Non profit

Coprifuoco anche per ENZO B

Intervista a Cristina Nespoli, vicepresidente dell'associazione di adozioni internazionali che opera nel Paese dopo l'uccisione del presidente Joao Bernardo Vieira

di Martino Pillitteri

ENZO B è un organizzazione nata nel 1991 per promuovere iniziative di solidarietà e cooperazione internazionale a favore di minori e comunità nei paesi più poveri. Ha una sede in Guinea Bissau operativa da un anno. La vice presidente e responsabile del progetto adozioni internazionali  Cristina Nespoli, non è in grado di asserire se la sede in loco non ha subito danni.
L’uccisione del capo delle stato maggiore generale Tagmè Na Waiè e quella del presidente della Nuova Guinea Bissau Joao Bernardo Vieira (in foto con la moglie Isabel Romano dopo le vittoriose elezioni del luglio 2005) ridimensiona il vostro lavoro? :«In questi giorni c’è il coprifuoco. Sono chiuse le frontiere, è  chiuso l’aeroporto, ed è chiusa la nostra sede che tra l’altro è attaccata alla residenza del presidente appena ucciso. Oggi non sono sicura che la nostra sede è ancora in piedi. Il fatto è che è difficilissimo comunicare con il Guinea Bissau. Siamo preoccupati, la situazione è decisamente grave. E’ un colpo di stato. C’è il dubbio che dietro ci sia il grosso potere legato al traffico della droga e questo è un fatto che ci preoccupa molto. Chiaramente preoccupa la sorte degli amici che abbiamo là e quella dei bambini. Quindi, aspettiamo l’evoluzione, anche se in questo momento la situazione non è calmissima ma  meno drammatica rispetto a quanto è stata durante la notte di domenica».
Che cosa fa ENZO B in Guinea Bissau? :«Abbiamo iniziato a lavorare  a pieno ritmo in Guinea Bissau recentemente circa un anno fa.  Siamo l’unica organizzazione italiana che fa adozioni internazionali. E’ un paese poverissimo con tanti bambini abbandonati. E’ un paese dove si possono fare tante adozioni ma anche tanti interventi umanitari.  E’ uno dei paesi dove abbiamo investito di più dal punto di vista progettuale perché è un pese dove non c’è niente c’è tutto da costruire. Fino a oggi siamo riusciti a portare a termine  due adozioni. Mentre 6 bambini stanno aspettando di venire in Italia. Ora, con un’associazione locale, stiamo cercando di ampliare su un presidio sanitario locale per le donne malate  di Aids». Per finanziare questo progetto, giovedì 12 marzo c’è in programma un’asta d’arte di beneficenza. Nel corso dell’evento verranno battuti  i lavori degli artisti, (alcuni di fama internazionale) che hanno donato una loro opera. Il centro che sarà costituito da due padiglioni: il primo destinato alle attività cliniche mentre il secondo alla degenza dei pazienti. Nella stessa area saranno presenti altre strutture sanitarie in modo da formare una realtà multi-servizio nell’ambito della salute. I beneficiari del centro saranno: 600 donne sieropositive in stato di gravidanza all’anno, i loro figli neonati per un numero stimato di almeno mille persone all’anno e 2500 pazienti sieropositivi all’anno.
Si erano percepiti dei segnali? «La Guinea Bissau è un  paese tendenzialmente instabile dove l’attentato, la scaramuccia dei militari, il tentativo di fare un colpo di stato sono piuttosto regolari. Però, fino a domenica sera non si percepivano segnali. Il nostro staff ( composto da tre persone tutte in salvo) non aveva maturato la percezione ne visto i segnali che potessero far pensare a una degenerazione della situazione.  Comunque la paura rimane. Speriamo che la situazione non degeneri ancora di più. La paura è quella di una situazione instabile dove a chiunque passi per la testa di voler regolare un conto, lo faccia  facendo scoppiare per aria la gente.  C’è un apparente tentativo di riportare la calma, dopo di che, non sai in che situazione vai a finire.  C’è il rischio che il potere vada nelle mani delle persone sbagliate legate ai traffici di droga».


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