Famiglia
Se il doposcuola diventa un luogo
Che cosa fa il Centro Shalom a Napoli
Dieci anni fa era una scuola, gestita dalle suore della Carità. Poi la scuola ha chiuso ed è nato il Centro Shalom. «Di scuole ce n?erano già molte nel quartiere», spiega Giulio Maggiore, presidente di Shalom. «Mancava, invece una struttura che accogliesse i ragazzi al di fuori dell?orario scolastico». Così le suore hanno trasformato il cortile in un campo di calcio e le aule in palestre e laboratori di artigianato. I ragazzi che frequentano Shalom abitano nei vicoli del quartiere di Chiaia dove convivono realtà sociali molto diverse fra loro, non ci sono spazi verdi e non esistono valide alternative alle attività delinquenziali. Così, con i fondi della legge 216/91 sui ?minori a rischio?, le suore e i volontari di Shalom hanno organizzato corsi di computer, di ceramica e di danzaterapia, un?attività che piace moltissimo agli adolescenti. Tutti i corsi sono gratuiti: possono accedervi ragazzi che hanno dai dieci ai diciotto anni per cinque giorni alla settimana. Per i più piccoli è previsto invece un corso di videolettura: si impara a leggere utilizzando le videocassette delle favole più note. «Ma Shalom non è un parcheggio», precisa il suo presidente. «I genitori dei ragazzi sono coinvolti. Alcuni fanno i volontari, molti partecipano ai nostri seminari sulla gestione dei conflitti e sulla conoscenza di sé». I progetti per il futuro sono ambiziosi: i soci fondatori stanno pensando a corsi di avviamento alla professione per immettere i ragazzi nel mondo del lavoro.
La scheda
NOME : CENTRO SHALOM
INDIRIZZO : via S. Luisa De Marillac, 11
80122 – Napoli
TELEFONO : 081/680100
PRESIDENTE : Giulio Maggiore
SCOPO : Organizzare attività educative
e di svago per adolescenti
e giovani con il fine
di prevenirne la devianza
ANNO DI NASCITA : 1988
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.