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Romeni, popolo nel mirino

La violenza di una minoranza criminale mette a rischio la convivenza nel nostro Paese

di Franco Bomprezzi

I romeni, un popolo travolto da una minoranza violenta, che oscura l’immagine di un milione di immigrati che vivono pacificamente e operosamente nel nostro Paese. Il tema oggi è trattato con attenzione dai giornali, anche se con toni assai diversi.

 La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

Al viaggio di Frattini a Bucarest e alla lettera di monsignor Ioan Robu, vescovo della capitale romena e presidente della conferenza episcopale romena, indirizzata al cardinale Angelo Bagnasco il CORRIERE DELLA SERA riserva la pag 18, senza richiami in prima. Monsignor Robu nello scritto esprime il suo «sdegno» per i crimini commessi dai romeni in Italia. Efficace l’attacco del pezzo firmato da Maurizio Caparra sotto il titolo “I vescovi romeni: crimini mortificanti”: «Neppure la Chiesa, che ha tempi lunghi e non vive alla giornata secondo i ritmi dei telegiornali, è riuscita a tenersi estranea dalle cronache. Nel giorno in cui a Salerno è stato arrestato un romeno con l’accusa di aver stuprato una tredicenne dello stesso paese. A Pavia è morta un’ottantatreenne italiana cieca che sarebbe stata violentata da un romeno, a Capena un giovane romano positivo al test dell’alcol ha investito e ucciso un operaio romeno, a Spoleto un ragazzo romeno ha denunciato di essere stato bastonato da coetanei italiani in una sfilata di carnevale, la Conferenza episcopale della Romania ha ritenuto di dover mandare un messaggio all’Italia: «La Chiesa cattolica del nostro Paese respinge e condanna insieme a tutti voi i crimini e gli altri generi di infrazione perpetrati dai nostri connazionali».  Un «messaggio di grande valore morale», ha commentato il ministro degli esteri Franco Frattini.

“In Italia il 40% del latitanti romeni” è il titolo centrale de LA REPUBBLICA ed è una frase pronunciata da Catalin Preodiu, ministro della giustizia romeno. In pratica 2700 cittadini rumeni sono in carcere in attesa di giudizio o condannati, ma si trova in Italia anche il 40% dei romeni  latitanti ricercanti con mandato internazionale. Il pezzo di Vladimiro Polchi è a pagina 17 e riferisce delle tensioni tra la Farnesina e Bucarest: la collaborazione fra i due stati non ha dato fino a oggi i risultati sperati. Solo 40 gli espulsi nel 2008, 57 le richieste di rimpatrio di detenuti dal 2007 (per fare un paragone, la Francia ha espulso nel 2008 7mila cittadini romeni). Dice Frattini: «I romeni in Italia sono circa un milione avremo forse 10mila persone che creano un problema e 990mila che sono stati accolti. Noi chiediamo alla Romania garanzie per temperare l’effetto di questi diecimila». Questi i numeri: 2726 romeni detenuti per reati commessi in Italia; 1773 in attesa di giudizio; 953 condannati; 13 rimpatriati (dei 57 di cui l’Italia ha sollecitato il rimpatrio). In appoggio intervista a Eugen Terteleac, presidente dell’Associazione romeni d’Italia: “Poca severità, siete una calamita per i delinquenti”. «Manca la certezza della pena… in Romania le pene sono molto più severe e i tempi dei processi ben più brevi di quelli italiani. Insomma a un criminale conviene delinquere in Italia…». Propone anche di aprire «le ronde alla partecipazione dei cittadini romeni, per una sicurezza senza discriminazioni».

Sul tema il SOLE24ORE non ha nulla in attualità, pubblica invece il testo del decreto che contiene le norme sulle ronde.

IL GIORNALE tratta l’argomento a pag. 46 Milano. «Ronde doc, non ci saranno teste calde, nessun arruolamento di bulli» annuncia il ministro Maroni che vuole che anzichè ronde si chiamino “Volontari per la sicurezza”. Di più: «il modello saranno i City Angels di Milano con le loro due funzioni: prestare soccirso, ma anche lottare contro la criminalità. con corsi di formazione molto severi». IL GIORNALE a pagina 17 pubblica la motivazione del provvedimento del Gup di Milano relativo a stupratori romeni: «Selvaggi che hanno mostrato tutta la loro brutalità, con modalità che sanno di tortura. Hanno provocato danni non quantificabili». La pagina è una rassegna di nera degli ultimi giorni in cui sono coinvolti immigrati e nomadi.

 “I cattolici romeni: condanniamo i crimini dei nostri connazionali” è il richiamo in prima di AVVENIRE (ripreso nel primo piano di pag. 7). Il vescovo romeno Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale di Bucarest, ha inviato una lettera al cardinale Bagnasco esprimendo «sdegno e mortificazione» per i crimini e altri generi di infrazioni perpetrati in Italia da alcuni conterranei. E ringrazia la chiesa cattolica italiana per «la buona e fraterna accoglienza». Parole apprezzate dal ministro Frattini, soprattutto in vista dell’incontro con il suo omologo Cristian Diaconescu. «La nostra comunità prova dolore e vergogna», ribadisce Padre Traian Valdman, parroco a Milano della chiesa ortodossa rumena, intervistato da Paolo Lambruschini. Che il clima sia cambiato in peggio, lo si avverte anche dai dettagli. La polizia italiana che sconsiglia agli studenti romeni di parcheggiare in strada auto recanti la targa del paese danubiano, la telefonate e le mail preoccupate di amici e parenti per chi è immigrato in Italia. Ma lui, che nel Belpaese ci sta da 35 anni, alla «romenofobia» non crede affatto. «Il popolo italiano resta uno dei più accoglienti. Non a caso questo è il primo paese scelto dai miei connazionali». All’intervistatore che osserva come quello romeno sia il gruppo etnico che commette più reati nel nostro paese, padre Valdman ricorda anche che è il più numeroso e che solo un’esigua minoranza commette reati. Condanna con fermezza i reati ma invita a non generalizzare, «perché si avvertono segnali di tensione che va stemperata. Ad esempio, alcuni mezzi d’informazione stanno esasperando i toni».  

«Dobbiamo rispondere al bisogno di sicurezza contrastando i reati gravi». LA STAMPA dà ampio spazio alle reazioni del ministro degli Affari esteri Franco Frattini dopo che il ministro della Giustizia di Bucarest ha reso note le cifre dei latitanti romeni presenti sul territorio italiano. Frattini ha annunciato «tolleranza zero» nei confronti di chi compie reati, non importa se italiano o romeno, e durante l’incontro con i rappresentanti delle istituzioni di Bucarest ha chiesto l’invio in Italia di altri poliziotti romeni «che collaborino con le forze di sicurezza italiane nel contrasto dei reati che destano particolare allarme sociale». Nei mesi scorsi Bucarest ha inviato in Italia una ventina di poliziotti che, ha ricordato Frattini, hanno aiutato i colleghi a individuare i responsabili dello stupro avvenuto la settimana scorsa a Roma.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

TESTAMENTO BIOLOGICO

LA REPUBBLICA – “Testamento biologico, PD diviso Rutelli e Bianchi si smarcano”. Il nodo è se consentire o meno lo stop all’alimentazione e alla nutrizione. Franceschini se ne occupa personalmente e ha fatto presentare un documento in cui è ammessa l’eccezionalità del caso in cui la sospensione sia espressamente oggetto della dichiarazione anticipata. Ma né Rutelli né la Bianchi sono disponibili.

CORRIERE DELLA SERA – “Testamento biologico, la terza via di Rutelli”, dice in prima pagina il quotidiano di via Solferino. Spiega il catenaccio: «Francesco Rutelli con quattro emendamenti al ddl sul fine vita, tenta di far convergere le varie anime del centrosinistra e il centrodestra in una terza via. L’ultimo emendamento è quello decisivo: in linea con le posizioni del governo, alimentazione e idratazione non rientrano nel testamento biologico…se però il paziente non può decidere, la sospensione deve essere «il frutto di una comune valutazione tra il medico curante, cui spetta la decisione finale, l’eventuale fiduciario e i familiari». Sulla proposta Rutelli  a pag 13 il CORRIERE sente il parere del vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliarello: “«Non siamo distanti, si può discutere»”. 

IL MANIFESTO – Prima pagina per Rutelli, con una grande foto a colori e un titolo a sfondare la foto che recita “Esecutore testamentario”. «L’era Franceschini inizia come era finita quella Veltroni. Il Pd si divide sul testamento biologico. Rutelli si smarca dal partito e dalla proposta Finocchiaro. Dando il via a un lungo addio» riassume in prima. L’analisi va più a fondo nelle due pagine dedicate al tema (la 4 e la 5) e la posizione di Rutelli viene analizzata come uno strappo «Assomiglia sempre più ad un puzzle senza incastro, l'”orientamento prevalente” del Pd sul testamento biologico. Per rendersene conto basta guardare la geografia dei 96 emendamenti al ddl Calabrò…», mentre la capogruppo Pd Dorina Bianchi viene etichettata con un “papalina”.

 


GIUSTIZIA

LA REPUBBLICA – “Intercettazioni, fronda nel Pdl”. Non tutti nella maggioranza sono convinti sia una buona idea impedire le intercettazioni, punendo i giornalisti con il carcere. A cominciare dall’onorevole Bongiorno, An, per la quale “restano uno strumento d’indagine fondamentale”. Alfano temporeggia perché sa che le critiche sono anche interne al centro destra. Berlusconi è impaziente. Dubbi esprime anche Gaetano Pecorella, deputato ed ex legale del premier: le intercettazioni devono avere limiti perché costano molto e invadono la vita privata, «ma per garantire la sicurezza è necessario procedere con molta prudenza prima di renderle tendenzialmente inutilizzabili anche per reati che allarmano la gente».

 

PARTITO DEMOCRATICO

ITALIA OGGI – Nella sezione Primo Piano, ampio spazio al primo giorno lavorativo di Dario Franceschini come neo segretario del Pd. Una giornata lavorativa iniziata alle 9 con un discorsetto ai dipendenti di via Nazzareno perché “si rimbocchino le maniche a lavorino a testa bassa in vista delle prossime elezioni europee”. «Alla fine, se si lavora, i risultati verranno» ha detto l’ex vicesegretario. In serata, Franceschini si fa intervistare dal TG1 dove comunica il suo piano economico per aiutare il paese nel caso fosse al governo: «Faremmo una cosa chiara. Nella crisi non bisogna dimenticare chi da solo non ce la fa. Quindi un’indennità di disoccupazione a tutti coloro che perdono il posto di lavoro, a cominciare dai precari. E un intervento per aumentare i salari più bassi e mettere le famiglie in condizioni di vivere». Il neo segretario ha trascorso la giornata a lavorare sulla sua squadra all’interno del partito. Sicuro ormai l’avvicendamento nel settore dell’organizzazione: al posto di Beppe Fioroni è in arrivo Maurizio Migliavacca al quale spetterà il compito di coordinare le campagne elettorali e di dare compimento alla fisionomia del partito radicato sul territorio. Nessun cambiamento per quanto riguarda i due capigruppo Anna Finocchiaro e Antonello Soro. Per quanto riguarda la successione di Paolo Gentiloni alla Comunicazione, in corsa ci sono Gianni Cuperlo e Andrea Orlando. Rutelli, D’Alema, Marini e Bettini si terranno lontani dagli incarichi. In rampa di lancio ci sono pure Maurizio Martina, il segretario lombardo, Vasco Errani, e Lapo Pistelli.

IL MANIFESTO – È a firma Rossana Rossanda l’editoriale odierno dal titolo “Modello Kadima”. «Il Partito democratico non ha finito di stupire anche i più smagati di noi vecchi. Dei tremila delegati (non si sa da chi, perché non c’è uno statuto) ne sono venuti la metà, l’altra avendolo scordato a avendo supposto che era inutile. Ci avevano avvertito che la metà presente era una base furente, uno tsunami di rifiuto che avrebbe gridato: tutti a casa, ci avete rotto, si ricomincia da zero. (…) La base eversiva non c’era» E ironicamente scrive «C’è voluto più tempo per decidere quale era la miglior canzone a Sanremo che il segretario del Pd nella tempesta» Per poi dichiarare di aver sobbalzato all’analisi di Corriere e Repubblica che danno per imminente la nascita di Kadima anche in Italia. «Non la Spd, né Zapatero, e neppure Barak, fatali socialdemocratici. Ma neanche De Gasperi, neanche la Merkel, neanche François Bayrou già coccolato da Rutelli, men che  meno l’avventuroso Obama: Tzipi Livni (…) Forse a ottobre non andrà proprio così. Ma intanto siamo alla Democrazia cristiana, e ai boss dell’informazione democratica non basta: la famosa transizione italiana deve approdare in Kadima. Non so se mi spiego».

 

OBAMA

IL SOLE24ORE – «Il mio elicottero attuale? Mi sembra del tutto adeguato»: così il presidente Obama ha gelato le aspettative di Agusta Westland, a cui la precedente amministrazione aveva commissionato un ordine da 17 elicotteri per rinnovare la flotta. Tutto è partito dalla necessità di risparmiare e tagliare le spese, una necessità cui aveva fatto riferimento nei giorni scorsi l’ex concorrente di Obama, McCain, facendo proprio riferimento al costo esorbitante dei nuovi elicotteri del presidente: 12 miliardi di dollari (contro un preventivo di 6). Così Obama è uscito con la battuta, che ha fatto ridere pubblico e giornalisti ma non, ovviamente, il colosso italo-britannico-americano, che ha già consegnato 7 elicotteri su 24 ma si vede in forse, per essere cauti, gli altri 17, che tra l’altro costano così tanto perché sono stati modificati proprio per rispondere alle richieste americane. Ma allora alla casa Bianca c’era Bush.

 

ATENEI

IL GIORNALE –  “Presidente ecco l’università da tagliare” è il titolo con cui apre l’inchiesta de IL GIORNALE con cui replica a quanto detto dal Capo dello Stato a proposito dei tagli annunciati per gli atenei. L’inchiesta, definita una guida allo scandalo, passa in rassegna i corsi con un numero sovrabbondante di docenti e le spese pazze, fra queste quelle dell’ateneo di Siena. Alle pagine 4 e 5 i servizi e un box sui dati del ministero secondo cui in Italia ci sono meno laureati che in Cile.

IL MANIFESTO – Grande spazio all’intervento di Napolitano che chiede al governo di rivedere le sforbiciate del duo Tremonti – Gelmini con un titolo che recita “Napolitano scopre i tagli alla ricerca”. «Onda su onda i tagli all’università risalgono il Colle. Che alla prima occasione utile dà voce al disagio comune di studenti e professori….». Sullo stesso tema anche un articolo che annuncia l’arrivo di un ddl Gelmini sul reclutamento e formazione degli insegnanti. “Addio graduatorie, docenti scelti dalle fondazioni”, riassume il titolo. (… Il colpo finale al sistema formativo: la logica aziendalistica dell’equilibrio di mercato tra domanda e offerta degli insegnanti deve sostituire, secondo lei (il riferimento è alla Gelmini), il vecchio modello. Per porre fine al precariato e snellire la burocrazia».

 

INDUSTRIA DEL CACAO

AVVENIRE – Vetrina di pag. 3 dedicata al mercato del cacao. Un settore ad alta concentrazione: sette nazioni danno l’85% della materia prima (ma solo il 35% dei semi è trasformato in loco e la maggior parte dei contadini non può neppure comprare le piante che poi utilizza.), cinque imprese controllano l’80% del commercio, poche altre l’80% del giro d’affari del cioccolato (tre americane: Hershey, mars, Philip Morris; e tre europee: Nestlè, Cadbury-Schweppes e Ferrero), quello che frutta di più. Alla base, speculazioni e sfruttamenti di minori nelle piantagioni, a dispetto delle leggi.

 

BERLUSCONI

IL GIORNALE – Pubblicati brani di un’intervista che il Premier ha rilasciato a Le Figaro. Fra le risposte: «L’Italia è pronta per ripartire perché ha basi solide». «La Torino-Lione si farà». Altri argomenti: federalismo, riduzione degli sprechi e riforma della giustizia.

 

SARKOZY

LA STAMPA – “Sarà l’Europa a rifondare il capitalismo”. Il quotidiano di Torino oggi pubblica un’intervista al presidente francese Nicolas Sarkozy in occasione del vertice a Roma con il premier Silvio Berlusconi e dedica le prime tre pagine al tema con un affondo sull’accordo Enel-Edf per il ritorno del nucleare in Italia. Alla domanda sul rinnovato protagonismo della Francia nella diplomazia internazionale Sarkozy risponde: «Ho tenuto che i nostri partner europei fossero pienamente coinvolti» in queste iniziative, «credo in un’Europa politica, che agisce, che si impegna e che fa sentire la sua voce nel mondo. L’Europa è un fantastico moltiplicatore di potenza. Non siamo mai così forti come quando siamo uniti»». Per quanto riguarda la crisi economica il presidente francese sottolinea il ruolo dei Paesi riuniti nel G20 (il 2 aprile ci sarà il vertice a Londra, ndr):  «Siamo stati noi europei a proporre e ottenere l’organizzazione del primo G20 a Washington, che ha consentito – ed è un risultato storico – di mettersi d’accordo per dare una risposta concreta e concertata alla crisi». All’accusa di protezionismo (soprattutto nel settore automobilistico) Sarkozy risponde di aver «sempre sostenuto la  necessità di un piano europeo» per l’industria automobilistica, «ma nel frattempo bisognava agire» e «lo abbiamo fatto dialogando costantemente con la Commissione europea e nel pieno rispetto del mercato interno». Sul vertice di Roma: «sarà un grande vertice che farà registrare importanti passi avanti, soprattutto in materia di cooperazione energetica»,  e annuncia che Edf ed Enel «costituiranno le due componenti dell’asse energetico transalpino che stiamo varando».

 

ECONOMIA

IL GIORNALE – In prima pagina considera “Adesso tutti vogliono nazionalizzare le banche” dopo che la Ue ha dichiarato che i rischi del credito sono aumentati e ha invitato i Governi a valutare ipotesi di nazionalizzazione. Tremonti: «Andavano fatte prima».

 

SPECIALE FONDAZIONI

AVVENIRE – Nell’inserto c’è una radiografia di come sono e cosa fanno le fondazioni presenti in Italia (quasi 5mila sul territorio nazionale), coi loro finanziamenti all’arte, alla cultura, alla ricerca, alla solidarietà e al terzo settore.

 

RELIGIONE

IL GIORNALE – Il 26 aprile a Berlino si terrà un referendum dopo che sono state raccolte 250 mila firme di attivisti di Pro Reli che raggruppa cattolici e evangelici per abolire la norma che nel 2006 introdusse l’insegnamento unico purchè fosse laico. I pro Reli, appoggiati anche da ebrei e musulmani, vogliono che a scuola si torni a studiare religione visto che l’insegnamento laico non ha- dichiarano – sviluppato tolleranza.


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