Volontariato

Droga, esami di recupero

Come sono stati impiegati i 1600 miliardi stanziati dal Fondo antidroga? Quanti tossicodipendenti sono stati salvati?E c’è qualcuno che sorveglia sul lavoro dei Sert e delle comunità?

di Cristina Giudici

Droga, si passa alla fase due. Dopo il capitolo dei 1263 miliardi spesi dal Fondo antidroga in dieci anni (a cui vanno aggiunti 400 miliardi da erogare per i biennio ?97-?98), si inizia finalmente a parlare della valutazione dei progetti. Di come monitorare, cioè, quanti tossicodipendenti seguiti dai Sert, comunità terapeutiche o centri diurni siano guariti, recuperati. La questione sarà oggetto di discussione nel seminario di studio ?La valutazione degli interventi sulle tossicodipendenze? che si svolgerà a Milano l?11 novembre, nell’ambito della III settimana europea di prevenzione delle tossicodipendenze, ma il dibattito, ancora acerbo in Italia, fa fatica a decollare. Un esempio? L?osservatorio permanente sulla droga presso il ministero degli Interni fornisce i dati dei tossicodipendenti presi in carico da servizi pubblici e privati nel corso degli anni ( 95mila nel 1997), ma non ci sono quasi tracce di dati e notizie sull?esito dei progetti. Nel recentissimo libro ?Cara droga?, di Susanna Lavazza (ediz. Franco Angeli), alcuni operatori del settore hanno provato a rispondere all? inquietante interrogativo: «Ma quanti si salvano?». Purtroppo le stime sono sempre vaghe. Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini, per esempio, cita la legge del 33%, secondo cui, in media, dopo dodici anni di eroina, un terzo dei tossicomani muore, un terzo continua a drogarsi e un terzo smette. Renato Bricolo, primario del Sert 2 della Ussl 16 di Padova invece ha indicato una media del 20% di ex tossicodipendenti che guarisce e un 20% che guarisce male. La difficoltà del monitoraggio consiste infatti nello stabilire dei parametri standard che vadano bene per tutti. Guarire significa solo sopravvivere o non ammalarsi di Aids, non assumere più sostanze, non delinquere oppure significa avere una casa, un lavoro, una famiglia? E nei parametri ci mettiamo pure la felicità o no? “Vita” ha interpellato alcuni operatori che hanno realizzato ricerche sul campo.

Basta con la demagogia
«Si deve abbandonare l?approssimazione», dice il dottor Maurizio Coletti, vicepresidente dell?associazione europea Itaca che ha realizzato una ricerca in dieci paesi europei su un campionario di 1000 ex eroinomani. «Fino a oggi in Italia nel campo della lotta alla droga abbiamo fatto uso di molta demagogia. Bastava dire ?Lasciateci fare che noi li salviamo? e magicamente arrivavano finanziamenti dei progetti. La valutazione serve proprio a questo: a capire se i soldi sono stati spesi bene». La ricerca effettuata da Itaca è stata condotta attraverso dei test standard per raccogliere informazioni sugli utenti dei diversi servizi europei sin dall?inizio della terapia. «Abbiamo misurato le caratteristiche dei pazienti sin dal momento della loro presa in carico, poi li abbiamo ripetuti a sei mesi di distanza, un anno, tre e così via. Abbiamo cercato di capire chi era rimasto, chi aveva interrotto il programma, e la loro successiva condizione socio-familiare e psicologica. Molti operatori considerano i monitoraggio come una minaccia, anche perché, come è emerso dal primo screening della ricerca, i numeri dei drop out, gli abbandoni, sono alti. In ogni caso credo che la valutazione possa rappresentare una minaccia solo per i cialtroni, quelli per esempio che inseriscono le fiaccolate contro la droga nelle attività di prevenzione».

L?esperienza di Barcellona
In Catalogna il lavoro di valutazione dei progetti ha già compiuto dieci anni. Gli operatori e medici del ?plan de accion contra la droga? di Barcellona verificano annualmente il proprio lavoro e in Europa sono diventati una linea guida europea del monitoraggio. «La nostra missione comprende molti viaggi sulla luna», spiega ironicamente il dottor Luis Torralba, che dirige il piano di interventi contro la droga di Barcellona. «La gente vuole che ci siano meno delitti, meno malati Aids, e anche meno droga. Ma non si chiedono mai come fare. Oggi abbiamo in carico 7500 tossicodipendenti e attraverso un sofisticato sistema di informazione abbiamo potuto fare un monitoraggio capillare, di anno in anno. Abbiamo elaborato i dati epidemiologici, costruito i profili delle diverse tipologie di tossicodipendenze, catalogandoli per età, estrazione sociale, titoli di studio e provenienza di quartiere. In questo modo è stato possibile elaborare un massiccio piano di prevenzione, aprendo sportelli di informazione nelle farmacie, nelle imprese, nelle scuole e unità mobili per i quartieri più degradati. A distanza di dieci anni, siamo riusciti a diminuire il contagio dell?Aids e ad aumentare il numero dei sopravvissuti; muoiono meno persone per overdose e si è allargata la percentuale degli ex tossicomani reinseriti all?interno di una vita sociale. Senza un monitoraggio sarebbe stato impossibile migliorare i nostri programmi e riuscire a ottenere questi risultati».

Chat line e numero verde europeo
Luigi Bertinato, rappresentante italiano dell?associazione europea, Fesat, che si occupa delle linee telefoniche contro la droga offre un esempio intelligente di monitoraggio: la prevenzione. «Da due anni abbiamo iniziato una valutazione sperimentale sui vari servizi telefonici europei (30 in totale) per poter attivare in futuro un numero verde europeo e così abbiamo scoperto esperienze molto interessanti. In Finlandia i nostri partners riescono a dirci, in tempo reale, quali sono le nuove droghe che stanno arrivando dalla Russia. Ora per esempio, sta arrivando un materiale tossico che si ricava dai copertoni delle macchine. In questo modo possiamo già sapere che questa droga arriverà da noi fra un paio d?anni e possiamo prepararci. Ecco cosa vuol dire fare valutazione».

E in Italia? Pochi dati ma confusi
«Il sistema di monitoraggio in Italia non esiste. Esso avviene solo sulla base dei dati inviati alle prefetture che però sono scorporati. Quindi non si può sapere se ci sia stata una ricaduta perché manca una verifica a lungo termine», sbotta Ramon Fresta della Fict. «Siamo indietro anni luce rispetto alla Spagna, basta pensare che non siamo neanche riusciti a stabilire per legge gli standard di accreditamento per l?iscrizione dei centri terapeutici all?albo. Così quelli seri vengono penalizzati e gli stregoni non vengono mai smascherati. Ora si sta parlando dell?eventualità di un?authority regionale che realizzi il monitoraggio dei programmi, ma ci vorranno anni prima che questa prospettiva si profili all?orizzonte.

Sette giorni per capire

Aprono gli eventi della Settimana europea due appuntamenti milanesi, martedì 10 e mercoledì 11 novembre (maggiori dettagli a pagina10). Incontri sono organizzati un po? in tutta Italia. A Venezia, il 18 e 19 novembre è promosso da Itaca Italia e dal Sert dell?Asl di Venezia il convegno ?Giustizia e tossicodipendenze: anello debole della catena terapeutica?? (Info: 06/8848704). Lodi, al Teatro delle Vigne, in via Cavour, il 20 e 21 novembre convegno europeo su: ?Donne, lavoro, droga? (tel. 031/938184). Roma, il 16 novembre, dalle ore 9,30 alle 19 nella sala del Cenacolo in vicolo Valdine 3 è in programma l?incontro: ?Guida al comportamento etico per gli addetti impegnati nel campo della cura da abuso di droghe? (tel. 06/35497580). ?Redattore Sociale? è il titolo dell?incontro organizzato dal Cnca a Capodarco di Fermo dal 20 al 22 novembre (tel. 0734/671969).

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