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La mappa dell’Italia clandestina
Napoli, Catania e Palermo guidano la classifica delle città con più stranieri irregolari
La città con più immigrati irregolari? Napoli, con il 33%. Poi Catania, 30%, e Palermo, 24%. Ovvero, tre città del sud. E il nord? Solo Bologna arriva al 24%, la maggior parte delle altre, al 1 gennaio 2008, era sotto il 20%. È uno dei risultati a sorpresa della ricerca dell’università Cattolica di Milano ‘Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane’, la cui prima parte (avviata a fine 2008 avviata a fine 2008 su volontà del ministro dell’Interno Maroni, si concluderà a gennaio 2010) è stata presentata questa mattina dal rettore e da un’equipe di docenti dell’ateneo milanese.
Dentro le periferie, per portarle al centro dell’attenzione. Con un occhio alle migrazioni in atto: questo l’obiettivo della ricerca, “che parte dalla necessità di studiare la periferia italiana per evitare situazioni spiacevoli come la rivolta delle banlieues francesi del 2005”, spiega il sociologo Vincenzo Cesareo, uno dei professori dell’ateneo milanese coinvolti nella ricerca. La cui prima fase riguardava soprattutto l’elaborazione dei dati di partenza: oltre a quelli sul tasso di irregolarità dei migranti presenti nelle periferie cittadine, l’attenzione è stata rivolta ad altri due ambiti, il primo dei quali è il numero di stranieri presenti sul territorio (103 le province analizzate), che sono il 6% di media al centro nord, il 3,5% al sud, ma con un raddoppio in quattro anni della popolazione non italiana in sole due province del nord (Ferrara, +123%, e Pavia, +102%) contro le undici del sud (su tutte Cosenza, +127%, Vibo valentia, +122% e Caltanissetta, +118%).
L’altro aspetto analizzato dalla ricerca è l’impatto sulla società della criminalità, italiana e straniera. In particolare, negli anni dal 2004 al 2007, se per gli omicidi si osserva una graduale diminuzione in quasi tutte le città (rimanendo comunque Napoli, seguita da Catania, la città con più casi), per quanto riguarda le rapine, si registra un forte aumento a Milano (+58%, soprattutto quelle in banca), Firenze (+49%), Roma e Bari (+33). Viceversa, a Bologna e Torino sono scese quasi del 50%. “In generale, i fatti più gravi di criminalità sono in calo negli ultimi anni. Quelli che crescono sono i reati lievi, gli illeciti non penali“, sottolinea nel suo intervento il docente Giancarlo Blangiardo. Per questo motivo, “è importante che la sicurezza ‘percepita’ non sia l’unica determinante nelle politiche governative sull’immigrazione, che si devono invece basare su una maggiore sinergia tra cittadini e istituzioni”, afferma successivamente il professore Marco Lombardi, al quale il ministro dell’Interno Roberto Maroni, presente in sala, prima ha rivolto cenni d’assenso, poi, nel prendere la parola, ha ribadito: “dobbiamo intervenire prima che succeda qualcosa di simile ai fatti francesi. Non con l’intervento repressivo, o solo con esso: piuttosto, con interventi di prevenzione e di lotta al disagio.
La stessa idea di questa ricerca”, ha aggiunto Maroni, “è nata dall’impressione che mi ha suscitato l’imponente manifestazione di giovani di seconda generazione all’indomani della morte del ragazzo ucciso da due gestori di un bar per un furto di nessun valore (Abdul Guibre, ‘Abba‘, 19 anni, morto il 13 settembre 2008 dopo le sprangate ricevute, ndr)”. Poco prima del ministro dell’Interno, era intervenuto anche il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per le libertà civile e l’immigrazione del Viminale: “Oggi in Italia non si può parlare di immigrazione ‘sì’ o immigrazione ‘no'”, ha spiegato, “il binomio è tra immigrazione ‘ben regolata’ o ‘mal regolata’, e il fatto che prevalga la prima accezione dipende da tutti gli attori coinvolti: ministero, istituzioni locali e terzo settore”.
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