Mondo

Così “spariscono” gli aiuti

Parla Enrico Pianetta: «Troppe risorse si perdono per strada. Dobbiamo lavorare sull'efficienza»

di Maurizio Regosa

«C’è una grande dispersione degli aiuti: nell’80% dei casi ne arriva a destinazione solo la metà»: la denuncia è di  Enrico Pianetta (Pdl), membro della terza Commissione affari esteri e comunitari della Camera. «In Commissione», prosegue, «abbiamo audito l’ambasciatore Antonio Armellini, rappresentante permanente d’Italia presso l’Ocse, che confermava questa situazione che riguarda gli aiuti provenienti da tutti i paesi: solo il 20 per cento di tutta l’assistenza che viene fornita a livello globale raggiunge per più della metà i Paesi beneficiari, mentre per il resto il tasso di dispersione è maggiore ».

Quali sono le ragioni di tale dispersione?

Enrico Pianetta: Incapacità di gestione, aspetti di non correttezza anche. Soprattutto direi non c’è un appropriato rapporto fra il paese donatore e la responsabilità della nazione che riceve gli aiuti. Fattori che impediscono una adeguata gestione degli aiuti.

Come risolvere questa situazione?

Pianetta: Tutti quanti, paesi donatori e riceventi, dobbiamo impegnarci in tal senso. Bisogna riuscire a mettere a punto un insieme di meccanismi che prioritariamente facciano aumentare tale percentuale. Altrimenti è come gettare l’acqua in acquedotti pieni di buchi: strada facendo andrà persa. Arriverà meno del 50% di acqua per quanto riguarda l’80% degli acquedotti. È vero che dobbiamo incrementare le risorse complessive. Ci mancherebbe altro. Ma in questo contesto internazionale così difficile e precario, è difficile immaginare che il Nord del mondo riesca a farlo in modo significativo. Soprattutto quando il Pil di alcuni paesi ricchi sta sprofondando.

Proposte operative?

Pianetta: La prima è dare e creare una migliore responsabilità ai paesi che ricevono nell’ambito dei rapporti Nord Sud. Quante risorse non arrivano destinazione perché vanno in qualche banca dei paesi non in via di sviluppo? Tutto il mondo deve concentrare la sua attenzione sull’uso delle risorse, specie in un momento come questo. Insomma, occorre dare priorità all’efficienza.

Le ong potrebbero dare un contributo?

Credo che le ong possano dare un grande contributo prima di tutto perché sono quelle più diffuse sul territorio. Non dico in termini di controllo, ma specialmente a livello informativo: stando sul posto potrebbero dare suggerimenti in ragione di questo obiettivo. Tutti quanti, non solo le ong, dovrebbero sentire questa sfida. Le ong hanno migliore conoscenza e maggiore possibilità di comprendere. Dire teoricamente che è necessario incrementare le risorse è piuttosto facile. Ed è comprensibile. Anche il Parlamento italiano ha presentato delle proposte e iniziative e fatto pressioni sul governo in questo senso. Quando, come Commissione, abbiamo scritto la nostra relazione sulla legge Finanziaria, abbiamo dato un parere positivo ma abbiamo sottolineato l’importanza di aumentare le risorse per la cooperazione. Ma, ripeto, dobbiamo però essere molto realisti.  Di fronte a una situazione come l’attuale, in cui aumenta di continuo la cassa integrazione, aumentare i fondi sarà molto difficile. È un dato di fatto. Non resta quindi che agire sull’efficienza.

(la foto è di Claudio Capanna)

 


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