È un’idea talmente semplice da poter diventare rivoluzionaria: negozi che propongono ai cittadini menù a prezzo politico, non superiori ai tre euro. Il Piemonte sarà infatti la prima regione italiana ad offrire una propria dieta sociale grazie ad un progetto che vede la collaborazione della Regione e delle associazioni dei commercianti e dei consumatori. «Abbiamo chiesto al nutrizionista, Giorgio Calabrese (nella foto), di elaborare ricette e menù che utilizzassero prodotti regionali e di stagione», spiega l’assessore al Commercio Luigi Sergio Ricca, «sicuramente nel nostro lavoro esistono aspetti sociali, ma non sono preponderanti, l’iniziativa è infatti rivolta a tutti, a persone di tutte le età e portafoglio. Favorendo la regionalità dei prodotti permetterà di diminuire i prezzi e risollevare il commercio locale. Sul lungo periodo potrà invece avere un importante ruolo di educazione alimentare».
La proposta è sicuramente innovativa, ma dovrà superare cattive abitudini consolidate ed il martellamento pubblicitario cui sono soggetti i consumatori, soprattutto i più giovani. Alcuni alimenti sono infatti degli status symbol, anche se scarsamente nutritivi. La dieta made in Piemonte coinvolgerà tutti i generi di rivendite alimentari, dalla piccola alla grande distribuzione. Ogni esercizio commerciale offrirà tabelle differenziate per età e tipologia di occupazione lavorativa, per assicurare a tutti il giusto apporto calorico e proteico. «I cittadini meno abbienti, soprattutto anziani e pensionati, tendono a rinunciare a cibi indispensabili al buon funzionamento dell’organismo», spiega Calabrese. «L’errore nasce dall’errata convinzione che si possa vivere bene soltanto di pane e pasta senza il giusto apporto di proteine». Alimentandosi correttamente, i piemontesi potrebbero migliorare la qualità della loro vita ed il livello della loro salute. «Un eccesso di carboidrati che “riempiono la pancia” in modo economico è sicuramente dannoso ed è alla base di numerose patologie».
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