Famiglia

Fofi: la democrazia non è una chiacchiera

di Redazione

Goffredo Fofi, qualche tempo fa si è dimesso da uno dei pochissimi incarichi che aveva accettato nel corso di una vita “da minoritario”, come lui la definisce. Era nel cda della Fondazione Campania dei festival, «dove abbiamo pur fatto cose importanti come l’esperienza del teatro dal basso a Scampia». Interessanti le sue considerazioni in un’intervista a Paolo Mauri su La Repubblica.

Siamo nel pieno di una mutazione antropologica e non ci sono al momento vie certe d’uscita. Non è tempo di miracoli. Oggi tutti vogliono scrivere, cantare, recitare: è una specie di karaoke generale. Siamo ossessionati ormai da tempo da una chiacchiera infinita, dalla creatività di massa, come se non ci fosse più nessuna scala di valori, nessun discorso di selezione per quel che riguarda l’arte. È una forma di suicidio a cui la cultura di sinistra non è estranea e adesso che la crisi mondiale imporrà un nuovo corso non sappiamo ancora cosa verrà fuori. È certo che ci aspettano anni bui. La sinistra si è allineata alla destra celebrando acriticamente liberismo, liberalismo, finta creatività, la democrazia con tre D maiuscole, senza nessun controllo qualitativo? La democrazia non è una chiacchiera.
Alla fine, penso che si debba riprendere il controllo di ciò che si fa. Uno degli effetti deleteri della politica che mangia tutto e tutto invade, colpa anche della sinistra, è stato quello di distruggere la società civile, l’associazionismo, il volontariato, per esempio. Alla fine anche chi è bravo si accontenta di fare per sé, non si mette in relazione con gli altri, non crea contesti.


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