Mondo

DARFUR. Ecco i nomi delle ong espulse da el Beshir

Sono 10 le organizzazioni alle quali è stato ordinato di lasciare il Paese

di Emanuela Citterio

CARE, l’ong inlgese OXFAM, Medici senza frontiere Olanda, Mercy Corps, Save the Children, the Norwegian Refugee Council, l’International Rescue Committee, Action Contre la Faim, Solidarites, CHF International. Sono le 10 organizzazioni non governative alle quali il presidente sudanese Omar el Beshir ha ordinato di lasciare il Darfur nel giro di 24 ore. Le ong hanno ne hanno ricevuto comunicazione dal governo poche ore dopo la notizia del mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei confronti dello stesso el Beshir per i massacri commessi in Darfur.

Fino a ieri erano presenti in Darfur, oltre al coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), 85 organizzazioni non governative e circa 17mila operatori (in maggioranza sudanesi).

Gli italiani in Sudan sono 415 (circa 300 nella capitale). Solo una ventina in Darfur. Fra le ong italiane ci sono Intersos e Coopi.

«Speriamo che questa decisione venga revocata» dice il direttore esecutivo di Care, Liz McLaughlin. «L’unico obiettivo di Care è continuare a dare accesso ai 450mila beneficiari dei progetti agricoli, di sanità, educazione e protezione all’aiuto di cui hanno disperato bisogno».

Nella regione occidentale sudanese dove la guerra civile e la crisi umanitaria vanno avanti dal febbraio del 2003, c’è malnutrizione e mancanza d’acqua, ha rivelato di recente un rapporto di “Italians for Darfur”. Il settore sanità è quello che registra la maggiore criticità ed è considerato “cronico” dagli operatori umanitari sul campo. Le ong avevano segnalato a Italians for Darfur che «protezione e sicurezza sono del tutto insufficienti: continuano a registrarsi attacchi nei villaggi del sud e le donne che vanno a raccogliere legna da ardere fuori dai campi sono vittime dei rapimenti e delle violenze delle milizie che gravitano intorno ai campi d’accoglienza in tutta la regione». Infine, «la scolarizzazione è ancora molto bassa. Si riesce a garantire istruzione solo al 65% della popolazione in età scolastica, che ha accesso solo alla scuola primaria».


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