Famiglia

Bonus amaro

Cattive sorprese dal bonus famiglia. Un esempio? A una persona con disabilità sola con 9mila di reddito spettano 0 euro

di Redazione

Ecco l’applicazione del bonus per le famiglie disabili secondo un’elaborazione della Fish. I Dati parlano da soli:

Anziano solo, titolare di sola pensione sociale e privo di altri redditi (quindi che percepisca circa 7500 euro l’anno). Ha diritto a: 0 euro

Persona anziana è titolare di pensione di vecchiaia di 14.000. Ha diritto a: 200 euro

 

Persona disabile, sola, con sola pensione di invalidità e indennità di accompagnamento (percepisce quindi circa 9000 euro l’anno). Ha diritto a: 0 euro

Coppia di anziani, lui titolare di pensione sociale, lei invalida civile totale e con handicap grave. Hanno diritto a: 0 euro

Coppia, lui con pensione di 30.000 euro l’anno, lei priva di pensione ma con handicap. Hanno diritto a: 1000 euro

Un nucleo familiare di cinque persone con un reddito di 23.000 euro annui di cui il richiedente è persona con handicap. Ha diritto a: 0 euro

Un nucleo familiare invece di cinque persone con un reddito di 23.000 euro con uno dei figli a carico con handicap, Ha diritto a: 1000 euro

Un nucleo familiare di quattro persone di cui il richiedente con handicap grave, e un reddito di 19.000 euro. Ha diritto a: 500 euro

Un nucleo familiare di tre persone con reddito di 19.000 euro e un figlio con handicap. Ha diritto a: 1000 euro

Alla luce di queste proiezioni la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap con il supporto tecnico di HandyLex. rilanciano l’allarme sul per famiglie e non autosufficienti previsto dal decreto legge 185/2008 (convertito con modificazioni dalla Legge 2/2009).

 

La Fish ha anche questo chiarimenti al ministero dell’Economia in questa nota: «Rileviamo nel testo e nelle successive interpretazioni dell’Agenzia delle entrate alcune profonde disequità di trattamento fra persone con i medesimi disagi economici, in particolare per ciò che riguarda le persone con disabilità. Il decreto non tiene in considerazione il disagio economico dei nuclei composti da una sola persona nel caso il suo reddito non derivi da pensione. Ciò è particolarmente grave quando si tratti un persona con grave disabilità che, anche con un reddito inferiore ai 15mila euro annui, non può richiedere alcun bonus. Stando alla lettura delle istruzioni impartite dall’Agenzia delle Entrate, la persona sola con handicap grave, non può nemmeno richiedere la “maggiorazione” a 1000 euro, in quanto l’handicap non viene preso in considerazione se interessa direttamente il richiedente. Altro elemento di grave discriminazione riguarda i nuclei in cui sia presente un familiare portatore di handicap. Secondo il comma 3, lettera g dell’articolo 1 del decreto citato, spetterebbe un bonus pari a 1000 euro, “per il nucleo familiare con componenti portatori di handicap per i quali ricorrano le condizioni previste dall’articolo 12, comma 1, del citato testo unico, qualora il reddito complessivo familiare non sia superiore ad euro trentacinquemila.” Superfluo, crediamo, rammentare che il comma 1 dell’articolo 12 del Tuir contempla il coniuge non legalmente ed effettivamente separato; i figli, compresi quelli naturali riconosciuti, gli adottivi, gli affidati e affiliati; altri familiari (genitori, generi, nuore, suoceri, fratelli e sorelle), a condizione che siano conviventi. Al contrario l’Agenzia delle entrate testualmente precisa: “euro 1.000,00 per il nucleo familiare in cui vi siano figli a carico del richiedente portatori di handicap ai sensi dell’art. 3 comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, qualora il reddito complessivo familiare non sia superiore ad euro 35.000,00”. Viene così limitata la “maggiorazione” a 1000 euro ai soli casi in cui vi sia un figlio con handicap grave a carico fiscale. Restano escluse dal beneficio le famiglie in cui il “portatore di handicap” grave sia la moglie, il marito, il genitore, o lo stesso richiedente. Si tratta di una forzatura evidente ed ingiustificata di quanto espresso dallo stesso Governo.»


Questa in sintesi la risposta del ministero datata 2 marzo: «Non spetta l’erogazione del bonus ai nuclei familiari composti da sole persone titolari di sole prestazioni assistenziali esenti da Irpef; questo significa, ad esempio, che l’anziano o il disabile che vive da solo ed è titolare solo di pensione di invalidità e indennità di accompagnamento o di assegno sociale non ha diritto al bonus» e inoltre aggiunge che «nel caso un disabile viva da solo, ha diritto al bonus nel caso il suo reddito non superi i 15.000 euro annui. In questo caso ha diritto ad un bonus di 200 euro. Il Ministero precisa che il bonus di 1000 euro (con redditi fino a 35000 euro) spetta solo nel caso un componente del nucleo familiare, ad esclusione del richiedente, sia una persona con disabilità».


Il presidente di Fish Pietro Barbieri ha commentato con amarezza «Nessuna sorpresa, purtroppo, ma l’ennesima riprova di una profonda disequità che colpisce le persone che più hanno necessità di un supporto economico che comunque non è certo risolvibile con l’elemosina prevista dal bonus o dalla social card. Una politica ancor più inquietante perché assunta in concomitanza con la ratifica, da parte dello stesso Parlamento della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA