Mondo

E in America Latina il futuro punta sulle ong

Accanto al lavoro nell’educazione e nel sindacato, cresce il peso dei volontari impegnati nella cooperazione. Che gioca un ruolo decisivo nel processo di sviluppo

di Redazione

«Dualismo». Questo il termine più ricorrente nella sezione dello studio Johns Hopkins sul Terzo settore dedicato all?America latina. Che analizzando attentamente il profit in Brasile, Argentina, Perù, Messico e Colombia ha rivelato come, in ciascuno dei Paesi, esso sia nettamente diviso in due parti. La prima composta da organizzazioni non profit e altri enti caritatevoli fortemente legati all?élite socio economica, e la seconda, caratterizzata da nuovi e più informali modelli associativi come le organizzazioni non governative, che rivolge i suoi servizi alle fasce più povere. Dualismo che si riflette anche nei diversi settori di intervento.
La predominanza di lavoratori non profit impegnati nell?educazione (il 43% del totale occupazionale), che riflette il ruolo per anni svolto dalla Chiesa Cattolica in questo campo, dimostra infatti la predilezione della classe medio alta verso i settori ?più nobili? dell?economia civile. Tendenza confermata dal fatto che la percentuale di lavoratori latino-americani impegnati in imprese e organizzazioni sindacali non profit, il 15%, è la più alta tra quelle delle aree geografiche esaminate nello studio (3% nei Paesi dell?Europa occidentale, 10% in quelli dell?Europa orientale e intorno al 4% in altri Paesi industrializzati come Israele, Giappone, Australia e Stati Uniti). Sviluppo e servizi sociali sono, invece, ?terreno? delle organizzazioni non governative e delle associazioni più giovani fortemente radicate a quartieri, villaggi e comunità. Ma anche dei moltissimi volontari che fanno lievitare la percentuale di lavoratori non profit impegnati nei servizi sociali da 9 a 16% e quella dello sviluppo da 7 a 8.4%.
E in futuro? lo studio Johns Hopkins formula alcuni suggerimenti. Dare un?unica identità al Terzo settore fondendo insieme le due ?fazioni? che attualmente lo dividono, quindi sostenere le nascenti realtà non profit con training adeguato e, infine, cementare la collaborazione con le amministrazioni pubbliche.

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