Non profit

Il non profit tra i re del G7

La Johns Hopkins,famosa università americana,ha calcolato quanta ricchezza e occupazione producono le imprese sociali del mondo.Sono davvero tante,come potrete leggere in questo aricolo

di Carlotta Jesi

Se il Terzo settore fosse una nazione, sarebbe la settima potenza economica del mondo, al pari con l’Italia. Una provocazione? Tutt?altro. A dirlo è l?università Johns Hopkins di Baltimora che in uno studio (The Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Project) ha esaminato l?economia civile di 28 nazioni. E, in base a dati del 1995, rivela che il Terzo settore è una vera e propria forza economica e che gli Stati Uniti non sono il paese più socialmente sviluppato. Sono proprio i ?risultati sociali? di 22 sui 28 paesi esaminati a provarlo. Sommando, infatti, i dati dei paesi dell?Europa occidentale (Olanda, Irlanda, Belgio, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Austria, Finlandia), di quella centrale ed orientale (Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia), dell?America Latina (Argentina, Perù, Brasile, Colombia, Messico) e di altre nazioni ?sviluppate? (Australia, Giappone, Israele, Stati Uniti), il non profit rappresenta un?industria da 1100 miliardi di dollari, in cui lavorano a tempo pieno circa 19 milioni di persone (esclusi i volontari) e la cui spesa ammonta, in media, al 4, 7% del prodotto nazionale lordo. ?Ricchezza? che porterebbe il Terzo settore al settimo posto nella classifica delle economie mondiali dietro a Stati Uniti (7.200 miliardi di dollari), Giappone (5.100), Cina (2.800), Germania (2.200), Francia (1.500), a un passo da Regno Unito (1.200), a pari merito con l?Italia e davanti a Brasile, Russia, Spagna e Canada (tutti tra i 500 e i 700 miliardi di dollari). Insomma, quello che solo 4 anni fa era definito un ?continente sconosciuto? dalla stessa Johns Hopkins, oggi è una realtà che fa concorrenza al pubblico e al privato soprattutto per il suo alto potenziale occupazionale. I 18.8 milioni di lavoratori non profit dei 22 Paesi esaminati rappresentano infatti il 5% di tutta l?occupazione (escludendo quella impiegata in agricoltura), il 9.2% di quella nel campo dei servizi e il 30% di quella nel settore pubblico. E nel Terzo settore lavorano più persone che in quello della pubblica utilità (acqua, luce e gas), del tessile, della chimica e dell?editoria, mentre sono quasi alla pari con quelle dei trasporti e delle comunicazioni. Ma quali sono le differenze tra i diversi Paesi e, soprattutto, chi guida la classifica delle nazioni con più occupati nel non profit? Anche se nelle quattro aree geografiche esaminate l?economia civile rappresenta una consistente forza economica, struttura interna e potenziale occupazionale variano notevolmente all?interno dell?Europa e tra diversi Continenti. In generale, il non profit è molto sviluppato nei Paesi industrializzati e ha dimensioni ridotte in quelli ex comunisti o in via di sviluppo. Sul podio dei Paesi con più alta occupazione non profit stanno infatti Olanda (12.4% sul totale degli occupati), Irlanda (11.5%) e Belgio (10.5%) che fanno del Vecchio continente la regione con l?economia sociale più fiorente. E, insieme a Israele (9.2%), precedono di molte lunghezze il Paese per anni considerato culla e terreno fertile del non profit: gli Stati Uniti. Ma se alcuni Paesi dell?Europa occidentale guidano la classifica, altri, non superano il 5% collocandosi in fondo alla classifica non lontano da Argentina, Brasile e Perù. E la stessa sorte condivide, a sorpresa, un altro Paese altamente industrializzato come il Giappone. Come spiegare queste variazioni? Secondo alcuni in termini di qualità e dimensione del servizio sociale pubblico (migliore è il sistema di previdenza sociale di un paese, minori sono le esigenze dei suoi abitanti e, quindi, le dimensioni e la portata del Terzo settore). Risposta non condivisa dalla Johns Hopkins per due ragioni. I risultati dello studio non confermano (su 10 Stati con bassi livelli di assistenza sociale solo 4, Irlanda, Australia, Argentina e Stati Uniti, hanno un settore non profit molto sviluppato e su 9 Paesi con efficienti servizi sociali governativi, 4, Olanda, Belgio, Israele e Regno Unito, hanno una consistente economia civile e 5 no) e la teoria si basa su un antiquato modo di intendere il sociale. Cioè come risposta, su base volontaristica, ai bisogni di emarginati che non vengon considerati dallo Stato e dal mercato. Giudizio un po? riduttivo e che i dati dello studio smentiscono: se infatti quello dei servizi sociali con il 18% di lavoratori, insieme a educazione (30%) e salute (20%), è uno dei tre settori in cui si concentrano i 2/3 dell?occupazione non profit, molte sono le nuove aree di intervento del Terzo settore (la cultura tallona le prime tre con il 15%). Vedi tabella per i dati

Impero del bene
Stati Ricchezza (miliardi di $)
Stati Uniti 7.200
Giappone 5.100
Cina 2.800
Germania 2.200
Francia 1.500
Gran Bretagna 1.200
Continente non profit 1.100
   
Non profit nei 22 Paesi esaminati
Lavoratori stipendiati 18,8 milioni
Occupazione mondiale 5%
Nei servizi 9,2%
Nel settore pubblico 30%
Fonte: Johns Hopkins University


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