Mondo

SICUREZZA. I cattolici contro il ddl Maroni

La maggioranza diserta il confronto organizzato ieri da sei organizzazioni cattoliche

di Maurizio Regosa

Continua a far discutere il ddl sicurezza, approvato dal Senato e fortemente criticato da alcune delle più importanti organizzazioni di ispirazione cattolica. Ieri la società civile è tornata alla carica invitando i politici a un confronto sulla legge. Un dibattito intitolato Solo una legge giusta può dare sicurezza, che però è stato caratterizzato dall’assenza della maggioranza.

Il precedente

Qualche settimana fa Comunità di Sant’Egidio, Acli, Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII avevano chiesto, in un incontro con la stampa, un ripensamento sul alcuni punti del disegno di legge che a loro erano parsi poco congruenti. Cinque in particolare: l’impossibilità di contrarre matrimonio per uno straniero privo del permesso di soggiorno; l’introduzione del reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio (il cosiddetto reato di clandestinità); l’allungamento dei tempi per la detenzione dei migranti irregolari (fino a 18 mesi nei centri di identificazione); l’obbligo di presentare il titolo di soggiorno per la presentazione di istanze o per autorizzazioni (come le pubblicazioni per il matrimonio) e il divieto di segnalazione, da parte dei medici, di segnalare i clandestini che hanno visitato (una norma che ha sollevato molti dubbi, anche da parte di amministratori locali e governatori regionali).

La tappa di ieri
Il confronto che non c’è stato, si diceva. L’invito era stato diramato ai capigruppo alla Camera di tutti i partiti e ai membri della prima commissione Affari costituzionali. Ma all’appuntamento deel pomeriggio si sono presentati solo rappresentati delle opposizioni. Nessun esponente della maggioranza ha avuto la possibilità di partecipare.

Il dibattito si è quindi svolto fra i presidenti (o delegati) delle quattro organizzazioni, cui si sono aggiunte anche Caritas e la fondazione Migrantes, ed esponenti politici dell’Udc  (fra cui Pier Casini, Luca Volontè), Savino Pezzotta e dirigenti del Pd (tra cui Rosi Bindi, Roberto Zaccaria e Linda Lanzillotta). Nel corso della discussione è emersa una preoccupazione condivisa, qualche suggerimento pratico (come quello di Volonté: coinvolgere altre realtà, fra cui il mondo imprenditoriale) e la disponibilità a presentare emendamenti sulla base delle indicazioni delle sei organizzazioni

 


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