Mondo

I migranti che fanno l’impresa

La Fondazione Ethnoland ha dedicato un volume agli immigrati che in Italia hanno scelto la via dell’imprenditorialità per realizzarsi e contribuire così anche allo sviluppo del paese che li ha accolti

di Antonietta Nembri

Sono 165mila le aziende degli immigrati in Italia e ora una ricerca è andata a esplorare questo mondo ancora poco conosciuto. ImmigratImprenditori. Analisi del fenomeno. Analisi, storie e prospettive, (Edizioni Idos, Roma gennaio 2009) è il volume realizzato dalla Fondazione Ethnoland con il supporto dei redattori del “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes” e il contributo di strutture e organizzazioni che si occupano del fenomeno migratorio secondo l’ottica imprenditoriale. Il volume illustra Regione per Regione la storia dell’immigrazione, completandola con i dati statistici sulle imprese, ripartite per paesi di appartenenza e settori di inserimento. Una cinquantina di storie imprenditoriali consentono di unire l’esperienza sul campo alla ricerca scientifica.
Troviamo agricoltori e allevatori di bestiame, anche se in agricoltura sono in tutta Italia appena 2.500 gli imprenditori stranieri, dopo l’edilizia che rimane il settore prevalente, gli immigrati sono inseriti specialmente nel commercio: abbigliamento, artigianato, articoli sportivi, cosmetici, settore alimentare, ma non solo per la vendita di prodotti etnici.  Nella ristorazione i cibi etnici si alternano con prodotti fusion, una via di mezzo tra la “nostra” e la “loro” cucina, mentre altre volte sono offerti solo i nostri piatti tipici. È incipiente la voglia di misurarsi anche in campi più “raffinati”, come piccole case di moda, negozi di artigianato o laboratori odontotecnici.

I numeri
Sono 165.114 (giugno 2008) gli immigrati titolari d’impresa, da intendersi come cittadini stranieri, e non semplicemente come persone nate all’estero, tra i quali vanno inclusi anche gli italiani rimpatriati. Si tratta di 1 ogni 33 imprese registrate in Italia (il 2,7% delle imprese registrate e il 3,3 di quelle attive). Rispetto al 2003 il loro numero risulta triplicato.
Si riscontrano diversi casi di eccellenza, per giunta nel Meridione: in Sardegna, Sicilia e Calabria gli immigrati hanno uguagliato il tasso di imprenditorialità degli italiani e anche in diverse Regioni del Nord e del Centro (Piemonte, Emilia Romagna e Toscana) la situazione è più soddisfacente rispetto alle media nazionale. Milano e Roma sono le Province protagoniste dell’imprenditoria straniera, rispettivamente con 17.297 e 15.490 imprese con titolare immigrato, seguite da Torino con 11.662. Il settore maggiormente privilegiato dagli imprenditori immigrati è quello dell’industria con 83.578 aziende (50,6%). Al suo interno prevale di gran lunga il comparto edile (64.549 aziende, pari a 4 su 10 di quelle gestite da immigrati, per lo più provenienti dall’Est Europa), seguito a distanza dal comparto tessile, abbigliamento e calzature, nel quale si sono posti in evidenza i cinesi.
Il settore dei servizi è distanziato di poco (77.515 aziende e 46,9%) e registra la prevalenza delle aziende commerciali (57.723 e 35,0%), che insieme a quelle edili arrivano a totalizzare quasi 8 ogni 10 aziende con titolare immigrato. Non è stato possibile acquisire i dati sui dipendenti, ma se ai 165.000 titolari d’azienda aggiungiamo le altre 130.000 figure societarie e presupponiamo almeno 200.000 dipendenti complessivamente, arriviamo a un’occupazione che coinvolge circa mezzo milione di persone.
L’équipe del “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes” aveva stimate il gettito fiscale assicurato dagli immigrati nel 2006, risultato pari a circa 4 miliardi di euro. Nel 2007 è salito a 5,5 miliardi di euro l’anno. L’Inps ha accertato che gli immigrati assicurano annualmente un ammontare di 5 miliardi di euro come contributi previdenziali.

La Fondazione Ethnoland crede fortemente nello sviluppo dell’imprenditoria immigrata, per la quale il futuro è promettente, a condizione che gli immigrati riescano a uguagliare lo stesso tasso di imprenditorialità degli italiani, che va da un minimo del 9% al massimo del 12% a seconda delle Regioni. In questo modo potranno essere create altre 200.000 aziende. Nei paesi emergenti nel 2007 sono pervenuti 251 miliardi di dollari risparmiati dagli immigrati e dall’Italia 6 miliardi di euro (dati della Banca d’Italia). Neppure si dovrebbe tacere sugli aspetti positivi del subentro degli imprenditori immigrati. Molti negozi, chiusi dagli italiani, sono stati rilevati da esercenti che svolgono di fatto una funzione positiva per l’ordine pubblico grazie all’avvicendarsi dei clienti, alle insegne luminose e alla vivacità restituita al quartiere altrimenti a rischio di degrado.

www.cisiamo.eu


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