di un gruppo di giovani giornalisti che, stanchi della poca libertà cui erano costretti nei mass media in cui sino ad allora avevano lavorato e di un modo scemo e corporativo di intendere la professione giornalistica, decisero di dar vita ad un giornale del tutto indipendente.
?Vita? nacque così: con la più classica delle raccolte fondi tra amici più o meno facoltosi, con il sostegno di tredici grandi associazioni di volontariato (oggi sono più di trenta) che reputarono fosse giunta l?ora di por fine a campanilismi di antica data e di dar vita ad una voce comune, e con l?incontro immediato di qualche migliaio di lettori che cominciarono a comprarci in edicola sin dal primo numero. Quattro anni fa Terzo settore era un termine da marziani; il non profit era considerato un americanismo buono per definire enti o imprese strutturalmente in perdita; volontariato significava generosità, buon cuore o eroismo. Oggi Terzo settore, non profit e volontariato sono diventate parole note e famigliari a tutti. Eppure, a noi rimane qualla stessa inquietudine di allora. L?inquietudine di chi rifiuta le pietanze pronte, di chi chiede più libertà per poter costruire, senza intralci, con regole chiare, senza subire ricatti. Il nostro giornale è cambiato, è migliorato, la nostra professionalità è cresciuta e si è diffusa (penso ai giovani giornalisti che da noi si sono formati e continuano in altre testate a tenere alta l’attenzione al sociale), sono cresciuti i nostri lettori, è cresciuto anche il Terzo settore, ed è cresciuta la consapevolezza della sua importanza dentro e fuori il Palazzo. Eppure di quell?inquietudine che ci ha fatto rischiare quattro anni fa ci pare ci sia ancor più bisogno. C?è bisogno di qualcuno che difenda gli spazi di libertà, tanto più di fronte ad un Governo oggettivamente più forte di quello che l?ha preceduto. C?è bisogno di esperienze capaci di camminare in maniera degna e indipendente (come abbiamo fatto in questi quattro anni seppur di fronte ad una legge truffa sull?editoria). C?è ancora bisogno di raccontare ogni settimana percorsi personali o collettivi in cui il tornaconto personale o di bottega non sia la regola. Perché racconti così rendono sempre più possibili percorsi di solidarietà e di condivisione.
Se quattro anni dopo, ?Vita? è un fenomeno editoriale e multimediale studiato anche all?estero, lo dobbiamo a voi, all?incontro pulito e trasparente tra un gruppo di giornalisti che ha lasciato il porto mefitico dell?editoria italiana e migliaia di lettori che cercavano un giornale che parlasse della realtà e della loro vita, in maniera utile, onesta. Per questo vi siamo grati.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.