Non profit
Abbiamo un’idea: Cambiamo
L'esperienza pilota di rinnovamento del consorzio Con.Solida di Trento
di Redazione
Si chiama così il progetto di rinnovamento che mette insieme 50 cooperatori
per confrontarsi . E per essere pronti alle sfide dei prossimi anni È partito in Trentino «Cambiamo», un progetto di rinnovamento della cooperazione sociale che coinvolge più di 50 dirigenti ed è destinato ad investire servizi, forme organizzative e reti. A promuoverlo il consorzio Con.Solida: 58 cooperative sociali aderenti, 98 milioni di euro di fatturato aggregato, 5mila soci e 2.700 lavoratori in una delle province più ricche d’Italia. Allora perché cambiare? Non sarà che la crisi economica si fa sentire anche in Trentino? «È così», afferma Pietro Scarpa consigliere delegato allo sviluppo del consorzio, «la situazione è meno grave che in altre parti d’Italia ma assistiamo ad un crescente ricorso alla cassa integrazione, ci sono multinazionali con sedi in provincia che licenziano con effetti negativi anche per le imprese che lavorano sull’indotto, tra le quali le cooperative che con il contoterzismo creano opportunità per le persone svantaggiate». La Provincia autonoma ha già varato un piano anticrisi, ma si prefigura comunque un problema di sostenibilità soprattutto del welfare. Non è stata tuttavia l’attuale crisi economico-finanziaria a determinare il progetto di cambiamento, semmai l’ha accelerato.
«Le motivazioni», spiega Scarpa, «vanno infatti cercate in una crisi, se vogliamo chiamarla così, più profonda, un mutamento complesso, meno eclatante ma inesorabile che riguarda non solo l’economia, ma in generale la società e la cultura». Anche in una delle patrie storiche del movimento cooperativo si registra, infatti, un conflitto fra flussi e luoghi: lo spopolamento dei paesi di montagna, la nascita di periferie cittadine abitate da molti immigrati. Si estendono bisogni di cura tradizionali (legati ad esempio all’invecchiamento) cui i servizi nelle modalità ormai consolidate (come assistenza domiciliare e Rsa) faticano a dare risposte. Vuoti riempiti, come in altre parti d’Italia, da fenomeni quali il badantato, che però portano con sé altri tipologie di bisogni. A ciò si aggiunge una crescente fragilità personale e occupazionale, soprattutto femminile e giovanile, aggravata dalla frammentazione delle reti familiari e comunitarie.
La strategia messa in campo dalla Provincia si basa su una riforma istituzionale e del welfare imperniata principalmente su un rafforzamento della presenza sul territorio attraverso la costituzione di comunità di valle cui saranno delegate molte competenze, anche quelle in materia di welfare. Sono questi mutamenti del contesto e istituzionali ad aver richiesto alla cooperazione sociale trentina lo sforzo di cambiare assumendosi la responsabilità di partecipare alla costruzione di nuove soluzioni per il benessere generale.
«La vera novità di Cambiamo», spiega Scarpa, «ancor prima che nelle soluzioni da trovare sta nel metodo». Il consorzio ha puntato sul recupero delle modalità cooperative: 50 cooperatori che si confrontano su temi come consorzi di scopo, spin off, aggregazioni territoriali, gruppi cooperativi, distretti dell’economia sociale, filiere di servizi e nuovi mercati. «In un certo senso abbiamo ripreso le modalità cooperative proprie delle imprese sociali di comunità e le abbiamo portate a livello interorganizzativo». Il confronto non rimarrà all’interno dei confini provinciali: già nelle scorse settimane i partecipanti a Cambiamo sono andati ad incontrare alcuni consorzi lombardi per conoscere e approfondire le strategie sperimentate dalla cooperazione sociale in altri territori.
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