Non profit
Sacconi risponde alle associazioni
Aprendo i lavori, ha detto: «Le politiche sociali motore della ripresa».
di Redazione

«Le politiche sociali sono il motore del benessere e della ripresa». Con queste parole, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha aperto i lavori della riunione ministeriale del G8, in corso alla Farnesina a Roma, e al quale partecipano i ministri del lavoro e delle politiche sociali dei paesi del G8 per confrontarsi sulle misure da intraprendere per fronteggiare le conseguenze sociali della crisi (un incontro preparatorio in vista del Summit di luglio a La Maddalena).
Politiche sociali e ripresa
«Le politiche sociali» – ha ribadito Sacconi – «possono sostenere il reddito quando viene meno e possono incoraggiare i consumi e il risparmio, garantendo la soddisfazione di alcuni bisogni come l’assistenza sanitaria». Per il ministro si tratta di un aspetto importantissimo: «la sostenibilità sociale deve essere considerata un parametro fondamentale nella stabilità economica». In quest’ottica, è auspicabile anche un «diverso ruolo del Fondo Monetario Internazionale», ha detto Sacconi, che ha aggiunto: «credo che il prossimo G20, debba considerare il parametro della sostenibilità sociale, anche attraverso una più stretta collaborazione tra Fmi e Ilo». Di fronte alle crescenti preoccupazioni per la crisi, «è bene che le organizzazioni internazionali che dovrebbero indicare le prospettive sull’economia e sul lavoro non alimentino il clima di sfiducia». Da qui l’invito del ministro alle organizzazioni internazionali a «indicare le forbici» sui possibili scenari futuri dando conto non solo della possibile involuzione del circolo vizioso della sfiducia, ma anche «della possibile evoluzione positiva dello scenario».
«La crisi» – ha poi detto Sacconi – «può cambiare il nostro futuro: si tratta di agire sul rapporto di fiducia laddove esso ha cominciato ad intaccarsi, ossia i mercati finanziari, ma consapevoli anche che la crisi si è propagata al consumo e ai lavoratori e ha coinvolto le stesse istituzioni democratiche, mondiali e internazionali».
Sostenere i soggetti fragili
«Ieri nell’incontro con le organizzazioni sindacali e le organizzazioni datoriali», ha proseguito, «abbiamo analizzato quali potesse essere le parti più danneggiate dalla crisi economica ed indubbiamente sono i lavoratori “adulti”, o gli “anziani”. Lavoratori che hanno ancora
un’aspettativa di vita di almeno 30 anni e condannarli così presto significa anche un impoverimento di molte famiglie, perché spesso hanno ancora figli piccoli». Da qui l’invito ai ministri del Lavoro riuniti a Roma a «considerare con attenzione la condizione delle donne, dei giovani, «che rischiano di rimanere intrappolati ai margini del mercato con lavori di scarsa qualità». Per il ministro del Lavoro questi ultimi devono quindi essere sostenuti «non tanto con il reddito ma
piuttosto nella transizione dalla scuola al lavoro», pensando anche a nuove opportunità di lavoro come quelle offerte dai green jobs e dai white jobs».
Una risposta alle associazioni?
In effetti il tema delle risorse e del loro utilizzo era stato al centro di interventi che avevano preceduto l’avvio dei lavori. In particolare la Campagna “Sbilanciamoci”, che chiede ai ministri del G8 un piano straordinario di misure coordinate a difesa del lavoro, dei redditi e dei servizi di protezione sociale, aveva sottolineato in un comunicato che «in questi mesi il grosso delle risorse dei paesi del G8 è stato destinato a salvare le banche ed i mercati finanziari, mentre ancora troppo poco è stato investito nella difesa del lavoro, nella protezione sociale, nel welfare». E questo particolarmente in Italia, «dove per fronteggiare la disoccupazione, la perdita di reddito delle famiglie, la crisi sociale più generale, sono state varate modeste misure una tantum e caritatevoli».
A richiamare la dimensione globale della crisi è la Focsiv: «La crisi economica e le sue conseguenze sul nostro tenore di vita e sui diritti sociali sia affrontata nella sua dimensione globale, con un occhio attento ai più indifesi del pianeta» si legge in un comunicato odierno «anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Benedetto XVI sulle multinazionali, sulla politica corrotta e sulle istituzioni internazionali contenute nell’Instrumentum laboris, il documento preparatorio al secondo Sinodo speciale per il continente africano consegnato simbolicamente dal Papa ai vescovi africani a Yaoundè nel corso della sua recente visita in Africa».
Per tutto il 2008 la Focsiv ha portato avanti la mobilitazione con le Nazioni Unite per un’impresa umana, per richiedere all’Italia di sostenere il processo in corso alle nazioni Unite del rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i diritti umani e le imprese, al fine di sollevare l’attenzione sui molti casi relativi a comportamenti illeciti da parte di aziende all’estero documentate dalle Ong presenti sul luogo elaborando una serie di raccomandazioni agli Stati e alle stesse aziende per porre termine a tali violazioni.
Le richieste di Sbilanciamoci
Le associazioni che aderiscono a Sbilanciamoci chiedono «che i paesi del G8 – nel rispetto delle diverse specificità e sistemi legislativi e fiscali dei paesi – destinino subito altri 50 miliardi di euro di interventi (oltre a quelli fino ad oggi stanziati), e che possono essere trovati attraverso anche alcune di queste misure: riduzione del 5% delle spese militari, lotta ai paradisi fiscali, aumento del 2% di imposizione fiscale ai redditi sopra i 100mila euro, innalzamento della tassazione minima dei capital gain al 22%, varo di una tassa patrimoniale, la tassazione dello 0,5% di tutte le transazioni speculative». «Servono misure concrete per ridurre le diseguaglianze economche e sociali e per avviare una forte azione di redistribuzione economica, la sola che permette di sostenere i redditi più bassi e arginare la povertà. Serve un intervento che sostenga la ripubblicizzazione di molti importanti servizi sociali che in questi anni sono stati affidati al mercato e resi sempre più inaccessibili (e oggi lo sono ancora di più) ai cittadini».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.