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FINE VITA. Al via le votazioni in commissione Sanità

Il Pd boccia il nuovo testo del relatore Raffaele Calabrò e chiede garanzie sul consenso informato

di Chiara Cantoni

Al via le prime votazioni in commissione Sanità al Senato sul ddl relativo al fine vita. Ma il braccio di ferro fra maggioranza e opposizione, a tratti stemperato dalla volontà di arrivare a un testo condiviso, a tratti esasperato dalle diverse istanze rappresentate, non sembra volersi placare. Al contrario, il Pd ha accolto col gelo e con ben 352 sub-emendamenti le nuove proposte contenute nel Calabrò bis: no ai trattamenti straordinari sproporzionati e via la figura del notaio. Sulla garanzia del consenso informato, in particolare, l’opposizione non intende trattare: «l’attività medica è esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all’alleviamento della sofferenza», si legge nella proposta firmata da Anna Finocchiaro. «Tale attività medica è tuttavia sempre subordinata all’espressione del consenso informato, nonché dei limiti imposti dal rispetto della persona umana».

Cosa cambia nel nuovo testo Calabrò

Via gli articoli 1, 2 e 3, sostituiti da un nuovo testo in tre commi. Il relatore del disegno di legge sul fine vita, Raffaele Calabrò (Pdl), ha presentato ieri in commissione Sanità del Senato i due emendamenti annunciati. Uno dei quali accorpa i primi articoli del testo base (relativi a “tutela della vita e della salute”, “divieto di eutanasia e di suicidio assistito”, “divieto di accanimento terapeutico”) in unico articolo dal titolo “tutela della vita e della salute”.
Il primo comma, citando la Costituzione, «riconosce e tutela vita, quale diritto inviolabile ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata». Rimane invece il divieto esplicito «di ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o aiuto al suicidio». Senza mai menzionare esplicitamente l’accanimento terapeutico, la nuova formulazione garantisce che in condizioni di morte imminente «il medico possa astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente o agli obiettivi di cura». Il secondo comma, poi, reintroduce le cure palliative (originariamente respinte nel vaglio di ammissibilità degli emendamenti).
Il secondo emendamento, invece, sostitutivo dell’articolo 10 della bozza precedente, istituisce  un registro nazionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento, raccolte in un archivio informatico unico, da consultare secondo le modalità stabilite dal ministero del Welfare. Come già anticipato ieri, scompare anche l’obbligo del notaio, quale figura validante nella registrazione delle Dat: ora le disposizioni di fine vita potranno essere compilate, per chi lo vorrà, presso il medico di medicina generale e registrate in uffici ad hoc presso le Asl, incaricati di trasmetterle telematicamente al registro unico del ministero.


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