Economia

Il G8 dei contadini: scorte contro la speculazione

Depositi da riempire quando il prodotto è abbondante ed i prezzi sono bassi per tenerli pronti invece in caso di carestie. È quanto emerso nel G8 Farmers' Union convocato a Roma dalla Coldiretti

di Maurizio Regosa

Un anno fa, per l’esattezza il 19 marzo 2008, il prezzo del grano toccava il suo massimo storico. Venne venduto, a Chicago a 12,5 dollari a bushel (un bushel equivale a 27216 kg di grano). Oggi, dopo 365 giorni di un’impressionante altalena, quello stesso bushel è battuto a 5 dollari. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, in tema di probabile speculazione. Molto invece è da aggiungere – e lo fanno oggi i delegati al G8 Farmers’ Union convocati a Roma dalla Coldiretti – relativamente alle conseguenze di questo su e giù dei prezzi.

 

Allarme prezzi nei paesi poveri

Al Meeting di Roma è rimblazato un allarme sul drammatico impatto dei prezzi alti del cibo sui più poveri a seguito della crisi è stato lanciato dall’Onu. “I prezzi del cibo nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo non sono diminuiti e, in alcuni casi, continuano a crescere, nonostante la battuta d’arresto a livello globale dei prezzi dei prodotti agricoli”, riferisce il Financial Times. Un allarme che è rimbalzato al  primo vertice mondiale degli agricoltori dei Paesi appartenenti al G8 organizzato dalla Coldiretti. Le analisi della Fao mostrano che i paesi poveri continuano a soffrire dell’impatto dei prezzi alti sul cibo e che anzi il colpo è stato ora aggravato dal rallentamento della crescita economica. Sebbene il prezzo di mais, grano, riso e degli altri principali prodotti sul mercato internazionale sia crollato del 40-60 per cento rispetto allo scorso anno, i prezzi alimentari locali nella maggior parte dei Paesi dell’Africa Subsahariana sono più alti oggi di un anno fa, afferma la Fao. In Malawi il riso costa 1.11 euro al chilo e ha raddoppiato il suo prezzo in un anno. In Zambia, il mais bianco, principale prodotto, costa 28,185 kwacha (3.69 euro) al chilo mentre un anno fa era quotato 17,5. Le speculazioni sulla fame hanno bruciato nel mondo, secondo la Coldiretti, quasi 200 miliardi di dollari in grano con il crollo delle quotazioni per i produttori e l’aumento della spesa per i consumatori. La crisi alimentare non è finita e anzi, sta ritornando, ha affermato Delgado, un consulente di politica agricola della Banca Mondiale, durante una recente conferenza, lanciando l’allarme sui prezzi alimentari a livello locale. La Fao darà il via libera a uno strumento per monitorare circa 800 prezzi al consumo di prodotti alimentari in 55 paesi in via di sviluppo. Fino ad oggi, l’informazione sui prezzi locali è stata incostante.

Un miliardo di persone sottonutrite

Per effetto combinato della crisi e dei cambiamenti climatici per la prima volta il numero di presone malnutrite potrebbe superare il miliardo nel 2009. E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini, in occasione del primo vertice mondiale degli agricoltori dei Paesi appartenenti al G8 “G8 Farmers Meeting”, nel sottolineare che occorre intervenire immediatamente sulle agricolture dei Paesi ricchi e poveri attraverso il credito e gli investimenti per scongiurare questa prospettiva e garantire cibo sufficiente alla popolazione mondiale. Con la domanda di cibo che cresce dell’1,5 per cento all’anno e la popolazione mondiale che è destinata a passare da 7 a 9 miliardi di persone, occorre – ha sottolineato Marini – aumentare la produzione alimentare mondiale. Una responsabilità che i Paesi piu’ sviluppati – ha sostenuto Marini – devono assumere con politiche per far aumentare la produzione agricola attraverso investimenti in innovazione, credito ed infrastrutture sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Si salvano le banche e si cerca di contenere i danni che la crisi genera sulla economia reale, dalle automobili ai frigoriferi, dall’edilizia al manifatturiero mentre si rischia di dimenticare che – ha continuato Marini – se la chiusura delle fabbriche genera disoccupazione, quella delle imprese agricole produce drammatiche conseguenze sull’aumento della fame mondiale.

 

La proposta del g8 degli agricoltori: gestione più attenta delle scorte alimentari per combattere la speculazione

Le speculazioni sulla fame hanno bruciato nel mondo quasi 200 miliardi di dollari in grano con le quotazioni che sono crollate da 12,5 dollari per bushel (0,46 dollari al chilo) dello scorso anno ad appena 5 dollari per bushel (0,18 dollari al chilo) mentre i prezzi dei prodotti alimentari derivati come pane e pasta hanno continuato ad aumentare. E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini, in occasione del primo vertice mondiale degli agricoltori dei Paesi appartenenti al G8  “G8 Farmers Meeting” per affrontare i problemi della fame, dei prezzi, della salute, dell’ambiente e delle energie alternative nel tempo della crisi.
Nei paesi ricchi e in quelli poveri i prezzi dei prodotti alimentari derivati sono aumentati nonostante il fatto che – ha sottolineato la Coldiretti – i prezzi del grano siano piu’ che dimezzati rispetto allo scorso anno quando le quotazioni al Chicago Board of Trade (CBOT), punto di riferimento per il commercio delle materie prime agricole, avevano fatto registrare il record storico. Il crollo delle quotazioni insieme agli effetti climatici hanno fatto ridurre le semine di cereali con un nuovo allarme fame tra le popolazioni piu’ povere per il 2009, secondo una analisi della Coldiretti sui dati dell’ultimo rapporto FAO Crop Prospects and Food Situation (Prospettive dei raccolti e situazione alimentare).
L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli – ha sostenuto la Coldiretti – è stato fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari in difficoltà a quelli delle materie prime come grano, mais e soia. Manovre finanziarie sul cibo che hanno aperto le porte alle grandi speculazioni internazionali che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi.
Per combattere la guerra alle speculazioni sui prodotti essenziali per l’alimentazione, in difesa delle imprese e consumatori, serve – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini – un accordo tra i Paesi del G8 per una gestione piu’ attenta delle scorte alimentari che possa fronteggiare le situazioni di carenza di prodotto negli scambi internazionali: depositi da riempire quando il prodotto è abbondante ed i prezzi sono bassi per tenerli pronti invece in caso di carestie.
 
E’ fallito, nei fatti, il modello della globalizzazione senza regole che ha provocato una insostenibile volatilità dei prezzi agricoli per effetto delle speculazioni e della finanziarizzazione del mercato del cibo. Sono anche questi danni causati dall’ubriacatura finanziaria degli ultimi anni che ha provocato una crisi dalla quale – ha sostenuto Marini – occorre uscire ripartendo dall’economia reale. Un riconoscimento del ruolo strategico del settore agricolo che – ha precisato – deve tradursi in regole nuove che ne riconoscano la specificità anche nel commercio perché il cibo è un diritto e non è una merce.


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