Politica

Non sono solo affari della Cina

Energia, infrastrutture, rimesse. Il "cervello" della politica italiana nel continente annuncia che al G8 della Maddalena una giornata sarà dedicata al continente nero

di Redazione

«Al G8 l’Africa non verrà a prendere un caffè». Parola di Giuseppe Morabito, direttore generale per i Paesi dell’Africa subsahariana del ministero Affari esteri, il “cervello” della politica italiana nel continente nero. Di ritorno da un tour di cinque giorni in Angola, Nigeria, Sierra Leone e Senegal con il titolare della Farnesina, Franco Frattini, si prepara già al G8 della Maddalena, che all’Africa, spiega, «dedicherà non qualche momento ma una giornata intera di lavori. Insieme ai leader del G8, ci saranno i presidenti dell’Unione africana e della Commissione africana e i capi di Stato dei Paesi fondatori del Nepad, il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa: Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica».
Vita: Cosa è emerso durante i colloqui in Africa?
Giuseppe Morabito: Bisogna innanzitutto rompere un pregiudizio. L’Africa non è solo un continente di guerre, bambini soldato, malattie e povertà estrema. È il continente delle opportunità. Questo è il messaggio di fondo che ha caratterizzato i colloqui di Frattini nei Paesi visitati. Con la Nigeria e l’Angola il nostro Paese intrattiene importanti relazioni commerciali.
Vita: Il petrolio?
Morabito: Non solo. L’energia è sicuramente un aspetto importante, ma ci sono possibilità per le aziende italiane anche sul fronte delle infrastrutture, dalla costruzione di strade e case alle centrali idroelettriche. In Angola il presidente ci ha chiesto di collaborare a un piano di edilizia civile che prevede la costruzione di edifici ad uso abitativo per un valore di 50 milioni di dollari. In Nigeria il nostro governo ha incoraggiato uno sfruttamento sostenibile delle risorse minerarie, attento all’impatto ambientale e ai benefici per le popolazioni locali.
Vita: In Nigeria Frattini aveva parlato del possibile invio di aerei da ricognizione per monitorare la sicurezza delle imprese italiane nel delta del Niger. Il Movimento per l’emancipazione del delta del Niger ha risposto minacciando di colpire gli interessi italiani nella regione. Qual è la conclusione? Il pattugliamento ci sarà?
Morabito: Non ci sarà nessun invio di aerei. Le parole del ministro sono state fraintese. Frattini si è limitato a sollevare il problema della sicurezza con le autorità locali e a incoraggiare aziende, come l’Eni, che si preoccupano di unire allo sfruttamento petrolifero programmi sociali.
Vita: In Senegal Frattini ha annunciato un piano per lo sviluppo del settore privato e dell’imprenditoria locale da 20 milioni. Cosa prevede?
Morabito: Il fondo favorisce chi dall’Italia vuole tornare in Senegal per investire in attività produttive. L’idea di fondo è quella di integrare le rimesse degli immigrati in modo che abbiano un impatto sullo sviluppo economico.
Vita: Il ritorno in Senegal è condizione preventiva per accedere a questi fondi?
Morabito: No, non c’è condizionalità.
Vita: Il giorno dopo la partenza di Frattini, il presidente cinese Hu Jintao ha firmato, sempre a Dakar, un accordo che prevede 90 milioni di donazioni e prestiti. Se l’Africa è un’opportunità, l’Italia non è arrivata tardi?
Morabito: Sui mercati internazionali la concorrenza ci sarà sempre. Adesso in Africa c’è la concorrenza nuova della Cina, che non preoccupa solo l’Italia ma anche gli altri Paesi europei. Noi dovremmo puntare sulla qualità. Non c’è paragone fra le infrastrutture realizzate dal nostro Paese e quelle cinesi, e di questo le autorità locali sono consapevoli. Le imprese italiane che investono in Africa utilizzano inoltre manodopera locale, anche qualificata.


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