Cultura

DARFUR. Tutu: leader africani agevolino la giustizia

L'Unione africana non dovrebbe opporsi all'arresto di al Bashir, nel caso in cui la Cpi decidesse in tal senso

di Redazione

I leader africani dovrebbero sostenere la richiesta di arresto del Presidente sudanese Omar al Bashir per crimini di guerra in Darfur, qualora la Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) decidesse oggi di spiccare un mandato di arresto nei suoi confronti. Lo dice l’arcivescovo sudafricano e Premio Nobel per la Pace, Desmond Tutu, in un intervento pubblicato sul New York Times.

All’indomani della richiesta di arresto avanzata nel luglio scorso dal Procuratore capo della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, contro al Bashir, l’Unione africana ha sempre chiesto di sospendere il procedimento, sostenendo che potrebbe minare la stabilità del Paese. «Piuttosto che stare al fianco di quanti hanno sofferto in Darfur» denuncia Tutu «i leader africani si sono stretti attorno all’uomo che ha trasformato quell’angolo di Africa in un cimitero. Piuttosto che condannare il genocidio in Darfur, l’Unione africana ha scelto di esprimere la sua preoccupazione per il fatto che siano presi di mira leader africani e di sostenere gli sforzi di Bashir per rinviare il procedimento». «Mi dispiace che le accuse contro il Presidente al Bashir siano state usate per alimentare l’idea che il sistema della giustizia, e in particolare quella internazionale, si accanisca contro l’Africa» continua il Premio Nobel «la giustizia è nell’interesse delle vittime e le vittime di questi crimini sono africane. Suggerire che il procedimento sia un complotto dell’Occidente avvilisce gli africani e minimizza l’impegno per la giustizia diffuso in tutto il continente». Tutu ricorda quindi che tra i fondatori della Cpi figurano più di 20 Paesi africani e che, tra i 108 che hanno poi aderito alla Statuto di Roma, 30 sono africani. Un mandato di arresto contro al Bashir «segnerà un momento straordinario per il popolo del Sudan e per quanti nel mondo non credono che i potenti e i governi non possano essere chiamati a rispondere delle loro azioni disumane». «I leader africani dovrebbero sostenere questo momento storico, non adoperarsi per impedirlo».

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