Non profit

Il Venezuela espropria la Coca-Cola

Al posto dell'azienda di Atlanta il governo bolivariano costruirà case popolari

di Paolo Manzo

Fuori dalle scatole la Coca-Cola perché, al posto dell’area destinata al parcheggio camion della multinazionale di Atlanta, costruiremo un complesso di case popolari. E’ questa l’ultima trovata del vulcanico presidente venezuelano Hugo Rafael Chávez Frías che domenica pomeriggio, notte in Italia, ha dato un ultimatum di sgombero di due settimane alla Coca-Cola, ovvero il simbolo dell’”imperialismo yankee” in Sud America. Anche se lo stabilimento con annesso megaparcheggio è in maggioranza di proprietà messicana, grazie alla joint venture tra Coca-Cola e Femsa, e di certo neanche a Città del Mesico faranno salti di gioia. “Chiedo loro di andarsene”, ha detto Chávez durante il consueto programma domenicale “Aló Presidente” che conduce in prima persona. “Oggi è l’otto marzo, la festa della donna e la Coca Cola ha due settimane di tempo per abbandonare volontariamente questo terreno”.

In caso contrario, ha minacciato il presidente venezuelano “manderò Eduardo Samán, il ministro del Commercio, che saprà cosa fare”. Ministro che negli ultimi giorni è assurto agli onori delle cronache perché, dopo quella bolivariana in quanto si ispira all’eroe nazionale Simón Bolivar, ha annunciato una vera e propria rivoluzione agricola. Si tratta di un completo ribaltamento della gestione delle aree rurali del Venezuela che mette in discussione l’affidamento della terra ad aziende straniere. A farne le spese erano state già settimana scorsa aziende di riso come la Cargill e, venerdì scorso, la Smurfit Kappa Carton, filiale venezuelana del gruppo irlandese Smurfit Kappa alla quale il governo di Caracas ha espropriato una piantagione di eucalipto di 1.500 ettari di proprietà. Adesso è scoccata l’ora della Coca-Cola anche se dietro la rivoluzione agricola lanciata da Chávez sembra proprio ci sia dell’altro.

Il presidente del Venezuela, infatti, non può più fare affidamento sul petrolio come risorsa chiave per le casse del paese e per scongiurare una crisi economica che molti analisti internazionali reputano imminente sta disperatamente aggrappandosi all’agricoltura, all’edilizia popolare e alle attività minerarie. Al punto da arrivare addirittura a firmare un’alleanza con i russi della Rusoro Mining, l’unica azienda straniera autorizzata a cercare oro in Venezuela. Insomma le rivoluzioni di Chávez, compresa quella agricola servono soprattutto a “parare” i colpi della crisi petrolifera.


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