Sull’indipendenza o meno dei giornali sono stati fatti dei convegni, e non se n’è mai arrivato a capo di nulla. La verità è che ogni giornale, anche se dichiaratamente di parte, dovrebbe comunque avere il rispetto, almeno dell’intelligenza di chi legge, connettendo i titoli con il contenuto dell’articolo. Insomma dovrebbe non esagere in faziosità, non “santorizzarsi” a tutti i costi, non rendere ogni opinione la diatriba del bar dello sport dove, in nome di una squadra, è lecita qualsiasi fantasia.
Ora, personalmente sono rimasto basito dalla polemica innescata a Roma – ero lì in quei giorni e vi consiglio il ristorante All’Oro di via Eleonora Duse 1 – perché l’assessore alla Famiglia del Comune ha spostato dal giovedì al venerdì un piatto di pesce nella mensa dei bambini delle elementari. Perché? Per un segno di rispetto dei cattolici (in Italia pare ce ne sia ancora qualcuno e Roma, dicono, è la capitale della cristianità; ma è meglio non dichiararlo perché qualcuno si potrebbe offendere). Il venerdì del contendere, per la cronaca, era il primo della Quaresima. E questo è il titolo che abbiamo letto su Repubblica: «Scuole, è Quaresima anche nel piatto. Fino a Pasqua in mensa niente carne». Ma non è finita. Dopo una settimana è la volta della buvette di Montecitorio, per cui esce la notizia che gli onorevoli avrebbero sconti del 20% sui supplì. Il giorno dopo in prima pagina il titolo è «Marcia indietro al Senato, niente sconti alla buvette». Che dire? Siamo alla frutta, se gli argomenti sono questi. Ma tant’è, in piena crisi, si legge sulla Stampa che calano le spese dei piatti pronti nei supermercati ma non, attenzione, gli acquisti di ingredienti per cucinare in casa. E si scopre che, per i manager, cucinare sta diventando un piacevole antistress alla fine della giornata e che, tutto sommato, fa risparmiare. Allora consiglio una ricetta “marzolina” semplice semplice. Andate in un prato, raccogliete un po’ di ciocche di tarassaco (o dente di cane o dente di leone), pulitele, conditele con olio extravergine di oliva e aceto e un bell’uovo semisodo. Che goduria!
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