Politica

Volontariato e ronde, il matrimonio s’ha da fare?

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di Redazione

Lo scorso 20 febbraio il Consiglio dei ministri ha varato il cosiddetto decreto antistupri, in cui si prevede l’utilizzo di ronde volontarie in funzione di controllo del territorio. Un provvedimento che ha scatenato non poche polemiche e che, di fatto, ridefinisce il ruolo del volontariato all’interno delle nostre comunità.
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Di seguito qualche elemento per chiarirsi le idee, nel caso non aveste ancora una posizione precisa.

BERLUSCONI DIXIT
Quelle approvate con decreto legge dal governo «non sono ronde e non c’è bisogno che girino come ronde»: lo ha affermato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi sui volontari per la sicurezza. Berlusconi ha aggiunto: «Sono associazioni, soprattutto ex carabinieri, poliziotti ed alpini che si costituiscono in associazione per segnalare eventuali situazioni anormali. Persone che agiscono sotto la responsabilità del prefetto e che quindi collaborano con il questore e gli organi di polizia. Non credo sia assolutamente corretto chiamarle ronde. Non sono armati. Sono cittadini volonterosi che si mettono a disposizione del prefetto e del sindaco».


IL MODELLO CITY ANGELS
«Abbiamo dato vita a tante iniziative per il controllo delle citta’ che coinvolgono, oltre al corpo di polizia, anche i sindaci e i cittadini. Le polemiche sulle cosiddette ‘ronde’ sono solo pretestuose». Parola del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. «Le città -spiega il titolare del Viminale- diventano più sicure se c’è maggior controllo e maggior presidio del territorio. Noi vogliamo chiamare a questo presidio, sotto il controllo della polizia, anche i cittadini che lo vogliono fare. Ciò serve a prevenire i reati, furti e stupri. Ed è quello che abbiamo deciso nell’ultimo decreto legge». Il modello? «I City Angels, vogliamo passare dalle ronde “fai da te” ai volontari della sicurezza che potranno agire sulla base di norme ben precise».  Vedi video


IL DECRETO ANTISTUPRI (Dl, Cdm 20/02/2009) Qui il testo completo
I passaggi cruciali sono contenuti ai punti 3 e 4 dell’articolo 6 che qui riportiamo:

3. I Sindaci possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati, previa intesa con il Prefetto che ne informa il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale.

4. Le associazioni sono iscritte in apposito elenco tenuto a cura del prefetto . Con decreto del Ministro dell’interno, da emanare entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, sono determinati gli ambiti operativi, i requisiti per l’iscrizione nell’elenco e sono disciplinate le modalità di tenuta dei relativi elenchi.

BUONI E CATTIVI VOLONTARI
Sul tema interviene anche l’ultima Puntina (il blog firmato da Riccardo Bonacina). Ecco qualche passaggio utile alla riflessione: «Una organizzazione di volontariato non si definisce tale solo perchè persegue l’obiettivo di arrecare beneficio a terzi. Se un certo numero di persone ben intenzionate e ben disposte verso gli altri, ad esempio perché altruiste, decidono di dare vita ad un’organizzazione alla quale forniscono, anche senza corrispettivo, risorse di vario tipo per “far cose” a favore di determinate tipologie di portatori di bisogni, questa sarà magari un’organizzazione filantropica, forse benemerita e socialmente utile, ma non ancora per ciò stesso una organizzazione di volontariato. La specificità di quest’ultima, infatti, è la costruzione di particolari legami fra le persone. Laddove l’organizzazione sociale fa per gli altri, l’organizzazione di volontariato fa con gli altri. E’ proprio questa caratteristica che differenzia l’azione autenticamente volontaria».


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