Volontariato

Dal 2010, 40mila volontari l’anno

Intervista al sottosegretario delegato Carlo Giovanardi

di Redazione

È l’impegno dell’esponente azzurro. Che aggiunge: «Corsia preferenziale per il privato sociale rispetto agli enti pubblici»Carlo Giovanardi del servizio civile nazionale si sente un po’ il papà. Al momento del varo di questa (allora) strana forma di volontariato che andava a sostituire l’obiezione di coscienza, lui era esattamente nella posizione di oggi. Sottosegretario con delega. Otto anni dopo, però, proprio Giovanardi ha deciso di rompere gli indugi e di rivoluzionare la sua creatura. Obiettivo? Creare le condizioni perché «dal 2010 il contingente di volontari si attesti stabilmente sulle 40mila unità».
Vita: Perché?
Carlo Giovanardi: Il successo di questi anni, gratificante quanto tumultuoso, ha fatto emergere fra tante luci anche alcune criticità.
Vita: A cosa si riferisce?
Giovanardi: In primo luogo allo squilibrio territoriale. Campania e Sicilia da sole raccolgono oltre un terzo dei volontari. Al Sud per ogni dieci posti ci sono venti domande, mentre al Nord ne contiamo solo sette. Sono disparità da correggere.
Vita: Come?
Giovanardi: Introducendo orari più flessibili. Se un giovane non riesce ad impegnarsi per 30 ore la settimana, lo faccia per meno. Ovviamente anche la “paga” sarà ridotta in proporzione.
Vita: Altri problemi?
Giovanardi: La convivenza fra enti pubblici e privato sociale. Io credo che il privato sociale meriti un occhio di riguardo. Ai grandi Comuni che impiegano centinaia di volontari chiederemo la disponibilità a cofinanziare il sistema. Una richiesta che naturalmente non potrà venir estesa a chi si occupa di assistenza a malati o disabili. Poi c’è il capitolo Regioni.
Vita: Quale sarà il loro ruolo?
Giovanardi: Il servizio civile dovrà essere omogeneo su tutto il territorio nazionale. Questo va chiarito. Se quindi una Regione è interessata, dovrà partecipare al finanziamento e assicurare un determinato standard. Ovviamente è giusto che in questo caso la Regione in questione concorra anche alla selezione dei progetti. Altrimenti liberi di farsi e pagarsi il loro servizio civile regionale.
Vita: Intanto però si torna a parlare di obbligatorietà. Cosa ne pensa?
Giovanardi: Gestire mezzo milione di giovani non è una cosa così facile. Si tornerebbe agli ultimi anni di obiezione di coscienza, quando molti ragazzi passavano il tempo a far fotocopie. Altri tempi.
Vita: L’esperienza di un bando ad hoc come quello per Napoli sarà riproposta in caso di necessità?
Giovanardi: Non credo. Così come sono contrario alla quote di riserva per ciechi e grandi invalidi.
Vita: Il suo primo atto dopo l’insediamento è stato quello di spostare la data della Giornata del servizio civile dal 15 dicembre (scadenza che richiama alla legge sull’obiezione di coscienza) al 6 marzo. Un messaggio per marcare la distanza fra vecchi obiettori e nuovi volontari?
Giovanardi: È stata una scelta politica. Noi oggi rappresentiamo una realtà che supera lo storico steccato che divideva chi faceva il militare e chi no. Il servizio civile oggi invece esalta l’atto volontario di chi vuole servire la patria in modo diverso, ma analogo ai militari.
Vita: Infine il Papa. L’udienza dei volontari in Vaticano del 28 marzo ha scatenato molte polemiche?
Giovanardi: L’Ufficio nazionale infatti aveva ipotizzato di riconoscere dei crediti formativi solo a chi avrebbe partecipato a quella giornata. Una piccola discriminazione su cui abbiamo fatto marcia indietro.


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