Formazione

Servizio civile Tutto da rifare

In anteprima tutte le novità del progetto di riforma

di Stefano Arduini

La legge del 6 marzo 2001 compie otto anni. E si accinge ad andare in pensione. Il governo infatti si appresta a varare una riforma che cambierà, in alcuni passaggi anche radicalmente, i connotati del sistema. A partire
da un più attento bilanciamento geografico
e da un nuovo meccanismo di finanziamento
Al servizio civile nazionale, per il suo ottavo anniversario sarebbero davvero da inviare «vivi e sentiti auguri». Mai infatti nella sua ancora breve storia un compleanno è stato così carico di incognite. Di certo c’è che in appena otto anni si è chiusa un’epoca. Quella inaugurata dalla legge istitutiva, la n. 64 del 6 marzo 2001. Una norma che oggi appare spuntata di fronte all’evoluzione di un sistema che in pochi anni è arrivato a coinvolgere migliaia di ragazzi e di enti (nel momento in cui scriviamo, 17 febbraio alle ore 12, il contatore ufficiale dell’Ufficio nazionale registra 3.798 enti e 31.783 volontari in attività, 12.370 dei quali avviati all’inizio del 2009).

LE RISORSE
I problemi sul tappeto sono tanti. In cima alla lista c’è il tema del finanziamento. La ghigliottina della crisi si è abbattuta anche sul servizio civile. Per il 2009 la Finanziaria assegna all’ufficio nazionale un budget di 171 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti circa 40 milioni di riduzione dei costi e, forse, altri 40 milioni stanziati direttamente dalla presidenza del Consiglio (almeno così è stato annunciato). Il risultato è che quest’anno, in base al documento di programmazione che viene presentato martedì 24 febbraio, con le risorse relativa all’annualità in corso saranno avviati 26mila volontari ai quali vanno sommati circa altri 14mila giovani finanziati però con il budget dell’anno scorso. Nel frattempo il 2008 si chiuderà con il risultato peggiore, in termini di ragazzi avviati, degli ultimi cinque anni. L’anno scorso infatti nel sistema del servizio civile sono “entrati” appena 27.011 volontari.
Dopo la stagione d’oro 2005/2006 la tendenza è quindi in picchiata. Come risalire la china? Il jolly che il governo si appresta a giocare è una legge delega sul servizio civile, che di fatto manderà in pensione la “costituzione” del 2001. Un documento che il gruppo tecnico per la revisione della normativa consegnerà nelle mani di Carlo Giovanardi entro la fine del mese. Su questo specifico punto i tecnici del sottosegretario prevedono che i progetti presentati da enti che operano esclusivamente in ambito regionale e provinciale siano interamente finanziati con risorse messe a disposizione dalle Regioni e dalle Province autonome. Una vera e propria svolta. Ammesso, naturalmente, che le Regioni diano disco verde alla riforma.
Proprio in questi giorni sul tema è in corso un fitto scambio di vedute fra l’assessore veneto alle Politiche sociali Stefano Valdegamberi (in qualità di portavoce per le Regioni in materia di servizio civile) e lo stesso Giovanardi. Al centro lo spazio che nella nuova impalcatura dovranno avere gli enti locali. Che secondo Valdegamberi dovrà essere un ruolo definito e non accessorio nella gestione del sistema complessivo. Insomma, le Regioni vogliono stare a pieno titolo nella cabina di comando.

GLI SQUILIBRI GEOGRAFICI
Campania e Sicilia attualmente assorbono quasi il 40% dei volontari. E il settore “Sud e isole “rappresenta oltre il 55% dell’intero sistema. Si potrebbe dunque calcolare che, per esempio, un contribuente lombardo versi attraverso la fiscalità generale (la misurazione è fatta sui dati 2008) al fondo per il servizio civile con 7,98 euro. Mentre un cittadino siciliano contribuisca con 2,79 euro (a fronte di una media nazionale di 5,26 euro). Questo malgrado il ritorno economico pro capite, in termini di servizi offerti dai volontari sul territorio, ammonti per un milanese a 2,72 euro e per un palermitano a 10,49 euro. Insomma, da qualunque parte lo si voglia vedere lo squilibrio verso il Mezzogiorno è ormai sempre più marcato. Uno sbilanciamento che sconta anche una diversa popolarità che il servizio civile vanta a seconda della latitudine: evidentemente 433 euro al mese attirano molto di più al Sud che in Settentrione.
La bozza Giovanardi mira a recuperare un maggiore equilibrio attraverso una rimodulazione dell’orario di servizio. Si suppone, in altri termini, che un impegno meno gravoso delle 30 ore settimanali possa diventare maggiormente appetibile per i giovani del Centro-Nord. Una soluzione che verrebbe incontro anche alle esigenze delle Regioni.

L’ACCREDITAMENTO
La nuova legge prevederebbe una revisione del sistema di accreditamento con l’obiettivo esplicito di stringere le maglie al fine di limitare l’ammissione agli enti ed organizzazioni pubblici e privati che dimostrino una effettiva condivisione dei valori di difesa della patria e di impegno sociale. Attualmente gli enti accreditati superano quota 3mila con oltre 55mila sedi di attuazione. Ovvero quasi il doppio


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