Volontariato

Aziende italiane, la responsabilità È un’impresa

Investimenti per 800 milioni, co-marketing sociale, bilanci di sostenibilità, volontariato dei dipendenti: così le aziende del nostro Paese stanno cambiando le loro politiche socioambientali

di Ida Cappiello

Responsabilità sociale d?impresa», invio. Il motore di ricerca su internet snocciola in pochi secondi più di 500 pagine di siti dedicati, o interessati, all?argomento. Se poi aggiungiamo la più antica e solenne espressione ?etica d?impresa?, le pagine raddoppiano. Decine di convegni e ricerche e pubblicazioni hanno ragionato sul tema, e chissà quanti altri eventi sfuggono alle maglie della rete, magari in contesti locali. I bilanci sociali, invece, sono meno di un centinaio. Dato che la Csr (la chiameremo così d?ora in poi, con l?acronimo della definizione anglosassone Corporate social responsibility) non è un argomento di conversazione, ma un insieme di comportamenti organizzativi e gestionali, abbiamo provato a cercare alcuni indicatori, dei quali il bilancio sociale è il più importante, che potessero dare una misura della reale pratica della Csr in Italia, sia pure con un inevitabile grado di approssimazione. Primo: bilanci sociali

  1. Nessuno dispone di statistiche ufficiali sui bilanci sociali, ma un dato significativo è il numero di partecipanti all?Oscar di bilancio promosso da Ferpi, la federazione delle agenzie italiane di pubbliche relazioni. Dal 2000 (il primo anno per il quale i dati sono disponibili) al 2002, i candidati alle tre edizioni del premio per la sezione ?bilanci sociali, ambientali e di sostenibilità? sono stati in tutto 62. Si tratta certamente di una sottostima rispetto al totale dei bilanci effettivamente redatti; infatti, il sito www.bilanciosociale.it, considerato il più completo, ne censisce 78, tra i quali molti di enti senza fini di lucro, dunque autoreferenziali; e stime di fonte sindacale, infine, parlano di una novantina di aziende, ma il numero resta irrisorio in ogni caso. Esiste poi un problema di continuità e di diffusione: alcune aziende hanno fatto il bilancio sociale una volta sola, e non esiste, come per il bilancio d?esercizio depositato presso le Camere di commercio, un luogo ufficiale dove sia disponibile al pubblico. Per colmare questa lacuna, il sito www.bilanciosociale.it promuove, con un apposito premio, la diffusione del documento su internet.
  2. Il marketing sociale è un indicatore a doppio taglio: ha una valenza positiva se l?azienda vi è coinvolta in modo costante nel tempo e a tutti i livelli della struttura, diventa negativo se i progetti sociali sono un fatto isolato e ancor più se sono affidati interamente ad agenzie esterne. Secondo l?Osservatorio di Sodalitas, l?associazione per lo sviluppo dell?imprenditoria nel sociale promossa da Assolombarda, le aziende impegnate in progetti di Crm (cause related marketing, la definizione anglosassone di marketing sociale) sono state 70 nei primi nove mesi dell?anno scorso. L?osservatorio fornisce anche il valore dell?investimento, oltre 43 milioni di euro, ma attenzione: si tratta dei soldi spesi in campagne pubblicitarie destinate a comunicare l?iniziativa al pubblico, non delle somme donate alle associazioni.
Csr da 800 milioni Una ricerca dell?anno scorso, della società di consulenza Errepi Comunicazione, stimava in 800 milioni di euro l?ammontare delle donazioni al non profit da parte delle imprese.
  1. La certificazione etica SA 8000, focalizzata sulla tutela del lavoro, è stata ottenuta da 28 aziende italiane, alle quali occorrerebbe aggiungere le società che hanno la procedura in corso (un dato riservato) per avere la fotografia di quanti sono interessati al tema.
  2. Ancora nell?area gestione delle risorse umane, un punto di riferimento sta diventando l?indagine Great Place To Work (un bel posto dove lavorare), che nell?edizione 2002 ha ricevuto 92 adesioni e ha premiato 35 aziende.
  3. Le esperienze di nidi aziendali delle quali Vita è venuta a conoscenza sono una dozzina.
Insomma tanti segnali, più o meno grandi, che tutti insieme fanno una tendenza. Il governo accelera? Certo, la strada da fare è ancora molto lunga. Un?accelerazione al processo potrebbe arrivare dal governo, che ha inserito la Csr tra le priorità in agenda per il semestre di presidenza italiana dell?Unione Europea. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni (vedi intervista a pagina 19) sta lavorando insieme all?Università Bocconi all?implementazione di uno standard italiano di responsabilità sociale, che potrebbe diventare il riferimento per nuove forme di incentivazione alle imprese eccellenti sotto questo profilo.


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