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Egitto un po’ più laico

La corte suprema egiziana abolisce l'obbligo di registrare la propria religione sui documenti di riconoscimento personale

di Martino Pillitteri

Svolta laica in Egitto. Lo scorso 16 marzo la corte suprema egiziana ha  pronunciato uno storico verdetto nei confronti degli egiziani bahà’ì, i seguaci del Bahai, una religione monoteistica autonoma che deriva dal babismo, diramazione eterodossa dell’Islam sciita. In base alla deliberazione delle corte, gli egiziani bahà’ì hanno finalmente ottenuto il diritto di omettere  la loro religione dai documenti ufficiali egiziani. Poiché la burocrazia egiziana non ritiene la fede bahai un culto ufficiale, per anni gli egiziani bahà’ì non hanno potuto ottenere i documenti ufficiali di riconoscimento necessari per condurre una vita normale. Per cui, niente carta d’ identità, niente certificati di proprietà per gli immobili, niente passaporto, niente patente, niente sanità e scuola pubblica. Per lo Stato e per la burocrazia egiziana, i bahà’ì erano cittadini invisibili.

Con questa storica sentenza si rimuove un ostacolo normativo che vincolava gli egiziani che avevano la necessità di ottenere dei documenti ufficiali, di doversi riconoscere in una delle tre religioni monoteiste e che non permetteva a chi non è musulmano, cristiano ed ebreo di usufruire dei servizi pubblici.

Questo caso giudiziario ha smosso anche le acque della politica egiziana. Secondo il network saudita Al Alarabiya, Alieddin Hila, un membro ufficiale del partito di maggioranza (il National Democratic Party) , ha dichiarato che la decisione della corte apre definitivamente le porte a una nuova legge che elimina dai documenti ufficiali lo spazio obbligatorio destinato per l’attestazione della propria religione.   In base alle anticipazioni di Alieddin Hila, questa legge dovrebbe sarà votata entro le prossime elezioni politiche del 2011.

Paradossalmente, nonostante l’Egitto sia considerato un paese  laico e all’ avanguardia, la terra dei faraoni è l’unico tra gli altri paesi arabi come Tunisia, Marocco, Algeria, Emirati, Siria ad aver mantenuto fino ad oggi un porfile system identitario-religioso.  In Libano, paese pluriconfessionale, un mese fa il ministro degli interni libanese, Ziad Baroud, ha cancellato con un decreto legge l’obbligo di notificare la propria religione dai registri civici e dalle carte di identità. L’altro paradosso riguarda il fatto che l’Egitto abbia mantenuto agli occhi del mondo la reputazione di paese laico e moderato nonostante l’ascesa dell’ islamismo fondamentalista di matrice politica nel linguaggio comune, in quello politico e nei comportamenti pubblici.

Il verdetto della corte e la conseguente proposta di legge del governo egiziano sono risoluzioni storiche che non solo abbattono le basi giuridiche che discriminano gli egiziani in base alla fede professata, (un cristiano non può accedere a certe cariche pubbliche e politiche) ma aprono anche  le porte per nuove  politiche in favore dell’uguaglianza in altri ambiti come quello dei diritti per le donne. Infatti, riporta Al Alarabiya, il governo egiziano sta lavorando a una nuova legge elettorale sulle quote rosa che prevede due candidate donne per ogni circoscrizione. Questo significa che nel prossimo parlamento egiziano siederanno come minimo 50 donne.  Alla luce di queste decisioni si prospetta un nuovo parlamento egiziano più laico e più rosa. Manca solo un governo democraticamente eletto…


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