Sostenibilità

In piazza e in tribunale

di Redazione

La questione rigassificatore a Brindisi nasce nel 2003, ma le associazioni ambientaliste faticarono non poco per capire quanto stesse accadendo: non esistevano infatti documenti ufficiali. Iniziarono quindi le contestazioni nei confronti dei rappresentanti locali di Comune e Provincia che rilasciarono le autorizzazioni senza rispettare le procedure comunitarie e la normativa Seveso e senza il mandato delle rispettive assise, consentendo la nascita di tale impianto a 3 chilometri dal centro abitato. Gli arresti di parte della classe politica e manageriale della società Brindisi Lng scoperchiarono un sistema corruttivo e affaristico a danno della città. L’insediamento delle nuove giunte locali, l’appoggio deciso del presidente della Regione Puglia, le manifestazioni dei cittadini che per ben cinque volte sono scesi in piazza, hanno consentito un temporaneo blocco delle autorizzazioni, l’avvio della procedura d’infrazione per l’Italia da parte della Commissione Europea e l’iter postumo della Valutazione d’impatto ambientale dalla quale la società proponente era finora sfuggita. Anche se a livello locale si chiedeva l’annullamento delle autorizzazioni con l’avvio della procedura di autotutela da parte dello Stato italiano, la Via postuma ha prodotto al momento un esito negativo da parte della Regione Puglia, anche grazie alle osservazioni poste in seno alle conferenze dei servizi dal WWF e dalle pubbliche amministrazioni che intravedevano oltre ai danni ambientali, tra cui l’occupazione di un sito precedentemente inquinato senza prevederne la bonifica, il blocco delle attività portuali che il traffico delle navi gasiere avrebbe prodotto data la particolarità morfologica del porto. Intanto, attendendo il parere definitivo del ministero delle Attività produttive, sul cantiere permane il sequestro giudiziario quale corpo di reato.
Fabio Protopapa – WWF Brindisi

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