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Romeni, scagionati ma in carcere
Situazione confusa dopo la decisione del tribunale del riesame, lo stupro della Caffarella non ha una verità plausibile.
Non sono loro i responsabili dello stupro nel parco della Caffarella a Roma, ma restano in carcere i due romeni, anche dopo essere stati scagionati dal Tribunale del riesame. Una vicenda giudiziaria complessa, che ancora oggi viene seguita ampiamente dai giornali.
Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- PDL
- EDILIZIA
- SCONTRI ALLA STATALE
- ENERGIA ELETTRICA
- CRISI
- STATI UNITI
- STRADA E BASHIR
- FINE VITA
- DROGA
- DISAGIO MENTALE
- BIOETICA
- SCUOLA
- PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
“Stupro, scagionati i due romeni”: è il titolo forte di LA REPUBBLICA che dà conto della decisione del Tribunale del riesame che ha annullato l’arresto per i due romeni accusati dello stupro di San Valentino. Restano però in cella, per altri reati (a Racz è contestata un’altra violenza su una donna, avvenuta il 21 gennaio; Loyos è stato accusato di calunnia e autocalunnia). Molto spazio da pagina 2. Il tribunale ha creduto alle prove del Dna. Ora la procura dovrà decidere se fare ricorso contro la decisione. Ha 48 ore di tempo per decidere. Le indagini proseguono anche in Romania. Si cerca un cugino di Loyos, il “biondino”. In appoggio un pezzo di Paolo Brera sulle reazioni: “E nella casa della vittima urla e tensione”. «Siamo sbigottiti ma restiamo in attesa di sviluppi» dico lo zio della 14enne stuprata alla Caffarella. «Una vicenda troppo strana… Noi non vogliamo certamente che paghi chi non è colpevole. Abbiamo fiducia nella magistratura e nel lavoro che sta facendo la squadra mobile». Alla sua posizione razionale corrisponde lo scoramento della ragazza e dei suoi genitori che appresa la decisione del tribunale hanno reagito con gran rabbia e gran sconforto, su cui però nessuno vuole parlare. Massimo Lugli intervista il questore Caruso: “Ma io non mi sento sconfitto quei due erano lì e lo dimostreremo”. «Le evidenze probatorie restano tutte ed anzi ne abbiamo aggiunte alcune negli ultimi giorni». Si riferisce alla testimonianza del medico che ha visto i due romeni nel parco. «Siamo assolutamente convinti che i due romeni abbiano assistito alla violenza, che fossero sul posto e abbiano avuto almeno un ruolo di complici nello stupro». Tra le reazioni, a pagina 4, anche quelle di Bucarest: “Noi romeni usati come capro espiatorio”. «Meno male che c’è il Dna» dice Giancarlo Germani, presidente del partito di identità romena. Parla di deriva xenofoba italiana, di mostri sbattuti in prima pagina.
E la foto dei due romeni campeggia in effetti nella prima pagina del CORRIERE DELLA SERA, foto notizia centrale, con i due circondati dagli agenti di polizia al momento dell’arresto. Parte dalla prima e continua a pag. 3 anche il pezzo di Giovanni Bianconi: “Niente botte al biondino”, una lunga e documentata ricostruzione del ruolo svolto dalla polizia romena durante l’affiancamento alla polizia italiana per ricostruire le mosse dei due. Esiste infatti un rapporto scritto degli agenti impegnati nella missione “Itaro 7”, sicuri nell’affermare che la confessione non è stata estorta: “Ci teniamo a precisare che Isztoika non è stato maltrattato né fisicamente né verbalmente”. Ma perché allora ha mentito? Il rompicapo resta. A pagina 2 intervista a Rita Bernardini, parlamentare radicale eletta nelle liste del Pd: “E ora meritano di ottenere un risarcimento”. Fra le varie affermazioni della Bernardini un invito a ripensare le norme sugli arresti in caso di stupro: «Ho letto che c’è un nuovo caso a Napoli di un ragazzo di 19 anni che è in carcere da dieci giorni per aver scambiato mms hard con una ragazzina di 13 anni, che lo accusa anche di palpeggiamenti. Ripeto: sta in carcere da dieci giorni. Mi sembra una follia».
Richiamo in prima per i romeni della Caffarella su LA STAMPA. Così il titolo, “Non sono gli stupratori però restano in carcere”. All’inchiesta, ormai lunga un mese è dedicato il Primo piano nelle pagine interne. L’articolo di apertura dà conto della decisione del Tribunale del riesame che annulla le ordinanze di custodia cautelare perchè “Sulla violenza sessuale prove insufficienti”. E spiega perché. I due, però, non possono tornare liberi perchè il Pm ha firmato per un nuovo arresto, Karol Racz è accusato di un altra violenza e Alexandru Loyos Isztoika di calunnia e di favoreggiamento. Nel frattempo ieri è è stata resa nota una nuova testimonianza, quella di un medico, che la sera dello stupro, il 14 febbraio scorso, dice di aver visto i due nel Parco della Caffarella. Di spalla un dialogo con gli avvocati difensori dei due. Per Giancarlo Di Rosa, avvocato di Isztoika, i due erano “mostri perfetti” per un Paese come l’Italia assalito dalla paura verso gli immigrati, erano stranieri e per di più rumeni.
Un breve articolo a pagina 17 per il caso dei due rumeni su IL SOLE24ORE. «Finisce così comunque sconfitto l’impianto accusatorio… Gli accertamenti si concentrano a questo punto in Romania dopo la scoperta di un detenuto nel carcere di Bucarest che ha il cromosoma Y, coincidente con quello isolato dalla polizia scientifica italiana sui reperti trovati alla Caffarella».
“Caffarella, revocati i due arresti. Ma i romeni restano in carcere” è il richiamo in prima su AVVENIRE poi ripreso a pag. 11 con un pezzo di Danilo Paolini che racconta il fatto, ripercorrendo un po’ le dichiarazioni di Loyos e Racz. Secondo l’avvocato di quest’ultimo, Lorenzo La Marca, l’ordinanza di ieri era un «atto dovuto», ma dimostra che «il sistema giuridico italiano e l’attuale codice penale funzionano e sono in condizioni di garantire in modo celere la revoca di provvedimenti che possono limitare la libertà personale».
IL MANIFESTO si occupa del caso dei due romeni a pag. 8, con un pezzo di cronaca di Stefano Milani: «Ventuno giorni dopo l’arresto (quasi) lampo e in pompa magna dei mostri, delle belve della Caffarella – come molti giornali sull’onda del giustizialismo avevano titolato su nove colonne – si apprende un’altra verità. Che sgretola d’un colpo l’intero impianto accusatorio della magistratura e della squadra mobile”. Di spalla intervista all’avvocato Franco Coppi che dice «La prova regina non esiste, una volta si diceva che fosse la confessione la regina delle prove, ma poi anche questa certezza si è incrinata. La verità è che ogni prova va presa con circospezione. Detto questo, nella mia esperienza il Dna è sicuramente una prova decisiva, sempre di grande attendibilità».
ITALIA OGGI intervista Sorin Cehan, direttore di Gazeta Romaneasca, il settimanale per gli espatriati rumeni che vivono in Italia e cha ha una tiratura di 10.000 copie. Il giornale ha avuto recentemente una certa visibilità mediatica in quanto ha messo in prima pagina le violenze di cittadini italiani nei confronti di quelli rumeni con titoli forti e provocatori. «Ho voluto fare questo per far capire cosa prova un italiano quando è vittima di certe violenze. E’ un passo verso la distensione», ha detto Sorin a Italia Oggi. Il direttore è particolarmente felice per la decisione del Tribunale del riesame di Roma, che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa contro i due rumeni indagati per lo stupro di San Valentino al Parco della Caffarella di Roma. «Le prove scientifiche si sono rilevante più importanti delle testimonianze. E’ importante dare a tutti la possibilità di avere giustizia».
Piccolo richiamo in prima per il caso dei due rumeni su IL GIORNALE che titola: “Non sono loro gli stupratori? Allora non teneteli in cella per calunnia” con l’inizio del commento di Filippo Facci. Gli articoli sul caso ( a pagina 18) ripercorrono gli aspetti procedurali. «Racz non esce perché è detenuto anche per lo stupro di una donna di 41 anni avvenuto il 21 gennaio (…). A Loyos, invece, ha sbarrato la strada con tempismo perfetto la Procura notificandogli a Regina Coeli un’ordinanza di custodia cautelare per calunnia, autocalunnia e favoreggiamento pochi minuti dopo che il presidente del Riesame, Francesco Taurisano, aveva depositato il dispositivo della decisione che annullava l’ordinanza di carcerazione per la Caffarella». In un box il retroscena ovvero il video con la confessione di cui è stato reso noto uno spezzone di cui viene riportata una piccola parte. Nel suo commento Facci scrive «È tutto chiaro come la nebbia. (…) La calunnia e soprattutto l’autocalunnia non sono propriamente le emergenze nazionali che attentano alla nostra sicurezza, e ieri già fioccavano scommesse: che s’inventerà la Procura alla prossima istanza di scarcerazione, che il biondino non aveva attraversato sulle strisce?» E conclude «Il timore è un altro, il timore è il solito: che tanta dovizia e tanto sforzo non siano altro che la pretestuosa e distratta cavilleria di sempre ma viste di spalle, siano solo cioè il disordinato e incespicante risveglio di una giustizia che sino a un minuto fa era brutta e addormentata. Speriamo di no. Crediamo di no. Dopodiché buon lavoro».
E inoltre sui giornali di oggi:
PDL
LA REPUBBLICA – Dà spazio alla proposta di Berlusconi (che votino solo i capigruppo dei partiti) con un titolo in prima e due pagine che riferiscono dello stop di Fini, delle reazioni del Pd (che parla di pulsioni autoritarie) e di quelle di Pier Ferdinando Casini, intervistato da Umberto Rosso (“Per lui il Parlamento è un impiccio esistono soltanto il leader e il popolo”). Al solito interessante il commento di Edmondo Berselli: “Parlamento di anime morte”. Inizia in prima e prosegue a pagina 27. «Il governo decide, e le anime morte guardano. Questa sarebbe la modernità. Una modernità spettrale e per ora solo berlusconiana, dal momento che il presidente della Camera ha liquidato con freddezza il nuovo numero del capo del governo… Dunque efficienza, rapidità, tempestività»… «Ma non si avverte un sentore, altro che di modernità, di procedure rudimentale, un che di medievale e imperfetto, di corporativo e vincolante, tutto a scapito delle libere decisioni dei rappresentanti della nazione (per il momento, a rigor di Costituzione, eletti senza vincolo di mandato)?».
CORRIERE DELLA SERA – Sulla proposta di Berlusconi di consentire in Parlamento il voto favorevole solo dei capigruppo, due pareri opposti all’interno di Alleanza Nazionale. La Russa: “Non si può fare. Un discorso da convegno”, Gasparri: “L’idea mi piace. Non c’è nessuno scandalo”.
EDILIZIA
LA REPUBBLICA – Nella pagina economica, il quotidiano diretto da Ezio Mauro riferisce dell’attivismo della Regione Veneto che ha già approvato l’articolato che segue il piano edilizio del governo. 8 articoli per un piano biennale «a costo zero»: deroga al piano regolatore, ampliamento edifici fino al 20%, agevolazioni fiscali. In appoggio in breve si dà conto dell’appello lanciato da Repubblica.it: sono già state 40mila le firme dei cittadini contrari (fra loro Aulenti, Fuksas e Gregotti) mentre il Wwf ribadisce il suo “no”.
CORRIERE DELLA SERA – Due pagine dedicate ancora al tema della proposta di rilancio dell’edilizia. Da segnalare l’intervista al sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che in sostanza non ritiene “demoniaca” la proposta, ma solo populista e demagogica, e non comprende “gli alti lai ideologici”. Importante, dice Cacciari, è capire bene che cosa c’è dentro.
LA STAMPA – Interessante l’intervento di Stefano Boeri in prima pagina “Edilizia, serve realismo e non appelli”. L’architetto spiega perché non ha firmato l’appello di Gae Aulenti, Vittorio Gregotti e Massimiliano Fuksas contro il disegno sulla casa del governo Berlusconi. E scrive: “La forza e i rischi di questa proposta di legge stanno in tre idee: la prima è di proporre una mobilitazione delle risorse individuali di migliaia di famiglie e piccoli proprietari capace di arginare la crisi e di trasmettere una scossa al sistema delle imprese edili italiane. La seconda è di esautorare le burocrazie delle amministrazioni comunali, responsabilizzando al loro posto un’intera categoria professionale, quella degli architetti e degli ingegneri. La terza è di legare questa mobilitazione individualistica all’opportunità di rinnovare, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale, uno stock edilizio ormai desueto e divoratore di energia”.
SCONTRI ALLA STATALE
IL GIORNALE – Richiamo a piede della prima pagina sugli scontri di ieri alla Statale di Milano “Adesso si menano i nipoti del ‘68” titolo che si spiega con l’occhiello “Milano, scontro fra Carlotta Cossutta e Clelia La Russa”. Al tema oltre alla pagina (la 13) in nazionale anche una nella cronaca di Milano. Vengono intervistate le due ragazze, l’una figlia di Romano La Russa e nipote di Ignazio mentre l’altra è la nipote di Armando Cossutta. Mentre l’articolo – commento di Michele Brambilla chiude con un invito «State alla larga da quei cosiddetti «ideali» che quasi sempre non erano che il pretesto per menare le mani. Anche perché oggi i vostri nonni e i vostri padri non litigano più per un mondo più giusto, ma per un posto nel consiglio di amministrazione della Rai».
ENERGIA ELETTRICA
CORRIERE DELLA SERA – Focus dedicato agli italiani, due milioni, che hanno deciso di cambiare fornitore di energia dopo la liberalizzazione. Le cifre regione per regione, ma anche l’osservazione dei consumatori: “Il risparmio equivale a una pizza”. E il capo dell’authority Alessandro Ortis rilancia: “Vogliamo ancora più concorrenza”.
CRISI
SOLE24ORE – Il Fondo monetario annuncia che il 2009 vedrà una crescita zero. È la prima volta che accade dal 1945. Dice Strauss Khan, direttore dell’Fmi: «La crisi globale può avere un effetto devastante per l’Africa che accuserà un calo di crescita a causa della contrazione del commercio mondiale, del crollo delle materie prime e delle rimesse degli emigrati. L’aggravamento della povertà in Africa può portare a nuove guerre. Non è ammissibile che si trovino centinaia di miliardi per la crisi finanziaria e non si trovi qualche centinaio di milioni per aiutare i paesi poveri».
IL MANIFESTO – A pag. 2 un’analisi di Galapagos dal titolo “La crisi di mangia l’Africa”. Sommario: «Per Strauss-Kahn, direttore generale del Fmi, nel 2009 la crescita del Pil globalle sarà negativa. A pagarla i paesi sottosviluppati. La Banca mondiale prevede 150 milioni di nuovi poveri. Scrive Galapagos: «Strauss Kahn ha spiegato che le conseguenze della crisi saranno pesantissime soprattutto nei paesi più poveri e la flessione degli scambi mondiali e dei prezzi delle materie prime potrebbe far crescere il rischio di conflitti politici e perfino di guerre. Strauss-Khan ha chiesto alla comunità internazionale di non dimenticare l’Africa perché “mentre la crescita in tutto il mondo è quasi ferma, la richiesta per i prodotti africani sta sprofondando. Anche le entrate turistiche caleranno”».
STATI UNITI
SOLE24ORE – Inchiesta sugli investimenti che Obama ha deciso sulla scuola pubblica. Maggiore autonomia ai singoli istituti, raddoppio dei finanziamenti, e aumento delle cosiddette “charter schools” scuole pubbliche che non sono soggette a molte regole e che non hanno l’appoggio dei potenti sindacati insegnanti. Obama vuole introdurre anche un sistema meritocratico per gli insegnanti: anche in questo caso deve vedersela con l’opposizione dei sindacati.
STRADA E BASHIR
CORRIERE DELLA SERA – Massimo Alberizzi intervista Gino Strada. Il fondatore di Emergency sta per aprire un ospedale a Nyala, capoluogo del Darfur meridionale, dopo aver realizzato a Khartoum il centro cardiologico, un vero gioiello. Una presa di posizione molto dura contro la Corte dell’Aia: “il mandato di cattura emesso contro al Bashir è grottesco. Come fa un istituto come la Corte che non è riconosciuto dal Sudan ad emettere un provvedimento contro un cittadino sudanese e per di più presidente?”.
FINE VITA
AVVENIRE – “Primi «sì» sul fine vita. Ma il Pd si divide ancora” (pag. 9). Ieri la Commissione igiene e sanità ha votato a larga maggioranza il primo articolo del ddl con l’accordo sul consenso informato. Tuttavia, sei membri del Pd hanno votato contro mentre si sono astenuti la capogruppo Dorina Bianchi, Daniele Bosone e Claudio Gustavino. Si ripropone dunque la doppia linea nell’opposizione: una minoranza che cerca il dialogo e un punto d’incontro per ottenere un testo condiviso e una linea prevalente che boccia in toto il testo della maggioranza, non ritenendo possibile trovare un accordo su quelle premesse. Deluso Raffaele Calabrò: «C’è una componente del Pd più rigida che non riesce a colloquiare fino in fondo». Nonostante l’accordo trovato sul consenso informato. L’emendamento approvato va a sostituire la lettera “c” del ddl Calabrò (che già si riferiva al consenso informato ma in modo meno esplicito). La nuova formulazione però non soddisfa tutti, da Gustavino a Emanuela Baio Dossi. Nelle votazioni degli emendamenti si è arrivati fino al quarto articolo. E oggi si annuncia un’altra giornata calda sul 5° (quello su alimentazione e nutrizione). Intanto, la Toscana cerca una sua via al testamento biologico: il consiglio regionale ieri ha votato a favore di una risoluzione «sull’urgenza di una legge di disciplina» al riguardo.
DROGA
IL MANIFESTO – Si dà conto del Rapporto sul mercato illecito della droga 1998-2007 presentato ieri a Vienna dalla Commissione europea. Lo studio è firmato dal think tank indipendente Rand Europe e «non riflette la pozione della Commissione Ue, ma comunque questa non se ne discosta molto». Di fatto, una bocciatura delle politiche proibizioniste, secondo IL MANIFESTO, che cita ampli stralci del rapporto: «Non esiste alcun elemento che faccia apparire in diminuzione il problema mondiale della droga. (…) Le politiche di riduzione del danno, ancora controverse in alcuni paesi, guadagnano consensi in un numero crescente di Stati che le considerano come un metodo efficace per ridurre le malattie, i problemi sociali e la mortalità legati all’uso di droga». Secondo il rapporto, «le politiche di contrasto alla produzione hanno avuto l’effetto di spostare la coltivazione di coca dal Perù alla Colombia e alla Bolivia, ma non di diminuire il volume totale». Secondo IL MANIFESTO, che cita un esperto della Commissione europea anonimo, l’Italia sarebbe sempre più isolata nell’approccio repressivo, «l’unica a voler procedere senza indugi per un cammino rivelatosi sbagliato». E infatti, secondo IL MANIFESTO, la Conferenza governativa di Trieste (di cui si occupa l’articolo accanto) «viene ritenuta dalla maggioranza degli operatori dei Sert e del privato sociale una «vetrina per sigillare le politiche della legge Fini-Giovanardi con una forte pregiudiziale morale ed ideologica».
DISAGIO MENTALE
IL GIORNALE – Due pagine e doppio richiamo in prima anche per l’omicidio di Torino: “Un folle omicida, due donne distrutte” è il titolo e nel sommario si riassume la tesi de IL GIORNALE: “Il sistema che avrebbe dovuto curare un malato di mente e proteggere da lui la società ha fallito. Ne fanno le spese le vittime dell’aggressione. E anche due madri, travolte da una tragedia assurda”. Viene intervistato Gustavo Pietropolli Charmet che rilancia: «Ancora incompleta la riforma voluta da Basaglia: mancano strutture di risocializzazione».
BIOETICA
AVVENIRE – Ancora molto spazio al tema delle staminali embrionali. Cresce negli Usa la disillusione dei cattolici nei confronti di Obama, che durante la campagna elettorale aveva promesso di «non voler infiammare divisioni etiche e culturali e di lasciare al Congresso le scelte più delicate in tema di bioetica». E si innalzano le polemiche, da Brian Burch, presidente dell’associazione Fidelis e del sito CatholicVote.org, all’intellettuale cattolico Michael Sean Winters. Ma soprattutto sono gli esperti di bioetica a considerare poco scientifiche le ragioni che hanno spinto a cancellare il divieto dell’uso di fondi federali per la ricerca sugli embrioni. Yuval Levin, direttore del programma per la bioetica e la democrazia americana dell’Ethics and public policy center, sostiene che il capo della Casa Bianca: «È arrivato al punto, mai raggiunto da nessun presidente, di incoraggiare attivamente gli scienziati a distruggere gli embrioni per poter usufruire dei sussidi governativi. Un passo quanto più lontano possibile sia dal dibattito scientifico che da quello etico». E Tony Perkins, presidente del Family research council: «A questo punto chi ha seguito con attenzione il nuovo presidente si è accorto che quello che Obama dice non corrisponde a quello che Obama fa», afferma riferendosi alle dichiarazioni sulla volontà di tendere una mano ai cristiani che vogliono difendere la vita. Contrastanti reazioni arrivano anche per la scelta di nominare a ministro della Sanità la cattolica pro-aborto Kathleen Sebelius.
SCUOLA
IL GIORNALE -«Rom in classe solo dopo la doccia. Iniziativa in una scuola milanese: “Anche così si aiuta l’integrazione”». Il caso in una scuola del quartiere Gallaratese di Milano dove è in corso l’iniziativa “Acqua e sapone” che coinvolge circa 200 bambini rom di elementari e medie. Nell’intervista la preside si difende da accuse di razzismo sottolineando che anche i genitori chiedono il servizio acqua e sapone e che l’entrare in classe puliti favorisce l’integrazione, come il fatto di non mettere più di tre stranieri per classe.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
ITALIA OGGI – Pezzo interessante sull’esposizione della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Per Tremonti, il debito nei confronti delle imprese è pari a 30 miliardi. Il mondo delle imprese sostiene che la cifra si aggira sui 60 miliardi. Per questo motivo, il governo sta definendo un decreto che accerterà l’effettiva esistenza e l’ammontare dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Per poi intervenire con un nuovo decreto, che secondo le parole di Tremonti «attraverso la rapida definizione delle modalità d’intervento, porterà all’avvio dell’operatività del Fondo finanza d’impresa». Secondo l’analisi di Italia Oggi, il doppio intervento di Tremonti è apprezzato dal mondo delle imprese, in particolare dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa che però ha anche chiesto al governo massima tempestività nell’attuazione degli interventi a salvaguardia del sistema produttivo. Il pressing del mondo imprenditoriale è più che giustificato. «Alla crescente difficoltà di approvvigionamento del credito per fare fronte alle esigenze di liquidità e di consolidamento del debito», ha denunciato il presidente della Cna, Ivan Malavasi, «si è aggiunto il deterioramento dei crediti commerciali all’interno delle filiere produttive e un insostenibile allungamento dei termini di pagamento». Le cifre pubblicate da Abi e Confindustria, confermano la tesi di Malavasi: la p.a. è debitrice verso le imprese di circa 60 miliardi di euro e i ritardi medi sono arrivati a superare i 200 giorni. Penalizzate, secondo Cna, risulterebbero le imprese che hanno investito in nuove linee produttive, in nuove tecnologie e nuovi mercati poste oggi in condizioni di difficoltà per gli investimenti effettuati negli ultimi anni. Ma non è solo lo Stato ad essere in ritardo con i pagamenti. Nel box di sostegno all’articolo, emerge anche che i ritardi medi dei pagamenti tra imprese sfiorano i 120 giorni. Tra novembre 2008 e gennaio 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, c’è stato un aumento delle denunce per insolvenza di circa il 60%. E per quanto riguarda i ritardi, l’incremento è stato del 100%. Ossia, sono raddoppiati i fornitori-clienti che non sono riusciti a pagare le fatture entro 3-4 mesi.
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