Formazione

Qui paghi due, doni uno

Centomila volontari distribuiranno sacchetti da riempire di prodotti per chi la spesa non la può fare. L’iniziativa è del Banco alimentare, che nel ‘97 ha distribuito 20 mila tonnellate di prodotti.

di Redazione

Anche gli italiani hanno fame. La fame vera, la povertà che non vuol dire non potersi permettere la macchina o la vacanza, ma quella che fa mangiare, magari, una sola volta al giorno. Sono sette milioni gli italiani che vivono sotto la soglia dell?indigenza, e di questi un milione e mezzo ricevono regolarmente aiuti alimentari dalle associazioni caritative, dai parroci, dalla Croce Rossa. Sfruttando proprio quello che molte aziende buttano via, prodotti a perdere benché siano in ottimo stato e perfettamente commestibili. A distribuirli, la Fondazione Banco alimentare, nata nel 1989 dall?incontro di Danilo Fossati, patron della Star, con monsignor Luigi Giussani, uno dei padri del cattolicesimo ambrosiano. Fossati non ne poteva più di vedere in discarica i suoi prodotti ancora buoni, Giussani l?ha aiutato a pensare che potessero servire agli indigenti. Un?intuizione giusta, dato che oggi il Banco alimentare è diventato una vera e propria holding della solidarietà presente in 16 città d?Italia, che nel 1997 ha distribuito 20 mila tonnellate di prodotti a 3500 organizzazioni e 550 mila indigenti, per un valore di oltre 100 miliardi di lire. Il trend è in crescita: quest?anno si è già arrivati a 4000 associazioni e più di 600 mila utenti. Quasi tutte famiglie povere. «La fame, quella vera, è arrivata anche da noi» conferma Marco Lucchini, direttore del Banco. «Solo che è sommersa, discreta, perché certe cose non si mettono in piazza e anche perché la nostra cultura privilegia la casa. Per cui ci sono persone che mangiano un piatto di minestra al giorno per pagare l?affitto. Se non fosse così Milano o Roma diventerebbero come Calcutta, con i poveri in strada». Esagerato? Il Banco alimentare all?inizio della propria attività distribuiva prodotti soprattutto a comunità, mense e istituti. Oggi il 70% dei prodotti va a singole persone e a nuclei familiari: italiani poveri, disoccupati, anziani, famiglie numerose, genitori (per lo più madri) separati con figli a carico. «Il nostro sforzo è quello di migliorarci sempre», aggiunge Lucchini. «Se all?inizio avevamo solo scatole e sacchettoni di pasta, adesso siamo come un supermercato: tanti prodotti, tanta scelta. Non si può mangiare carne in gelatina tutto l?anno, o dare prosciutto a un immigrato islamico». Così nei depositi del Banco sono allineati prodotti Star, Barilla, Ferrero e merce invenduta di Esselunga, Coop, Rinascente, Standa. Magari quella con la confezione un po? schiacciata o l?etichetta storta che i consumatori sazi lasciano sullo scaffale. «Da parte delle imprese la disponibilità è enorme», dice ancora Lucchini. «Meno da parte dello Stato, che penalizza la generosità con una serie di lacci fiscali insopportabili: tra bolle, Iva e contabilità abbiamo dovuto impegnare una persona a tempo pieno e un?altra part-time, gli stessi costi che si devono sobbarcare le aziende che vogliono aiutarci. Una tassa sulla solidarietà». In attesa che Visco se ne accorga, il Banco lancia anche quest?anno la sua grande raccolta, la ?Colletta alimentare? in 1500 supermercati italiani. Un?iniziativa che è già realtà in 9 stati europei, Canada e Stati Uniti, e dall?anno scorso è sbarcata da noi. Sabato prossimo, 28 novembre, 100 mila volontari del Banco chiederanno ai clienti di riempire un sacchetto e di consegnarlo all?uscita. L?anno scorso sono state raccolte così 1700 tonnellate di prodotti. Quest?anno? Si punta al raddoppio. Come aiutarli Sabato 28 novembre è la Giornata nazionale della Colletta alimentare: il Banco alimentare ha bisogno di circa 100 mila volontari che distribuiscano ai clienti di 1500 supermercati italiani gli speciali ?sacchetti della solidarietà? che ciascun cliente potrà riempire con alcuni prodotti da destinare agli indigenti. Per partecipare alla Colletta come volontari si può chiamare di-rettamente la Fondazione Banco Alimentare di Monza (Milano), telefono 039320337.


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