Cultura

FILIPPINE. Chiesa cattolica si oppone al nucleare

Il presidente della conferenza episcopale ha fatto appello ai parlamentari contro l'apertura della prima centrale nucleare

di Redazione

La Chiesa cattolica delle Filippine si è unita al coro che si oppone all’iniziativa del governo di riprendere il programma nucleare. In una lettera pastorale, il presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), Angel Lagdameo, ha chiesto ai parlamentari di respingere l’iniziativa citando i rischi che l’energia nucleare potrebbe avere per l’ambiente e la popolazione. «Ci appelliamo ai nostri parlamentari con la speranza che il Congresso si opporrà in modo definitivo e inequivocabile all’apertura della centrale nucleare», si legge nella lettera, pubblicata sul sito della Cbcp. La Chiesa, inoltre, si è unita a gruppi di ambientalisti, come Greenpeace, che premono per l’attuazione di una legge già approvata dal Congresso e che predilige la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Al centro della battaglia c’è la centrale nucleare di Bataan, 77 chilometri a ovest di Manila, costruita durante il periodo della dittatura di Ferdinand Marcos. Il reattore da 620 megawatt è stato il primo a essere costruito nel sudest asiatico, ma non è mai stato attivato. Un anno dopo essere stato ultimato, nel 1985, è stato chiuso perché mal funzionante e non è mai stato riparato. All’inizio del mese, però, il parlamentare Mark Cojuangco ne ha chiesto la riapertura parlando di un’imminente crisi energetica per il Paese. La proposta del parlamentare, che ha espresso la speranza che la centrale possa essere la prima di una serie costruite nelle Filippine, sembra raccogliere i favori di una parte dei legislatori.

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