Non profit

Una sveglia al Fmi: la coesione sociale fattore di sviluppo

Maurizio Sacconi spiega l'iniziativa dell'Italia

di Riccardo Bonacina

I vertici di Ilo e Fondo monetario e 14 ministri del Lavoro
si riuniscono a Roma per un Social Summit che lancia un messaggio: «Le persone innanzitutto» «Sarà un G8 dedicato alle persone e ai loro bisogni». Parola di Maurizio Sacconi, ministro del Welfare che intervistiamo alla viglia del G8 – Social Summit 2009 che si inaugura a Roma domenica 29 marzo. «Un Summit Sociale voluto dall’Italia nell’ambito della Presidenza italiana del G8», ci spiega il ministro, «un summit in cui mettiamo al centro del dibattito internazionale gli aspetti sociali (mercato del lavoro e sistemi di welfare) della crisi economica in atto. Un’attenzione che abbiamo voluto sottolineare sin dai titoli del Summit, People first, la gente prima di tutto, e Tacking together the human dimension the crisis, ovvero, affrontiamo insieme la dimensione umana della crisi». L’obiettivo è mettere a punto un coordinamento sui temi del lavoro e del welfare tra 14 Paesi, gli 8 grandi e altri 6 Paesi emergenti invitati: Cina, India, Brasile, Sud Africa, Egitto, Messico. Saranno presenti al summit anche i vertici delle organizzazioni internazionali competenti, tra cui il direttore generale dell’Oil, Somavia e il direttore del Fondo monetario internazionale, Strass-Kahn.
Vita: Insomma, il G8 non si occupa solo di banche?
Maurizio Sacconi/ Lo scopo è anche quello di far capire che la comunità globale non si occupa soltanto di finanza. In secondo luogo credo sia importante un coordinamento non solo sulle politiche finanziarie, ma anche sulle politiche sociali. Infine, un ultimo messaggio è alle organizzazioni internazionali a cui chiediamo di rivedere i criteri di lettura e di indirizzo dell’economia globale. Chiediamo loro di rivedere la loro strumentazione e di considerare la stabilità del mercato globale non solo dal punto di vista finanziario ma anche da quello della coesione sociale.
Vita: Avete una proposta particolare nel merito?
Sacconi: Consideriamo così importante questo versante della coesione sociale da proporre che nell’ambito della riforma del Fondo monetario internazionale siano inseriti anche indicatori di coesione sociale necessari a rilevare la stessa stabilità finanziaria. Essendo che la globalizzazione è un processo che si realizza nella stabilità, noi chiediamo che nel concetto di stabilità sia considerata anche la sostenibilità sociale. E per far questo occorre una nuova strumentazione.
Vita: Quanto consenso ha già ottenuto questa indicazione?
Sacconi: Abbastanza. C’è più di una resistenza tra tutti coloro che continuano a guardare al sociale come il vagoncino di coda dei sistemi Paese. È una vera battaglia culturale che giocheremo anche nel corso del summit. Credo che non si possa uscire da questa crisi senza comprendere che la coesione sociale va incorporata nel concetto di stabilità di un Paese. Guai se uscissimo da questa crisi rafforzando solo qualche presidio alla correttezza e alla trasparenza delle transazioni bancarie.
Vita: Lanciando questo summit lei ha detto: «Provvederemo al reddito delle persone che vengono colpite dalla crisi e investiremo sulle persone in termini di competenza». Ci può spiegare meglio?
Sacconi: Nell’immediato dobbiamo provvedere alle persone e insieme ripartire dalle persone. Provvedere alle persone dentro alla crisi significa farle vivere, provvedere al loro reddito, soprattutto le componenti più vulnerabili, e mi faccia dire che più che i giovani sono oggi i cinquantenni che rischiano di essere esplulsi dal lavoro e sono capifamiglia che hanno sottoscritto mutui e hanno i figli in età scolare. Dobbiamo provvedere al loro reddito mantenendoli quanto più incardinati al tessuto produttivo, noi suggeriremo agli altri la linea che abbiamo seguito; quella di incoraggiare il mantenimento della base produttiva tradizionale senza che venga ristrutturata, senza che venga smontata, quindi sospensione e non tagli, allargamento degli ammortizzatori, cassaintegrazione a rotazione, settimana corta, contratti di solidarietà. Oltre a provvedere alle persone bisogna però attrezzarsi subito per ripartire dalle persone stesse, perché di una cosa siamo certi: l’importanza del capitale umano soprattutto in una fase così. Perciò dobbiamo fare in modo che il tempo del non lavoro coincida con il tempo di un vero apprendimento, un tempo in cui le persone possano aggiornare le loro competenze possibilmente in ambienti produttivi.
Vita: Le politiche sociali e il welfare come antidoto alla crisi, dunque?
Sacconi: Certo, dal sistema di welfare e di ammortizzatori sociali dipendono anche la maggiore o minore capacità di consumo di chi perde un impiego o di chi fatica a trovarlo. Poi, la solidarietà evita la chiusura, che è la reazione della solitudine, il primo passo verso quel rattrappimento produttivo e sociale che vogliamo evitare. Ma le dirò di più, nel dopo crisi conteranno i bisogni fondamentali delle persone e anche i consumi ripartiranno da lì. Si parla molto dei green job come lavori del futuro, ma io credo che ancor di più conteranno i white job, ovvero i lavori legati alla domanda di salute e di educazione.


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