Welfare

Rwanda: in carcere diritti umani violati

Prima denuncia interna della gravità della situazione carceraria nel Paese africano.

di Daniela Romanello

Per la prima volta dal 1994 un organismo di difesa dei diritti umani con sede in Rwanda ha denunciato la gravità della situazione carceraria nel Paese. È quanto accaduto nei giorni scorsi ad opera della Liprodhor (Lega per i diritti dell’uomo) che ha portato all’attenzione dei mass-media il sovraffollamento dei penitenziari ruandesi e le pessime condizioni igieniche nelle quali vivono i detenuti. Secondo il più recente rapporto Onu, si tratta di 120 mila fra uomini, donne e bambini, per la maggior parte in attesa di essere giudicati per il genocidio del 1994. Tra gli esempi negativi portati dalla Liprodhor e rilanciati ieri dalla Bbc, vi è la prigione di Kibungo, dove i carcerati usano gli stessi piatti per mangiare e per defecare e sono al contempo privi di acqua corrente. “È un vero e proprio avvenimento che un organismo non governativo – spiega una fonte ruandese che chiede l’anonimato – rilevi pubblicamente le carenze, anche se solamente a carattere strutturale, del sistema carcerario. Si tratta infatti di un primo segno d’apertura del governo di Kigali nei confronti dei diritti umani e civili nel Paese e del riproporsi della società civile nell’ex colonia belga”. La Chiesa cattolica è intanto molto impegnata nell’offrire conforto ai detenuti, sotto i profili sia umanitario che pastorale. Ancora domenica scorsa il vescovo di Gikongoro, quello stesso monsignor Augustin Misago assolto nel giugno scorso dall’accusa di responsabilità nel genocidio ’94, ha battezzato 21 persone nel carcere della sua città, situata circa 100 chilometri a sud di Kigali.


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