Welfare

Genova, carcere di Marassi: 7 persone in 12 metri quadrati

di Redazione

Genova: 7 persone in 12 metri quadrati
Nelle carceri si è appena superata quota 60mila, il flusso è di 700 nuovi detenuti al mese, la capienza ufficiale di 43.100 posti. E ci sono galere, come quella di Marassi, dove sono stipate fino a 7 persone in 12 metri quadri. Molti detenuti nel frattempo sono costretti a fare i turni per tutto, e non possono neppure stare in piedi assieme, tanto che, quando uno si muove, gli altri devono stare seduti o sdraiati al loro posto. Eppure, ci sono nuove carceri abbandonate, o addirittura occupate da senza tetto e sfrattati come a Monopoli. Il punto è sempre lo stesso: c’è davvero un problema di edilizia penitenziaria, o piuttosto di impossibilità di assumere nuovo personale come servirebbe davvero?
Nuovi posti, possibili con le misure alternative
Si chiama Buona condotta, è il giornale del carcere di Modena e pubblica «Appunti e spunti su Giustizia, Sicurezza, Legalità».
Nell’ultimo numero un detenuto, Elleci, affronta il tema delle misure alternative, ovvero le misure che più permetterebbero di liberare posti in carcere: «Ho preso trent’anni e dopo 17 sono fuori. No, non libero, naturalmente. Esco al mattino, vado a lavorare: guai ad arrivare due giorni di fila in ritardo e credere di poter spiegare che si è perso l’autobus per comprare le sigarette. Se si lamentano formalmente con il carcere, possono anche chiuderti per un paio d’anni in più. Torno alla sera. A cenare e a dormire in carcere».
Poter incontrare mogli, fidanzate, compagne
Chi ha conosciuto le galere di Paesi diversi dall’Italia ha visto che quasi ovunque la carcerazione è resa meno disumana dalla possibilità di vivere gli affetti in spazi in cui sono consentiti i colloqui intimi. Lo racconta in Frammenti, il giornale del carcere di Secondigliano, Francesco M. riferendosi alla Spagna, dove ha passato parte della sua pena: «Ogni 15 giorni ci sono due ore e mezza di affettività, che consiste nel fare entrare mogli, fidanzate, compagne; per questi incontri ci sono locali appositi separati dalla struttura, sempre interni al carcere. Questo dell’affettività è uno spazio vissuto da tutti, detenuti e agenti, in maniera naturale e semplice (in Italia sarà mai possibile?)».

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