Mondo

Le manifestazioni negli Stati Uniti. Nonnine e reduci: è spuntato uno strano pacifista

Tanta gente. Ma soprattutto un popolo variegato. Che neppure Bush aveva messo in preventivo...

di Bernardo Parrella

Powell, la ?colomba?. Schroeder, il neutralista più intransigente. Saddam, il dittatore sbruffone (“se attaccati li distruggeremo”). Chi è l?alter ego di George W.? Sino a qualche giorno fa sarebbe stato difficile rispondere. Dopo sabato 18 gennaio non più. L?alter ego di George W. sono le truppe dei pacifisti preventivi, che lo scorso weekend hanno sfilato in 23 Paesi del mondo. Dagli Usa al Giappone, dalla Gran Bretagna al Pakistan. Contemporaneamente. Pacifisti sì, ma preventivi, perché la guerra contro il raìs non è ancora iniziata ma loro sono già scesi in piazza. Per protestare contro i venti di guerra che dalla sala ovale partono sempre più forti, in direzione dell?Iraq.
Una giornata d?eccezionale mobilitazione, soprattutto negli Stati Uniti, a una settimana dal 27 gennaio, data in cui gli ispettori di Blix presentano all?Onu il rapporto sulle armi irachene. Tra la folla scesa in piazza c?è anche l?avvocatessa Mary Verheyden-Hilliard che, intervistata dall?agenzia Reuters, spiega bene i motivi per cui è lì: “Bush ha detto di voler scatenare una guerra preventiva e, ora, si trova davanti l?ostacolo più formidabile: un movimento preventivo contro la guerra”.
è probabile che George W. sia stato, se non scioccato, almeno turbato e di certo infastidito da quanto è accaduto lo scorso 18 gennaio. Per una serie di motivi. In primis non si trattava dei soliti ?pacifisti?, professionisti della protesta e nettamente separati dalla middle class americana.
A Washington, sabato 18 gennaio in piazza c?erano i reduci del Vietnam (che finora non si erano fatti sentire), c?erano famiglie intere, c?erano molti studenti, c?era persino un?associazione di battagliere ?nonnine per la pace? che, per la prima volta, ha deciso di scendere in piazza. E, come confessa un?ultrasettantenne del loro gruppo alla Cnn, il motivo della sua ?discesa in campo? rischia di essere contagioso: “ho deciso di venire qui quando ho visto le navi dei nostri ragazzi partire per il Golfo. Ho visto in loro i miei nipoti”.
Un movimento tosto e rappresentativo di quella parte d?America, l?altra America, decisa a rendere visibile al massimo la sua protesta. Nella speranza che una simile ondata d?attivismo faccia desistere Bush dai suoi propositi belligeranti. 200-300mila a Washington DC, nonostante il freddo, 150mila a San Francisco. Più altre decine di migliaia che, dal Michigan allo Iowa, dalla Florida al New Mexico, hanno dato vita alle manifestazioni organizzate dalla Answer (Act Now to Stop War and End Racism), un?ong che si batte contro le guerre e il razzismo.
Una giornata storica e che riporta alla memoria Fragole e sangue di Stuart Hagmann. Un film leggenda, che sparì dalla circolazione per molto tempo perché poco gradito dall?establishment. Oggi, rischia di tornare d?attualità. Soprattutto se la guerra di Bush dovesse durare più del previsto.

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