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Clandestini al pronto soccorso: meno 15%

Un monitoraggio nei principali ospedali di Milano e Roma. Quasi ovunque un calo. Ma in molte strutture ci sono già segnali di risalita

di Redazione

MILANO

NIGUARDA: Cifre precise ancora non sono disponibili, “ma la sensazione è che al pronto soccorso dell’Ospedale Niguarda si sia registrato un calo del 15-20% negli accessi di immigrati”, in seguito alle notizie dell’emendamento al pacchetto sicurezza sulle cure mediche ai clandestini. Parola del direttore del pronto soccorso,
Daniele Coen, che ricorda come la struttura vanti 5mila accessi l’anno, con il 5% dei pazienti che si presentano ogni giorno costituito proprio da stranieri. Oltre ai numeri in lieve calo, comincia a diffondersi la preoccupazione, e c’è chi rinuncia alle cure o le rimanda per timore di una segnalazione. “Come nel caso di un paziente giunto nei giorni scorsi già molto grave, e poi ricoverato in rianimazione per una severa infezione con necrosi – racconta Coen – Quando gli abbiamo chiesto perchè non si fosse presentato prima, ha riposto che era clandestino e aveva paura”.

POLICLINICO E MANGIAGALLI: È di circa il 15% il calo stimato degli accessi degli stranieri al pronto soccorso e agli ambulatori dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano, in seguito al via libera dell’emendamento al ‘pacchetto sicurezza sui clandestinì. Una lieve riduzione iniziata fin dalla diffusione delle prime notizie sul
provvedimento, che però non sembra aver toccato l’ospedale Mangiagalli. D’altro canto qui, nel caso si presenti una straniera irregolare in attesa di un figlio, viene fornita alla donna la documentazione per richiedere il permesso temporaneo.

SAN PAOLO: Qui il calo di accessi è notevole, repentino e recente. “Fino a tutto gennaio -spiega infatti Cesare Bernasconi, primario del Pronto soccorso dell’azienda ospedaliera San Paolo di Milano- non abbiamo verificato una diminuzione statisticamente degna di nota degli accessi di cittadini stranieri ‘irregolarì al nostro pronto soccorso, accessi che stimiamo siano valutabili nel 12-15% circa del totale. Diversa la situazione delle ultime due settimane. In questo periodo, infatti -precisa il medico- abbiamo registrato un calo degli accessi alla nostra struttura da parte di questa fascia di utenti che si aggira intorno al 50%”. La struttura è in prima linea nel capoluogo lombardo nell’assistenza agli stranieri, e vanta tra l’altro un ambulatorio per le donne immigrate.

SAN CARLO BORROMEO: Nessun calo di accessi, a gennaio 2009 rispetto allo stesso mese dell’anno prima, nell’ambulatorio dei codici bianchi (che dovrebbero andare dal medico di famiglia) dell’ospedale San Carlo Borromeo di Milano. “Si tratta di una struttura particolarmente gettonata dagli immigrati, in cui il 32% degli accessi è composto proprio da stranieri extracomunitari -spiega Giovanni Ruggeri, responsabile della comunicazione della struttura- Gli immigrati che non vogliono farsi riconoscere, e che dunque classifichiamo come Stp (stranieri temporaneamente presenti), rappresentano l’1,80% di questo 32%, cioè 180 persone in un mese.
Ebbene, se esaminiamo la proiezione del mese di gennaio 2009 rispetto a gennaio 2008, si registra un calo dello 0,16% degli irregolari”.
Dunque una riduzione minima. “Invece una certa preoccupazione c’è: molti sempre più spesso chiedono informazioni -spiega Ruggeri- vogliono sapere come si comporta l’ospedale rispetto a questa misura prevista dall’emendamento al pacchetto sicurezza. E noi – conclude – li rassicuriamo”. 

 

ROMA

SAN GALLICANO: Un altro centro di riferimento è la struttura complessa di medicina preventiva delle migrazioni, del turismo e di dermatologia tropicale del San Gallicano, a cui si rivolgono circa 180 persone al giorno, di cui l’85%
stranieri. Anche qui l’effetto dell’emendamento leghista è svanito in fretta. “Nei due giorni successivi al via libera del Senato c’è stata -spiega il primario della struttura, Luigi Toma– una riduzione del 10% del numero degli stranieri. Ma subito dopo, grazie anche al nostro lavoro di informazione, tutto è tornato alla normalità. Abbiamo spiegato bene a tutti che noi medici non ci sentiamo di segnalare i
clandestini. Non è il nostro compito”.

POLICLINICO UMBERTO I: Nessuna sostanziale variazione anche al Policlinico Umberto I di Roma. Qui il numero degli stranieri che chiede soccorso sanitario è stabile sopra ai 200. Per l’esattezza 231 nei primi dieci giorni di febbraio, 269 nei primi dieci giorni di gennaio, e 222 nella prima decade di dicembre 2008. Anche riguardo i ricoveri i dati sono abbastanza allineati: 34 dal primo al dieci febbraio, 40 nei primi dieci giorni di gennaio, 34 nella prima decade dello scorso dicembre.

SAN CAMILLO FORLANINI: Qui a chiedere soccorso e cure sono più di 100 stranieri al giorno. Confrontando però la decade 7-17 febbraio di quest’anno con quella del 2008 si nota un leggero calo degli accessi. Se quest’anno, a varcare l’ingresso del Pronto soccorso del San Camillo sono stati infatti 111 stranieri, immigrati e non, l’anno scorso, nello stesso periodo, erano 132.

OSPEDALE GRASSI DI OSTIA (ROMA): Un’area della Capitale con un’alta concentrazione di immigrati è la zona del litorale romano. Significativo è quindi il dato emerso all’ospedale Grassi di Ostia dove, sostanzialmente, l’emendamento
leghista non ha prodotto scossoni sul numero degli accessi di immigrati al Pronto soccorso. A parte i primi due-tre giorni dopo il sì del Senato al provvedimento.
«Dopo l’ok di Palazzo Madama» spiega il direttore sanitario Lindo Zarelli, «siamo passati da circa 35 accessi al giorno a meno di 20. Considerando sia il Pronto soccorso generale che quello ostetrico. Ma dopo un’accurata campagna di informazione sui media, e l’affissione in ospedale di cartelli e locandine, gli immigrati hanno capito che qui nessuno di loro rischiava di essere segnalato alle forze
dell’ordine».

SERVIZIO DI MEDICINA SOLIDALE E DELLE MIGRAZIONI (POLICLINICO
TOR VERGATA): In questa struttura, di assoluto riferimento per gli immigrati, la proposta leghista non ha prodotto nessun effetto. Almeno da un punto di vista strettamente numerico. La media degli accessi all’ambulatorio è infatti rimasta stabile: circa 50 al giorno, di cui il 70% immigrati, soprattutto donne. Qualcosa però è cambiato.
«Questa proposta della Lega e il clima di intolleranza che si respira
nel nostro Paese» spiega la responsabile del servizio, Lucia Ercoli, «hanno generato molta preoccupazione tra gli stranieri, clandestini e non. Molti, durante le visite, ci hanno confessato di voler abbandonare l’Italia».

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