Non profit

I rischi della fabbrica del sangue

In arrivo un sistema per produrre sangue artificiale. Ne hanno parlato in tanti in questi giorni. Luigi Cardini, presidente Fratres fa chiarezza su un annuncio troppo frettoloso

di Antonietta Nembri

In gergo tecnico si chiama “effetto annuncio”. Viene usato spesso e così capita che qualcosa che diventerà reale di lì a qualche mese o anno appaia come già presente. Nulla di grave, sembra. Ma quando l’effetto annuncio tocca la salute delle persone allora le cose cambiano. Ed è quello che è successo in questi giorni con l’annuncio sulla possibilità di “fabbricare” sangue artificiale.

La notizia è arrivata dalla Scozia ed è rimbalzata sui giornali italiani «Notizia come queste generano allarme» dice Luigi Cardini, presidente di Fratres. Cardini da parte sua cerca di mettere i puntini sulle “i”. «Già anni fa in Giappone era stata annunciata una scoperta simile, poi non se ne è saputo più nulla, ora sono ricercatori inglesi che dicono di poter sviluppare sangue entro tre anni. Ma non si sottolinea che in Italia, stante le leggi attuali, ci sono tutta una serie di risvolti etici che rendono impossibile l’utilizzo di staminali embrionali. Poi l’annuncio viene fatto adesso con il rischio che le persone comuni, i donatori o chi si accinge a diventarlo pensino: adesso non servo più. E invece non è così».

Nelle considerazioni del presidente della consociazione dei donatori di sangue Frates anche il fatto che non si è sottolineato il costo dell’intera operazione: se il sangue viene “fabbricato” diventa un farmaco in commercio. Oggi il sangue non è una merce.

Da non trascurare anche le ricadute sull’opera di sensibilizzazione che da decenni stanno compiendo le diverse associazioni che riuniscono i donatori «oggi i donatori sono 1  milioni e 600mila, nel 2008 la raccolta di plasma è aumentata del 6,7%, ma questo non ci permette ancora di essere autosufficienti nel plasma, indispensabile per realizzare gli emoderivati. In Italia manca il 40% del plasma necessario che siamo costretti a importare dall’estero» ricorda ancora Cardini. «Anche quando si parla di autosufficienza per i globuli rossi, non va dimenticato che non è un dato acquisito per sempre e che ci sono differenze tra regione e regione che vengono superate dalla compensazione a livello nazionale».

L’ultima parola di Cardini è sui progressi della scienza: «ho personalmente forti dubbi che si possa arrivare a una completa sostituzione dei donatori. E anche se si riuscisse a realizzare il sangue artificiale i costi sarebbero tali da non essere competitivo con la raccolta».

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