Gian Paolo Fabris, sociologo di successo, ha deciso di vivere a Pino d’Asti, nel castello del paese. E qui, alcune domeniche fa, ha ospitato una cinquantina di persone per discutere del futuro della zona, il Monferrato, dove ha deciso di mettere radici. Curiosamente, è partito dalla crisi mondiale per parlare di cose reali, come l’agricoltura e i consumi che tecnicamente vanno sotto il nome di “filiera corta”. Gli ha fatto eco Alessandro Meluzzi, anche lui con casa nel Monferrato, dicendo che nel futuro delle campagne ci sono persone di nazionalità diverse. Già: m’è venuto in mente che un tempo, nei paesi, il forestiero, man mano, si integrava nella comunità. C’era il negozio di alimentari, c’era la piazza dove passava la corriera, la stazione, la festa dove ci si incontrava, il bar. Oggi pare che tutto concorra a renderci invisibili, tra l’auto e le tv, la villetta a schiera recintata e il minimo di contatti umani. Dicono che la tendenza del momento sia sfogarsi coltivando l’orto. O meglio, lo ha detto Obama che ha messo la moglie come testimonial di questa tendenza. Ma in realtà è un escamotage per risparmiare qualcosa.
Ora mi chiedo dove possano trarre i saperi ad esempio già quelli della mia generazione, che si aggira intorno ai 50 anni. Sarebbe bello che un Comune istituisse un ciclo di lezioni su questi saperi, dall’orto alle conserve. Sarebbe un modo per ricreare un punto di incontro tra i forestieri, che nelle campagne fanno i lavori più pratici, e la gente del posto. Perché se non nasce una nuova comunità, se ci si abitua all’estraneità tra esseri umani, matura la divisione anziché il cemento. I sindaci, molti dei quali saranno rinnovati alle prossime elezioni, queste domande se le devono porre. C’è un ritorno alle cose reali, come il rapporto con la terra, ma anche le vacanze in campagna, rispetto alle quali bisogna essere pronti. Nel Monferrato abbiamo trovato tanti segnali di questa rinascita. A cominciare dalle trattorie di campagna e dai bed & breakfast. Li abbiamo messi tutti sul sito Italiadigolosaria. E speriamo che il virus si diffonda.
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