Non profit
Il papa in Angola, il paese ricco dove sono tutti poveri
Le ragioni del viaggio di Benedetto XVI
Cresce del 25% all’anno grazie al petrolio.
Ma su 16 milioni di abitanti,
ben 14 sono in condizioni di miseria. Cinquecento anni fa fu il primo Paese africano a diventare cristiano.
Per questo il suo destino
sta tanto a cuore alla Chiesa
Benedetto XVI si accinge a visitare due Paesi africani che si affacciano sul grande Golfo di Guinea: il Camerun e l’Angola. È la prima volta che Papa Ratzinger mette piede nel continente dall’inizio del suo mandato, in vista soprattutto della seconda Assemblea speciale del Sinodo per l’Africa che si terrà a Roma nell’ottobre di quest’anno. Un momento di grazia e di discernimento per l’Africa, martoriata in questi anni da un’irrefrenabile ondata di violenze e in tempi più recenti dai drammatici effetti della crisi finanziaria internazionale con il conseguente drastico taglio dei fondi destinati alla cooperazione da parte dei donors. Un’assise episcopale dunque che dovrà affrontare i grandi temi della riconciliazione, della giustizia e della pace nel contesto globale dell’evangelizzazione di un continente grande tre volte l’Europa.
C’è pertanto l’esigenza da parte di Benedetto XVI di dare continuità ad un cammino di riflessione in modo che il prossimo Sinodo, inteso come momento di discernimento in vista di un maggiore impegno nel futuro, possa suggerire proposte pastorali in un continente caratterizzato, parafrasando il teologo camerunese Engelbert Mveng, da una “povertà antropologica” retaggio dell’epoca coloniale, dalla crescente coscienza di un fallimento delle attuali classi dirigenti, unitamente ai disastri di una globalizzazione selvaggia che ha acuito il numero e le sofferenze dei ceti meno abbienti, soprattutto in situazioni di guerra.
In questo senso è molto significativa la tappa angolana trattandosi forse del Paese africano in cui sono maggiormente evidenti le contraddizioni determinate dalla risoluzione di un lunga guerra civile quasi trentennale, cominciata nel 1975, all’indomani della conquista dell’indipendenza. L’Angola è una cartina al tornasole dei paradossi che caratterizzano il continente africano. Se da una parte infatti la crescita economica angolana sfiora il 25% all’anno grazie al fiorente business petrolifero, dall’altra è a dir poco incandescente la questione sociale: su un totale di 16 milioni di abitanti, 14 sopravvivono in condizioni di miseria, mentre gli analfabeti superano il tasso del 70%.
Per non parlare dei rigurgiti indipendentistici della più riottosa delle 18 province, la Cabinda – da cui si estrae peraltro la metà del greggio angolano – dove si consuma un conflitto dimenticato dalla stampa internazionale.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.