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Testamento biologico, tutti contro tutti
Intanto parte l'inchiesta sulle ultime foto a Eluana
Due notizie riportano in primo piano il tema del testamento biologico. Quattro indagati per aver scattato molte fotografie a Eluana negli ultimi giorni di Udine, e nelle stesse ore gli inciampi e le distinzioni all’interno degli schieramenti parlamentari alle prese con un testo di legge che non sembra destinato a una sintesi concorde. Tanto che spunta il partito del rinvio.
La rassegna stampa oggi si occupa anche di:
“Il testamento biologico scuote i poli” richiama il prima pagina il CORRIERE DELLA SERA. I servizi sono a pag12. Capitolo Pdl: la posizione ufficiale del Pdl è contenuta nel ddl di Raffaele Calabrò. In commissione al Senato, sono emersi dubbi di costituzionalità per il ddl. Cossiga e altri 53 senatori criticano il ddl: sarebbe non abbastanza a favore della vita. Gianni Letta però ha dato la sua benedizione al ddl Calabrò. Ingarbugliata anche la situazione nel centrosinistra. Dopo quello di Francesco Rutelli, oggi arriva il distinguo di Sandro Veronesi che in una lettera aperta a Dario Franceschini indirizzata a MicroMega giudica «una resa» alla maggioranza la «posizione prevalente» del partito sul testamento biologico. Nella Nota Massimo Franco sostiene che «sembrano prevalere gli estremismi paralleli». Intanto si apprende che l’anestesista Amato De Monte insieme alla compagna e ad altre due persone ha commissionato una serie fotografie a Eluana distesa nel letto (72 sarebbero foto di gruppo: Eluana + l’equipe di volontari, mentre altre 100 ritrarrebbero solo la ragazza). I quattro sono sotto inchiesta per aver violato il protocollo operativo assistenziale.
Piccolo richiamo sulla prima di LA REPUBBLICA per la legge sul fine vita: “Bioetica, anche il Pdl si spacca Veronesi boccia la proposta Pd”. Il seguito alle pagine 14 e 15. Crepe fra la maggioranza, scrive Carmelo Lopapa: «La compattezza del Pdl vacilla a tal punto che il cammino del ddl Calabrò al Senato subisce un’improvvisa frenata. Rinviato a martedì il parere in commissione Affari costituzionali, slitta alla prossima settimana il voto della commissione Sanità, disco verde ma con rilievi dalla Giustizia». 53 parlamentari del Pdl firmano un documento in cui chiedono modifiche al ddl ma in senso ancor più restrittivo. Ieri riunione del capi gruppo Pdl, con Gianni Letta. Prevista libertà di coscienza ma il fronte laico Pdl spera di rinviare l’intero ddl. Anche nel Pd è scontro. Francesco Bei riferisce del botta e risposta tra Veronesi (che con Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais e Stefano Rodotà ha firmato una lettera in cui gli emendamenti Pd sul ddl sono giudicati «una resa»; «sulla propria vita può decidere solo chi la vive e nessun altro. Questo è l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico») e il segretario Franceschini («con tutto il rispetto la linea su questi temi la decide il partito»). Infine la cronaca dell’inchiesta per le fotografie. Tommaso Cerno spiega che sono state fatte per volontà e con l’autorizzazione di Englaro, come documenti per la cartella clinica. Di contro per la procura sono scatti che violano la privacy. Alla questione del fine vita e delle trasversalità politiche è dedicato Il Punto di Stefano Folli, che accompagna il pezzo di cronaca sulla giornata di ieri. Secondo Folli, la posizione di Pisanu (niente legge, meglio il buon senso) sarebbe condivisa da molti altri nel Pdl, ovvero da quei liberali favorevoli a una intrusione minima dello Stato nelle decisioni individuali. Però, continua Folli, pochi hanno il coraggio di ammetterlo, perché la linea di Berlusconi è chiara: tutti compatti dietro la bozza Calabrò, essenzialmente per ragioni politiche, sempre secondo Folli. E il Pd? L’analisi dell’ex direttore del SOLE24ORE è chiara: il Partito Democratico sta accentuando il suo carattere laico, quindi il segmento più cattolico, capitanato in questo caso da Rutelli rischia di sentirsi sempre più a disagio e in minoranza sui temi bioetici. E oggi, a differenza che in passato, il nuovo Pd potrebbe non rincorrere il compromesso a ogni costo col centrodestra.
“Eluana, hanno fotografato l’agonia” è il titolo di ITALIA OGGI sul caso Englaro, che riporta dettagliatamente le accuse ai quattro presenti nella stanza di Eluana quando furono scattate le foto, al quarto giorno di sospensione di alimentazione e acqua. Si viene poi a sapere che le foto sono parecchie, alcune fatte da un fotoreporter (e queste sono già in mano ai magistrati) e alcune fatte dal medico De Monte (e queste le ha Beppino Englaro, che non le consegnerà se non in presenza di un provvedimento di sequestro). Gli avvocati di Englaro tuttavia sostengono che il protocollo che vietava le foto non è stato violato in quanto le immagini erano autorizzate dal padre e servivano a corredo della cartella clinica.
Su IL GIORNALE Filippo Facci il 12 febbraio nella sua rubrica “Appunto” ospitata in prima pagina descriveva il corpo di Eluana il giorno prima di morire, dopo avere ringraziato quanti non avevano mostrato le foto. Chi leggeva non aveva fatto fatica a trarre la conclusione: c’erano delle foto di Eluana morente e Facci lo sapeva e nel suo stile lo comunicava pubblicamente e forse le aveva pure viste. Oggi si sa chi le ha fatte. IL GIORNALE in prima pagina titola “Hanno fotografato Eluana mentre moriva” e il cronista Gabriele Villa dà conto della nuova tappa della vicenda «La giornalista della Rai Marinella Chirico e il reporter Francesco Bruni sono indagati per le foto scattate a Eluana Englaro alla clinica “La quiete”. Sottoposti alle indagini anche l’anestesista Amato De Monte e la sua compagna nonchè infermiera dell’equipe di Udine Cinzia Gori che è riuscita a portare nella stanza le macchine fotografiche usate da De Monte e dal fotografo professionista Bruni. Giuseppe Campeis, legale di Beppino Englaro, il giorno prima della sepoltura, durante una cena offerta ad alcuni giornalisti, si era lasciato scappare che per la cartella clinica erano state fatte delle foto». Ora le indagini perchè è stato violato l’art. 650 codice penale che punisce l’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità relativi alle ultime delicate fasi del caso Englaro.
“Eluana, foto vietate. Indagati in quattro” titola AVVENIRE la pagina 8. L’inchiesta a carico dell’anestesista De Monte, della giornalista Rai Marinella Chirico, del fotogiornalista Francesco Bruni e dell’infermiera Cinzia Gori, ha sollevato conseguenze anche politiche. La maggioranza ha chiesto la testa di Gabriele Renzulli, l’assessore ombra della sanità friulana. In realtà Beppino Englaro non protesta, anzi, giustifica, dicendo di aver autorizzato le foto a scopo di documentazione clinica. E il suo legale Giuseppe Campeis: «le ipotesi accusatorie formulate dalla polizia giudiziaria sono penalmente irrilevanti. Se il protocollo lo ha fatto Beppino non vedo reati se poi lui ammette nella stanza della figlia uno o due dei suoi conoscenti di fiducia». Intanto al senato, il dibattito sul testamento biologico si scalda: “Fine vita, sedute continue. Spunta l’ostruzionismo”. Prosegue l’illustrazione degli emendamenti fino a lunedì due marzo, in vista del voto (il 3). Il 5 poi il ddl approderà in aula. «Non ci sono ipotesi di mediazione a partire dal testo Calabrò», ha messo in chiaro la Finocchiaro. Quagliarello ha mostrato apprezzamento per la proposta di Rutelli, anche se «ha un difetto di formulazione perché non chiude tutto lo spazio legislativo». L’ex leader della Margherita ha ammesso che «la formulazione legislativa è tutta da definire», per evitare che «nascano spazi interpretativi e ambiguità che facciano spuntare qua e là dei dottor morte». Il dibattito non risparmia nessuno, nemmeno Giovanni Paolo II. Di fronte a speculazioni su presunte volontà da lui espresse sul letto di morte, i sanitari che gli furono accanto sgombrano il campo da qualsiasi ambiguità (“L’analogia impossibile”, pag. 3). Il professor Rodolfo Proietti, il capo della sua équipe medica: «La sua ultima frase “lasciatemi andare dal signore”, non era una rinuncia alle cure. Se ci fosse stata una terapia con una ragionevole possibilità di efficacia, noi l’avremmo proposta, e sono convinto che il Santo Padre l’avrebbe accolta».
IL MANIFESTO non ha richiami in prima per i nuovi fatti del caso Eluana. A pagina 5 l’apertura è sulla politica: “Va in pezzi anche il Pdl”, con una foto di un rissoso Gaetano Quagliarello, vicepresidente dei senatori Pdl che ieri ha presentato in Commissione Sanità il ddl Calabrò. Colpi di fioretto tra Gasparri e Pisanu che è stato il primo in casa Pdl a uscire allo scoperto. Dice Gasparri: «Fa parte distrattamente del gruppo del Pdl». Ribatte Pisanu: «Si è vero a volte sono così distratto che mi sfuggono persino gli alti pensieri del senatore Gasparri». Sul caso delle foto Il MANIFESTO dedica poco spazio. Spazio alla tesi della famiglia: «Quelle fotografie sono state scattate per testimoniare l’attuazione del protocollo».
LA STAMPA parla del testamento biologico nelle pagine di politica, dando conto delle contrapposizioni sia all’intero del Pdl che del Pd. Nel partito di Berlusconi c’è divisione fra i senatori laici (come Malan, Paravia, Saro, Della Vedova) e i “53” che hanno firmato un documento con il quale si chiede una legge ancora più prescrittiva che restringa l’intervento decisionale del medico e che ritiene «fonte di pericolo lo stesso concetto di testamento biologico». A mediare ci starebbe provando Gianni Letta, riferisce LA STAMPA, che ha «portato al Senato l’apprezzamento del governo per il lavoro che stiamo facendo e per la legge Calabrò» come sottolineato da Maurizio Gasparri ma che secondo altre fonti avrebbe anche informalmente annunciato modifiche che «possano dare maggiori garanzie per la volontà del paziente». Nel Pd invece è scontro fra Umberto Veronesi e il nuovo segretario Franceschini. Il primo accusa: «gli emendamenti che il partito ha presentato in commissione a prima firma Finocchiaro (è accaduto ieri, ndr) non sono una mediazione, sono una resa». Tra le indiscrezioni LA STAMPA riferisce che «Pietro Ichino, il giuslavorista del Pd, starebbe studiando un documento nel quale chiede che si rinvii tutto alla luce dell’infuocato clima, non solo politico, e che potrebbe essere firmato anche da molti malpancisti del centrodestra».
E inoltre sui giornali di oggi:
EMERGENZA CRISI
CORRIERE DELLA SERA – Altro che emergenza sicurezza, il vero fantasma degli italiani è la precarietà economica. Lo rivela un sondaggio Res publica Swg pubblicato oggi dal CORRIERE e commissionato dall’Anci sugli indici di insicurezza in 11 grandi centri italiani. La precarietà economica col 32% a sorpresa supera il timore criminalità fermo al 30%.
IL GIORNALE – In prima la novità economica voluta dal ministro Tremonti. Il Tesoro sottoscrive delle obbligazioni a favore delle banche, quotate in borsa, per rafforzare il loro capitale di vigilanza. Queste banche devono però adottare nuove regole. Fra queste l’adozione di un codice etico e devono sospendere per 12 mesi i ratei dei mutui per i cassaintegrati e i disoccupati.
LA STAMPA – “Tremonti bond al via”. Un rendimento iniziale compreso tra il 7,5% e l’8,5% per poi crescere negli anni fino a un tetto massimo del 15%. E’ quanto renderanno allo Stato le obbligazioni emesse dalle banche che saranno sottoscritte dal Tesoro «con l’obiettivo di accrescere le opportunità di finanziamento dell’economia grazie alla maggiore patrimonializzazione». LA STAMPA dà ampio spazio al decreto firmato ieri da Giulio Tremonti che dà il via libera all’operazione, anche se mancano alcuni tasselli che sta valutando la Corte dei Conti. I titoli saranno riservati al tesoro e a investitori istituzionali, ma le banche che li emetteranno, sottolinea Tremonti, dovranno impegnarsi a favorire il credito alle imprese e alle famiglie (per esempio, tra gli impegni previsti c’è quello di sospendere la rata del mutuo per almeno 12 mesi per i lavoratori in cassa integrazione).
ROGO CINESE
CORRERE DELLA SERA – “Protesa a Pechino: si danno fuoco in tre”, titola in prima pagina il quotidiano milanese. Tre persone sono rimaste coinvolte in un misterioso incendio divampato nella loro auto in circostanze confuse. Sui diritti umani il Dipartimento di stato americano accusa: «Restano precari e in alcuni casi sono peggiorati». Piero Ostellino sotto il titolo “le Scuse per tacere per sempre” sul tema firma l’editoriale, citando Giovanni Botero: «La prudenza è una virtù il cui ufficio è cercare di ritrovare i mezzi convenienti per conseguire il fine, e l’astuzia tende al medesimo fine, ma differisce dalla prudenza in questo, che nell’elezione dei mezzi quella segue l’onesto più che l’utile, questa non tiene conto se non dell’interesse». «È la stessa ragione» argomenta Ostellino, «che suggerisce alla democrazie liberali di non trovare mai il momento di parlare dei diritti umani.
LA REPUBBLICA – “Tragica protesta a Tienanmen tre persone si danno fuoco”. Dal richiamo in prima, riferisce Federico Rampini a pagina 8: due uomini e una donna ieri hanno tentato di darsi fuoco nel primo giorno del Losar, il capodanno tibetano. La polizia di Pechino ovviamente minimizza: «venivano da fuori per presentare delle lamentele al governo, la loro era una protesta individuale». Ovvero contava meno di niente. Nessun altro dettaglio è stato fornito ufficialmente. Un anno fa scoppiò la rivolta di Lhasa, 50 anni fa il Dalai Lama andò in esilio (rispettivamente il 10 marzo 1959 e il 14-15 marzo 2008) e potrebbe esserci un nesso, sottolinea il corrispondente. In appoggio intervista a Claudio Cardelli, presidente dell’associazione Italia-Tibet. “Nonostante la repressione la gente scenderà in strada”. «Il Dalai Lama è affranto, disperato. Sa che molti tibetani sono talmente disperati che non hanno più nulla da perdere. E proprio per questo teme che si abbandonino alla violenza e all’estremismo». Mentre lui ribadisce il suo appello alla non violenza.
IL MANIFESTO – Una colonnina sul caso dei tra che si sarebbero dati fuoco in Cina. Il titolo è evasivo: “Torce umane a Pechino: ipotesi diverse sul perché”.
LA STAMPA – Solo un riquadrino in esteri che dice poco su quanto accaduto ieri: “Si danno fuoco a Pechino “Protesta contro l’autorità”. «La vicenda» del suicidio con il fuoco di due uomini e una donna nel centro di Pechino «rimane comunque oscura e le autorità fanno poco per chiarirne i contorni».
NUCLEARE
IL MANIFESTO – Pubblica un articolo di Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia che contesta l’economicità della tecnologia Epr che l’Italia comprerebbe dalla Francia. «Il governo italiano guarda al passato e fa un piacere alla Francia a corto di ordinativi».
RONDE E SICUREZZA
LA REPUBBLICA – “Se la ronda è pagata dal privato” è il titolo di un bel commento di Francesco Merlo, preceduto a pagina 25 da un pezzo in cui si spiega come il decreto legge anti-stupri permetta (cioè non escluda) ai volontari della sicurezza di avere soldi da persone fisiche o giuridiche. Sarebbe la privatizzazione della giustizia. Per il governatore del veneto, Galan, è un «rischio gravissimo, da evitare a tutti i costi»; «un passo verso l’abisso per lo Stato di diritto», avverte il costituzionalista Stefano Merlini. In una breve si riferisce che nel ddl sicurezza approdato alla Camera sarà inserito un emendamento che prevede l’obbligo di documento di identità anche per i minori di 14 anni. Lo ha annunciato Maroni davanti alla Commissione bicamerale per l’infanzia.
IL GIORNALE – Intervista a Andrea Ronchi, ministro per le politiche europee che annuncia «Via entro l’anno i romeni detenuti» e poi spiega: «Stiamo lavorando per accelerare l’attuazione della norma Ue sui rimpatri. Così tutti i cittadini comunitari condannati in Italia in via definitiva sconteranno la pena nel Paese d’origine».
SOLE24ORE – Interessante anticipazione del SOLE24ORe sul piano carceri, con tanto di tabella esplicativa. Il commissario straordinario Ionta ha infatti presentato un documento nei giorni scorsi in cui si ipotizza il futuro del “pianeta carcere” italiano, che dovrebbe ampliare la propria capienza di 13mila posti. La suddivisione sarebbe la seguente: nel biennio 2009/2010, + 4mila posti; nel 2011/2012 altri 2mila e infine oltre 10mila in più dalle nuove, costruende carceri, per edificare le quali è stato previsto un finanziamento di oltre 1 miiardo di euro. Il problema è che questi soldi non ci sono, o meglio ce ne sono già circa 350, il resto manca. Conclusione: tanti problemi, soluzioni ancora fumose.
ITALIA OGGI – Anche ITALIA OGGI si occupa di carcere, ma andando a spulciare il Milleproroghe, dove è prevista l’istituzione, di fatto ma non di diritto, del resto, del garante dei detenuti. Si dice infatti che i detenuti potranno avere colloqui, oltre che con parenti e avvocati, anche con “i garanti dei diritti dei detenuti comunque denominati”, figure che potranno entrare in carcere come e quando vorranno alla stregua dei parlamentari, dei ministri o dei magistrati. Forti dubbi sulla norma sono arrivati dal Servizio Studi della Camera, visto che non si può autorizzare una figura che non esiste dal punto di vista normativo. Infatti, molte proposte di legge hanno in passato tentato di istituire il garante a livello nazionale, ma tutto si è interrotto, mentre esistono garanti su base regionale. Il Milleproroghe si riferisce a questi? Probabile, ma visto che la norma è generica nulla vieterebbe, in teoria, a qualunque associazione di istituire un “garante” e poi a questo dovrebbero aprirsi le porte del carcere.
SCIOPERI
IL GIORNALE – “E’ finita l’era degli scioperi selvaggi” è il secondo (il primo riguarda il Pd) titolo di apertura de IL GIORNALE con intervista a Pietro Ichino del Pd che commenta «misure necessarie, vicine alle proposte del Pd presentate nel 2008». Un’infografica indica le ipotesi di nuove regole per gli scioperi nei trasporti.
USA
LA STAMPA – Il piano Obama in quattro mosse: energia, sanità, educazione e finanza. Sono i settori per i quali il presidente Usa ha annunciato riforme ieri nel discorso sullo stato dell’Unione, come riferisce Maurizio Molinari da Washington. Il punto di partenza sono i risultati del primo mese di governo: lo stimolo economico per creare 3,5 milioni di posti di lavoro, i tagli fiscali per il 95% delle famiglie, il sostegno alle banche per concedere prestiti. Sullo scenario della crisi internazionale Obama promette di «lavorare con le nazioni del G20 per ripristinare la fiducia globale, scongiurando il protezionismo» senza far cenno al G8, evidenzia Molinari.
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