Welfare

Scalia: introdurre nel codice il delitto ambientale

Massimo Scalia presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sanzioni penali per traffici illeciti

di Riccardo Bonacina

“Ogni anno vengono gestite in maniera illegale circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti, anche pericolosi. Di fronte ad una simile aggressione all’ambiente, non esiste un sistema sanzionatorio adeguato, in grado da un lato di consentire l’utilizzo di strumentazioni investigative idonee (quali le intercettazioni) e dall’altro di garantire una funzione deterrente della pena”. Lo afferma Massimo Scalia presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti al forum “Gli illeciti nel ciclo dei rifiuti”, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna, il procuratore distrettuale antimafia di Palermo Pietro Grasso e il sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone. Secondo Scalia, “l’Italia e’ sempre più in ritardo rispetto agli impegni presi in sede di conferenza Onu al Cairo nel 1995 e a quanto richiesto dal Consiglio d’Europa nel 1998: il nostro codice penale non prevede le fattispecie di delitto ambientale, figure invece presenti in Portogallo dal 1982, in Germania dal 1985 ed in Spagna nel 1995. Traffici illeciti che fatturano migliaia di miliardi sono puniti, nel migliore dei casi, con sanzioni oblabili, quando il procedimento non decade per prescrizione dei termini. Non si deve correre l’errore di delegare la tutela dell’ambiente all’autorità giudiziaria, per cui è nel contempo indispensabile giungere al completamento del sistema Anpa/Arpa per garantire una più efficace prevenzione dei reati ambientali. E sono necessari nuovi strumenti, tecnologicamente avanzati, quali il sistema Check-Rif predisposto dall’Anpa, in grado di monitorare in tempo reale la fase del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti. E’ tuttavia urgente -aggiunge Scalia- introdurre le fattispecie di delitto ambientale nel codice”


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