Cultura

AFRICA. Compie 25 anni Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel

Alla Fondazione, che ha sede in Burkina Faso, collaborano persone di diverse religioni per lo sviluppo umano nella regione saheliana

di Redazione

«Proseguire efficacemente» la lotta contro i mali che, nei Paesi del Sahel, «impediscono alle popolazioni di giungere a uno sviluppo autentico»: è l’esortazione di Benedetto XVI in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione del 25.mo anniversario della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Il documento è stato inviato ai partecipanti all’atto commemorativo che si svolto in questi giorni a Ouagadougou in Burkina Faso.

«La fondazione è stata eretta da Giovanni Paolo II dopo il suo appello nel 1980, quando visitò Ouagadougou» ha spiegato a Radio Vaticana monsignor Karel Kasteel, da quindici anni Osservatore della Santa Sede presso la Fondazione. «Vide la tremenda siccità, vide tanti morti, ma anche la moria del bestiame col quale questa gente vive, e fece un appello: “Moi, Jaen Paul, l’évêque de Rome….”, “Io, Giovanni Paolo, vescovo di Roma, chiedo a tutti i fratelli di venire in aiuto a queste popolazioni che tanto soffrono”».

«La risposta più consistente venne subito dalla Germania» spiega mons.Kasteel «i cattolici tedeschi in poco tempo riunirono un capitale – che è la base della Fondazione – e in seguito, il cardinale Lehmann è venuto per inaugurare anche la sede operativa della Fondazione, pagata dalla Conferenza episcopale tedesca. Ma la Conferenza episcopale che ogni anno contribuisce in modo consistente, in maniera estremamente importante, è la Conferenza episcopale italiana. Ogni anno fa sì che diversi progetti della Fondazione possano essere realizzati».

Per quanto riguarda la struttura della Fondazione, «il Papa l’ha voluta con poteri di governo locale» ha sottolineato mons. Kasteel «cioè, i nove vescovi amministratori – che rappresentano i nove Paesi del Sahel – decidono circa l’impiego dei fondi, le priorità e ciò che è più importante anche a lungo termine, quando si tratta di progetti di sviluppo. Quindi, non c’è imposizione da parte europea o americana. La Fondazione ha la sua sede operativa extra-territoriale nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou – una grande città, con 2 milioni di abitanti -, mentre la sede legale si trova presso il nostro Pontificio Consiglio “Cor Unum”, nello Stato della Città del Vaticano. Il capitale è custodito qui e la Fondazione decide sull’impiego del denaro che ogni anno si libera dal capitale, e anche attraverso donazioni».

«Un’altra specificità della Fondazione è che ad essa collaborano insieme le tre maggiori religioni di questi Paesi» afferma mons. Kasteel. «In più, la Fondazione ha potuto far intervenire anche i grandi esperti israeliani di ingegneria idrica. In Israele, infatti, è stata molto sviluppata la tecnica del “goccia a goccia” – quindi con poca acqua si possono creare grandi estensioni di terreno che possono essere coltivate, e quindi strappate al deserto – perché la Fondazione deve soprattutto trovare i mezzi per combattere la desertificazione».

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