Formazione
Profughi: ancora una tragedia. Puglia, il parroco dei rifugiati accusa
"Siamo lunico paese europeo senza una legge sul diritto dasilo", protesta don Angelo Cassano.
di Mara Mundi
Insieme a una ventina di persone, qualche giorno fa, dalle cinque del mattino sino al primo pomeriggio, ha occupato la pista dell?aeroporto civile di Bari-Palese, per ostacolare il rimpatrio di 48 cingalesi tamil. Don Angelo Cassano è il prete dei rifugiati che arrivano sulle coste pugliesi e che sono spesso respinti come clandestini ?qualsiasi?.
All?indomani dell?ennesimo viaggio della speranza, finito in tragedia al largo di Santa Maria di Leuca, lancia l?allarme: “Lo spettro della guerra in Iraq farà aumentare a dismisura i tentativi di fuga: i curdi, che devono già difendersi dalle persecuzioni turche, ora hanno un motivo in più per scappare”. “Non dobbiamo attendere che scoppi il conflitto”, prosegue, “la tensione è già alta in molte parti del mondo. La pace è l?unica soluzione per evitare altri sbarchi clandestini, altre morti, altre vite spezzate”.
Un prete che affronta anche la Chiesa per difendere i diritti degli extracomunitari. Servo di Dio da nove anni, impegnato sul fronte dell?immigrazione da otto, da quando incontrò un gruppo di rom e conobbe paure e angosce di un popolo senza terra. Dai bisogni dei nomadi alle sorti di tutti gli altri, il passo è breve: gli immigrati diventano la sua missione. Giorno dopo giorno, costi quel che costi.
Accade così che questo sacerdote 35enne, che rende servizio a Bari, nella parrocchia San Sabino, in uno dei quartieri più degradati del capoluogo pugliese, aderisce alla protesta del Lecce social forum contro il Regina Pacis, il centro di accoglienza immigrati e profughi di guerra, a San Foca, nel Salento. E poco importa se a dirigerlo è un altro prete, don Cesare Lodeserto. Il benessere dei più deboli prima di tutto. “Servizio d?ordine e repressione non servono ai nostri fratelli, che fuggono da Paesi in lotta, dalla povertà e dalla fame”, spiega tutto d?un fiato don Angelo.
Inevitabile la spaccatura ecclesiastica, a cominciare dall?arcivescovo di Bari che lo richiama all?ordine e sollecita un confronto. La tonaca ribelle non si sottrae, ma difende le sue scelte: “A volte le tensioni sono inevitabili, anche se dobbiamo sempre rispettare il lavoro degli altri”. Osa, denuncia, attacca e media. Non si fanno attendere neppure le critiche alla normativa in materia. “No alla Bossi-Fini perché l?uomo non è solo forza lavoro, non è solo merce di scambio; no alla Turco-Napolitano che ha istituito i centri di permanenza temporanea, in alcuni casi veri e propri luoghi di detenzione”.
Solo il tempo di ribadire la sua scelta di vita, la scelta di chi non ha paura di prendere posizioni per aiutare gente in difficoltà. Poi, subito, parte un?altra denuncia: “Non dimentichiamo che, in tutta l?Unione Europea, siamo l?unico Paese a non avere una legge organica sull?asilo politico”.
Non si ferma, quest?uomo dalla voce sottile, dai modi gentili. Dalla volontà di ferro.
Amico dei ragazzi del centro sociale Coppolarossa di Adelfia e del Forum dei diritti, è uno di quelli che è andato a Genova per il G8 “per rappresentare gli ultimi, i fratelli più sfortunati”. Gli immigrati. Come le prostitute nigeriane che, la vigilia di Natale, hanno partecipato alla messa di mezzanotte.
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