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Berlusconi affonda Soru e Pd
Il voto in Sardegna accelera la crisi della leadership di Walter Veltroni
Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
Giornali concordi nel legare strettamente l’esito del voto regionale in Sardegna, con la vittoria del candidato di Berlusconi, Cappellacci, alla profonda crisi del Partito Democratico e della leadership di Veltroni.
“Sardegna, la vittoria di Berlusconi”, titola IL CORRIERE DELLA SERA. Affluenza in calo, l’Udc all’8%. Il Centrodestra al 55%, centrosinistra fermo al 40. Cappellacci, insomma, come ricorda il CORRIERE “travolge Soru”. Si tratta però di una vittoria personale del premier. Scrive via Solferino: «Ha vinto la scelta di Berlusconi di scendere in capo in prima persona per spingere il proprio candidato». Aldo Cazzullo firma il ritratto di mr Tiscali sotto il titolo “E Silvio affondò l’astro nascente”: «Soru era molto di più del presidente della regione Sardegna e forse non era solo «il nostro piccolo Berlusconi», come lo definì l’altro grande sardo Cossiga. Sferzante Cazzullo qualche passaggio più in là: «Quando è venuto in Sardegna l’inviato di Le monde, Soru ha rilasciato un’intervista di silenzi, lunghi anche 30 secondi, quando il malcapitato pensava che la risposta fosse finita e tentava un’altra domanda, lui chiedeva un po’ stizzito: Per cortesia non mi interrompa». La chiave della sconfitta sta nell’errore strategico di Soru che «conscio delle divisioni del centrosinistra e della sua debolezza endemica nell’isola, ha tentato di risvegliare l’orgoglio sardo contro l’invasore brianzolo, e magari ha incominciato a fare un pensierino anche alla partita nazionale. Intervistato per Vanity Fair dal conterraneo Pino Corrias che gli chiedeva della successione a Veltroni, ha risposto: «Per governare non si deve necessariamente essere simpatici». A pag 5 infatti festeggia Berlusconi: ci avevo messo la faccia, mentre nell’altro titolo alla stessa pagina Ugo Cappellacci, figlio dello storico commercialista di Berlusconi, si smarca dal suo mentore: «Suddito? No ho carattere». “E il Pd in frantumi litiga sulla leadership”. Il titolo di pag. 6 riassume la grave crisi in cui è ricaduto il Pd, partito sotto choc, secondo il CORRIERE. Il Dietro le quinte è firmato da Maria Teresa Meli: «È probabile che i dalemiani tentino di accelerare i tempi per il cambio della guardia al vertice del partito, senza aspettare il congresso di ottobre».
“In Sardegna vince il Pdl. Soru sconfitto, cede il Pd”: LA REPUBBLICA, oltre al titolo d’apertura in prima, dedica al voto sardo due pagine. La cronaca della serata fra lentezze nello scrutinio e altalenanti proiezioni finché alle 23.30 il cauto Ugo Cappellacci ha sciolto la riserva con un «mi aspettavo una vittoria non di queste proporzioni» (spalleggiato da Gavino Sanna, suo uomo immagine in queste elezioni). In effetti il Pd perde 11 punti, l’Udc raddoppia e va a quota 10% mentre il Pdl stacca il partito rivale di quasi 15 punti. Buona comunque l’affermazione dell’ex governatore Renato Soru: personalmente prende 5 punti in più rispetto alla coalizione che lo ha “appoggiato”. Si capisce la sua delusione raccontata da Sebastiano Messina: “Il giorno più amaro del Governatore «Ho servito la mia terra, ora sono stanco»”. Una giornata in solitudine per Soru che dice soltanto: «L’unica cosa che posso dire è che in questi anni ho servito la Sardegna onestamente e al meglio delle mie possibilità. Abbiamo proposto un programma di grande innovazione: i sardi hanno deciso diversamente. O noi non siamo riusciti a spiegarlo o non sta nelle corde della maggioranza degli elettori. Comunque i cittadini hanno scelto e bisogna avere il massimo rispetto della loro scelta». In appoggio Goffredo De Marchis si dedica alle reazioni: “Berlusconi: ci ho messo la faccia. Democratici shock, Veltroni sotto tiro”. Il segretario del Pd aveva appoggiato Soru, anche contro una parte del Pd locale. Oggi si riunisce il coordinamento del partito. Alla riunione ci sarà anche lo sfidante Bersani… Il commento è di Massimo Giannini: “La prova di forza del cavaliere”: «l’invasore non solo è passato. Ma ha dimostrato di essere il “padrone d’Italia”», scrive amaramente. Con questa vittoria così personalizzata, Berlusconi «rafforza il ruolo del Sovrano Indiscutibile. Regola, una volta per tutte, i conti con la sua maggioranza». Quanto al futuro del Pd, la sconfitta rischia «di suonare come una doppia campana a morto». Per Soru, anzitutto, ma soprattutto per Veltroni e la sua leadership, entrata in un «vicolo cieco». Per uscirne urge almeno un congresso.
Una foto con Berlusconi e Cappellacci apre la copertina de IL GIORNALE sotto al titolo “Sardegna, colpo di grazia alla sinistra” e a pagina 4 Adalberto Signore analizza “Sull’isola l’effetto Berlusconi: «Dove metto la faccia io, si vince»”. Il dopo Soru è passato in rassegna da Mario Giordano che scrive un editoriale dal titolo che gioca sul nome di Veltroni: “Una walterloo dopo l’altra” e descrive le ultime tappe del «rabdomante dell’insuccesso». Scrive «La verità è che si è costruito un’immagine perfetta, nutella e champagne, ma tutte le volte che è andato a misurare la sua presunta forza a suon di voti s’è preso scoppole memorabili». E poi il direttore del quotidiano mette sotto la lente d’ingrandimento il Pd che ormai è «in formato Beirut, con giunte che crollano, questione morale nascosta sotto al tappeto, voti che scappano, deputati che si ribellano, un progetto che non sta più in piedi». Da una parte Rutelli che tira verso il centro, dall’altra D’Alema che vuole recuperare Rifondazione &C. Infine l’affondo: «Veltroni non sarà preoccupato dalla sconfitta elettorale di Soru poiché ha tolto di mezzo un pretendente alla sua poltrona di segretario del Pd». IL GIORNALE è generoso sui retroscena. A pagina 5 una foto dai toni gioviali fra D’Alema e Bertinotti rivela un avvicinamento fra le due anime della sinistra e nel pezzo, a firma Lces, D’Alema a proposto dell’incontro con Fausto Bertinotti ha chiosato «Il Pd? non può essere autosufficiente». Sempre LCes fa sapere che stamattina Veltroni presiede il coordinamento nazionale alla presenza di Bersani, futuro antagonista per la segreteria. E riporta le parole di alcuni fedelissimi che ieri sera affermavano: «A mollare non ci pensa nemmeno» e che Veltroni ha scartato l’ipotesi del congresso che invece viene sollecitata da alcuni come Stefano Ceccanti: «La cosa migliore sarebbe anticipare il congresso: 4 mesi di guerriglia strisciante possono solo farci male». I commenti sono affidati a Peppino Caldarola che dalla prima analizza il caso politico di Veltroni “Un fallimento su tutti i fronti” perché anche «il suo fedelissimo Tonini chiede di indire il congresso». Stefano Filippi fa un ritratto di Soru, “il padre padrone licenziato”, il tycoon che sognava di sfidare Berlusconi. Nonostante l’acquisto dell’Unità, gli attacchi quotidiani al premier e 4 anni di amministrazione autoritaria, il Bill Gates di Sanluri è stato mandato a casa dai suoi cittadini”. Ma la sconfitta non è solo in Sardegna per la nomenclatura diessina. Matteo Renzi: “Ha spezzato l’oligarchia del Pd” e l’occhiello a pagina 7 spiega “Il cattolico ex Dl vincitore alle primarie a Firenze: «Il popolo di sinistra si è rotto di ratificare le scelte dei vertici»”. Di spalla all’intervista al neo candidato sindaco un fondo di Paola Setti: «Sulle roccaforti rosse sventola la bandiera bianca, ma non è un segno di pace. È un colpo di grazia agli eredi del Pci, poi Pds, poi Ds e infine Pd, sferrato dagli antichi nemici-amici, gli ex Dc poi PPi, poi Margherita e infine Pd».
Due pagine di politica sulla Sardegna per il SOLE24ORE. “In Sardegna la volta del Pdl” è il titolo, ma più che il trionfo della coalizione di Berlusconi si analizza la débacle di Veltroni. Nel consueto “Punto” Stefano Folli parla di «vittoria clamorosa» del Pdl sull’isola, che apre in «modo quasi ufficiale la crisi del vertice del partito veltroniano». È chiaro per Folli che in Sardegna non ha vinto Cappellacci ma lo stesso Cavaliere, che per alcuni si era esposto troppo in questa competizione ma che invece a detta di Folli «aveva visto giusto». Parimenti, Soru ha perso ma il vero sconfitto è Veltroni, che ha perso anche a Firenze dove le primarie hanno premiato lo sconosciuto Renzi, centrista vicinissimo a Rutelli e molto lontano dai capi Ds. Si tratta di un «doppio colpo micidiale» che dà il via alla «resa dei conti».
L’articolo di ITALIA OGGI si concentra sui fattori che hanno inciso sul risultato delle amministrative della regione Sardegna. I motivi sono principalmente due. Il primo, è stata la discesa in campo direttamente del premier che ha messo a correre per un posto di governatore un suo uomo fidato, quell’ Ugo Cappellacci, dottore commercialista, che di politica, su sua stessa ammissione non sa molto. Il secondo fattore, è stato quello che ha dato origine alla consultazione elettorale, e cioè lo scioglimento anticipato della giunta regionale da parte di Soru in polemica con la sua stessa maggioranza. Alcuni consiglieri regionali del suo partito avevano infatti votato con il centrodestra contro un provvedimento regionale per la salvaguardia delle coste. Ma il test regionale, osserva Italia Oggi, ha anche una forte valenza nazionale sulla tenuta del Pd già reduce dalla debacle in Abruzzo. I votanti in Sardegna sono stati 995.688, pari al 67,58%, 3,62 punti in meno delle regionali del 2004. La provincia in cui si è votato di più è stata Nuoro con il 69.54% mentre quella in cui si è votato di meno Carbonia Iglesias con 64,5%. In questa tornata elettorale hanno votato più donne che uomini: 500.548 contro 495.140. «Il primo pensiero sarà rivolto al territorio e alla gente che ho incontrato durante questa campagna elettorale, soprattutto verso i disoccupati. Sarò molto presente nel territorio, così come ho fatto in campagna elettorale» ha detto Cappellacci ieri sera dopo aver appreso che il distacco da Soru era già di cinque punti.
Solo un piccolo richiamo in prima pagina “Sardegna, conteggio a rilento, contestazioni. Soru è in svantaggio” e due pagine interne a scrutinio in corso per IL MANIFESTO. “Ansia in Sardegna. La destra è in testa” titola l’articolo principale a pagina 6 chiuso quando «in serata il candidato del cavaliere sorpassa il governatore uscente. Ma il dato definitivo arriva nella notte. Sinistra a picco nelle zone industriali del Sulcis e del nuorese». Nelle ultime righe si analizza: «Una cosa è certa: lo “splendido isolamento” veltroniano e le tentazioni (velleità fino a che dall’altra parte c’è il cavaliere) di grandi riforme bipartisan, da un’eventuale vittoria di Soru riceverebbero un colpo pesante. In ogni caso, il vero orizzonte per il Pd resta quello delle europee».
Molto scarno AVVENIRE sulla vicenda sarda. Misurato il richiamo in prima: “Sardegna, scrutinio lento e difficile. Cappellacci in vantaggio su Soru”. Lo stesso strillo è ripreso come titolo a pagina 9. Nessun commento, solo la cronistoria di uno spoglio sofferto, complicato dal voto disgiunto, e un’osservazione sul fatto che l’unico partito vincitore di queste elezioni è stato quello dell’astensionismo. C’è un piccolo focus su Gavino Sale, leader di Indipendentzia Repubblica de Sardigna, rivelazione di questa tornata elettorale, con un 3% di voti (ben oltre le previsioni). Il suo partito è noto per le incursioni e le proteste pacifiche: il sogno di Sale è portare una rappresentanza indipendentista all’interno delle istituzioni.
“Sardegna, il centrodestra vola” titola oggi LA STAMPA. Cappellacci a un passo dalla vittoria su Soru. Il Pd crolla, è bufera. Oltre alla cronaca, il quotidiano fa notare che «schede bianche e nulle ora fanno il terzo partito della Sardegna». «Molti segnali (soprattutto la scarsa affluenza ai seggi nelle zone operaie e minerarie del Sulcis-Iglesiente) fanno pensare a un forte astensionismo nella sinistra». «Alla fine la partita si è compromessa nelle zone – come il Sulcis – dove la crisi economica morde di più» scrive l’inviato a Cagliari, «lì chi ha perso il lavoro o teme di perderlo non è andato a votare. O ha preferito Ugo Cappellacci e il suo patron Silvio Berlusconi». Nel “Retroscena” a firma di Augusto Minzolini si commenta che il premier, che ha giocato in prima linea in queste elezioni, «ha vinto sulla linea del “decisionismo”, quella che più gli si addice: la fase cruciale della campagna elettorale è stata occupata dallo scontro con i vertici istituzionali sul decreto legge per Eluana» e «proprio alla vigilia del voto da un altro decreto, quello antistupro, per il quale di fronte alla situazione che si è creata difficilmente Napolitano potrà contenere i requisiti d’urgenza». Una linea che ha pagato sia a livello nazionale che regionale. «Dopo il caso di Eluana il Pdl nei sondaggi riservati del premier è tornato al di sopra del 40% (un tetto che non riusciva a toccare da mesi)». «Anche i sardi si sono accorti che a Roma c’è un governo che governa e prende decisioni» ha detto ieri Berlusconi. «Le quattro volte che sono andato in Sardegna mi sono limitato a dire quello che stiamo facendo anche per loro: abbiamo garantito ai sardi l’insularità e risolto il problema del gasdotto in Algeria. Per affrontare la questione del Sulcis ho chiamato addirittura Putin». Lo scenario che si apre nel Pd è di quelli imprevedibili. «Il gruppo dirigente è in piena confusione» scrive sempre Minzolini. «Veltroni rischia di finire sul banco degli imputati prima del previsto. Come spiegava qualche settimana fa un personaggio mite come Pierluigi Castagnetti “il Pd potrebbe cambiare leader prima delle Europee”». I segnali, secondo il Retroscena de LA STAMPA ci sono tutti: «il movimentismo di D’Alema negli ultimi tre giorni è diventato spasmodico». Alla vigilia del voto l’ex premier ha sparato contro Emma Marcegaglia proprio quando il leader Pd stava tentando di stipulare una tregua con la Confindustria. Lo stesso giorno ha appoggiato il competitor di Veltroni alla guida del Pd, Bersani. E ieri ha sconfessato la linea di «un Pd autosufficiente» riaprendo il confronto con la sinistra massimalista.
E inoltre sui giornali di oggi:
STUPRI E RONDE
LA REPUBBLICA – Ampio spazio alle indagini sullo stupro romano, sulla pratica delle ronde (a Roma sud sono già realtà, con la polizia allarmata e che teme pestaggi) e in particolare riferisce la decisione del commissario Giuseppe Pecoraro per i Rom: “Campi rom, tesserino per entrare e alle dieci di sera cancelli chiusi”. Impressionante cordone di sicurezza 24 ore su 24: dentro e lungo il perimetro del campo nomadi. Obbligo di identificare chiunque entri, ai residenti tesserino con fotografia, obbligo di annotare gli ingressi su un registro; divieto di accesso parcheggio e transito a veicoli e moto; divieto di ospitare parenti o amici dopo le 22. Divieto di accendere fuochi fuori dalle aree autorizzate. Per chi sgarra la sanzione è pesante: l’espulsione dal campo entro 48 ore. In caso di rifiuto, intervento delle forze dell’ordine. Sarà istituito un comitato degli abitanti e creato un presidio socio-educativo.
CORRIERE DELLA SERA – I democratici veneti aprono ai volontari. Il sindaco di Venezia Cacciari: «Nessuno può vietarli”. Il capogruppo Marchese: istituiamo un albo delle ronde notturne, formando con criteri rigorosi». Anche il sindaco di Vicenza, Achille Variati, non è del tutto contrario: «Premesso che le ronde creano più problemi di quanti ne risolvano, io le concepisco come una sorta di evoluzione del servizio di volontari sensori del territorio a sostegno delle forze dell’ordine».
SOLE24ORE – Si punta ancora una volta sullo scontro Quirinale-governo, con Napolitano che sarebbe perplesso su alcuni passaggi del Dl “antistupri” come le ronde dei cittadini di cui però per il SOLE non sarebbe certo l’inserimento nel decreto, anche perché su questo punto si registrano dissensi anche nel centrodestra, con Alemanno che si è detto contrario alla «giustizia fai da te». In uno dei suoi utilissimi schemi, poi, il SOLE dà conto di come e quanto è punito lo stupro in altri paesi: in GB per esempio si può arrivare all’ergastolo, se ci sono aggravanti; in Francia sono previsti 15 anni di reclusione che arrivano a 20 se la vittima è minorenne o c’è stata minaccia con armi; in Germania si va da soli 2 anni all’ergastolo, ed è ammessa la castrazione chimica ma solo se la richiede il condannato.
IL GIORNALE – Anticipa i contenuti della legge anti-stupratori che porta la firma del ministro dell’Interno Maroni e del ministro Pari opportunità Carfagna. Ergastolo per chi violenta e poi uccide la vittima, aggravante per parenti e insegnanti che abusano di ragazzi anche over 16: nel caso di violenza di gruppo punito anche chi assiste, carcere obbligatorio per chi è accusato di stupro e non più domiciliari. Due pagine sui comuni in cui le ronde sono attive. Intervista a Achille Variati, sindaco Pd a Vicenza che dice «Sì ai vigilantes perchè servono a dare sicurezza alla gente. Se fatte in modo corretto sono utili e purchè non abbiano un marchio di partito».
IL MANIFESTO – “Ronda anomala” titola in prima pagina il quotidiano comunista con il richiamo alle due pagine interne che recita “Donne stuprate e raid razzisti. La violenza quotidiana dilaga e la politica cerca risposte solo nell’ordine pubblico. La Lega è per la castrazione, ma a destra ci si divide sulle ronde. Il Pd chiede più mezzi per la polizia”. Interessante il commento di Matteo Bartocci in prima “Castrazione politica”. «Lo stupro non ha nazione né conosce limiti di censo. Stuprano i ricchi e stuprano i poveri di ogni etnia e latitudine. (…) Sempre però stuprano gli uomini. In Italia, dicono le statistiche, ogni due ore una donna subisce violenza: tredici al giorno. Domandarsi perché accade è compito della politica. (…) Ogni violenza ha radici sociali e radici culturali. Uno stupro ogni due ore svela soprattutto le seconde. Nasconderle dietro a un malinteso bisogno di “sicurezza” ha portato ieri all’esercito in piazza, oggi alle ronde e domani chissà, a una qualche forma di castrazione. Al peggio non c’è mai fine. Gli stupri non sono più reati contro la morale e nemmeno contro la persona. Sono stupri “etnici”. Non secondo chi li compie (italiani, rumeni…) ma secondo chi li subisce: noi, i “bianchi”, gli “indigeni”, contro i “forestieri” che violentano le “nostre” donne». Si osserva poi che il “mostro” è stato allevato dalla destra «Legittimando la cultura di massa più maschilista d’Europa dai tempi di “Colpo grosso”, “Drive in” e “Non è la Rai” – fino all’attuale “mignottocrazia” – Berlusconi ha fatto della sessualità l’appeal principale della sua offerta politica».
AVVENIRE – Sulle ronde e la castrazione chimica il governo non sembra coeso (“Decreto anti-violenze. Il governo accelera”. Pag. 6). La Russa e Brunetta esprimono perplessità relativamente a entrambe le formule. «Non amo le ronde, a parte La ronda di notte di Rembrandt», dice il ministro della pubblica amministrazione. «Le leggi non si fanno sull’onda dell’emotività». Condanna netta sui due temi anche da Ff-webmagazine, testata on-line della Fondazione Fare Futuro di Gianfranco Fini. Tutto il contrario di Calderoli: altro che trattamento ormonale, dice, ci vorrebbe la castrazione chirurgica. Pd, Udc e Idv sono compatti nel chiedere che non si taglino i fondi per la polizia anziché di istituire le ronde. Possibilista sulle ronde, il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna «Non ci troverei nulla di male», anche se «la giustizia fai da te va evitata» per «evitare la caccia al diverso», mentre sull’ipotesi di inibire farmacologicamente la libido dice che «non è sempre è stato dimostrato il suo successo al 100%». Nel frattempo Roberto Maroni persegue la strada della collaborazione internazionale fra forze dell’ordine e lavora per definire i termini di accordo fra la polizia italiana e quella nigeriana da realizzarsi sotto l’egida dell’Interpol. Oggi il primo incontro fra i vertici della polizia dei due paesi. Da notare anche la proposta di cinque associazioni romene del Nordest: chi commette reati in Italia sconti la pena a Bucarest. E propongono un’aggravante per il danno provocato alla reputazione del Paese e all’immagine di coloro che vivono all’estero (“I romeni d’Italia: ci vuole la certezza della pena”, pag. 7).
DROGA
LA REPUBBLICA – “Niente scooter a chi è positivo al test antidroga”. La decisione del sottosegretario Giovanardi. Nei prossimi giorni la sperimentazione in 4 città: Foggia, Verona, Cagliari e Perugia; ma l’idea è che sia una decisione nazionale. Resta da capire che tipo di esami prevederà la norma del governo (e dove troveranno i fondi per darle concretezza).
CORRIERE DELLA SERA – il sottosegretario Giovanardi lancia il test antidroga per i ragazzi che vogliono prendere la patente del motorino. La sperimentazione partirà da Foggia, Verona, Cagliari e Perugia.
IL GIORNALE – A pag. 49 “Torna l’incubo eroina, la droga low cost”. Indagine dell’Asl di Milano. L’occhiello spiega: “Da qui al 2011 previsto un incremento dei consumi del 40%. Oltre 17 mila i clienti, trai i 15 e i 54 anni. Ora una dose costa la metà di un grammo di coca, ma fra un paio di anni i prezzi saliranno più del doppio”.
TESTAMENTO BIOLOGICO
IL GIORNALE – A pagina 12 commento alle parole del Presidente Giorgio Napolitano sulla legge del testamento biologico «che va condivisa il più possibile» con un’intervista a tutta pagina a Francesco D’Agostino, fra i fondatori del Comitato nazionale di bioetica. Fra le risposte: «Alimentare i pazienti in stato vegetativo va imposto per legge» e «Idratare i malati resta comunque un dovere dei medici».
IL MANIFESTO – Due pagine per dire «Sia fatta la nostra volontà” dedicate a «un appello di intellettuali e giornalisti convoca una manifestazione per sabato prossimo a Roma. Senza bandiere di partito e con tanta società civile. E la questione “bioetica” deflagra nel Pd». In un box la posizione delle comunità cristiane di base dal titolo «Noi credenti, non stiamo con la Chiesa».
AVVENIRE – “«Mio figlio disabile grave. E mai gli toglierei il cibo»” (pag. 11). Lettera aperta a Walter Veltroni scritta da Rosa Maria Giovanditti, medico impegnato in politica nel centrosinistra e mamma di Giovanni, un ragazzo cerebroleso. La lettera si trova anche sul sito www.piuvoce.net. «Assetare una persona è una forma di tortura. Vorrei capire perché quei gruppi che discutono sulla necessità di non usare gli animali nella sperimentazione, poi richiedono di sospendere l’alimentazione a un essere umano». E ancora: «Dove sono le istituzioni, i partiti, quando un genitore non ce la fa più? Mio figlio ha 17 anni, quando vedo le sue distonie e il suo dolore, mi sento impotente, ma amo tutto di lui e sono grata alla vita per la sua esistenza».
CINEMA DI PARROCCHIA
IL GIORNALE – A pag. 22 il caso delle sale cinematografiche aperte nelle parrocchie. Secondo il pezzo un vero boom: prezzo dimezzato per pellicole di qualità.
VENEZUELA
IL MANIFESTO – Sulla vittoria referendaria di Chavez che “non scade più” il commento di Luciana Castellina, intitolato “Caudillo lui o razzisti noi”, invita a rivedere un documentario della Bbc sul golpe intentato contro il capo dello stato eletto in Venezuela Chavez e smantellato a furor di popolo. «La verità più profonda che risulta dal modo come in occidente si parla di Hugo Chavez sta altrove: in un rigurgito di razzismo che fa arricciare il naso ai nostri raffinati cultori della democrazia di fronte al fatto che protagonista di una pagina importante di storia latinoamericana sia oggi un rozzo indio venuto dal profondo dell’Amazzonia. Come il suo amico boliviano Evo Morales, come l’operaio brasiliano Lula. Quel che impaurisce sono i cinque presidenti latino americani che insieme si sono presentati alle migliaia affluite da ogni continente a Belem per il settimo Forum sociale mondiale e che hanno accettato il confronto sulla grande sfida del nostro tempo: rendere possibile un mondo diverso da quello in cui viviamo. (…) Quale capo di governo europeo potrebbe aprire un analogo dialogo con i giovani con la certezza di non essere fischiato?».
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