Cultura

Il Papa: «Shoah, crimine contro Dio»

Forti e chiare le parole del Benedetto XVI, chiudono la polemica con il mondo ebraico

di Franco Bomprezzi

La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

Andrà in Israele, e vi andrà forte del suo messaggio sulla Shoah, dopo le polemiche sulla riammissione dei vescovi lefebvriani, fra i quali il negazionista Williamson: ampio spazio, oggi, sui giornali, al discorso di Papa Benedetto XVI.

 “Il papa: andrò in Israele – La Shoah crimine contro Dio”. È il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Riassume il quotidiano milanese: «Benedetto XVI andrà in Israele. La conferma ufficiale del viaggio in Terrasanta è arrivata ieri al termine di un incontro del Papa con alcuni esponenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane. I rabbini: «la Terra promessa aspetta il vostro arrivo». Intanto in Israele si va verso un governo Netanyahu con la Livni e Lieberman. I servizi vanno da pag. 2 a pag 5. «Chiedo perdono agli ebrei», dice il papa e subito raccoglie il plauso degli ebrei italiani, «Una risposta (alle polemiche sui Lefebvriani, ndr.) forte e autorevole. Il Papa si è espresso in maniere inequivocabile», dice Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. «Quelle parole sono lodevoli eppure non bastano a ricucire lo strappo provocato dal caso Williamson», precisa invece il premio Nobel Elie Wiesel, nell’intervista pubblicata dal Corriere in bell’evidenza aggiunge: «L’implicazione logica delle affermazioni di Benedetto XVI è che il vescovo Williamson va nuovamente scomunicato». Venendo al dopo elezioni secondo il CORRIERE DELLA SERA si va vero un incarico al leader del partito di destra Likud, Bibi Netanyahu che dovrebbe formare un governo di unità nazionale. Intanto Hamas dice sì alla tregua prevista dal piano egiziano del mese scorso. Davide Frattini firma un’inchiesta sul tracollo della formazione progressista Meteretz, ormai ridotta a soli tre seggi. Sotto accusa soprattutto la scelta di fondersi con il partito degli scrittori, che hanno fatto perdere elettori fra giovani e donne. Quello che emerge però è un clima da resa dei conti, come sottolinea anche il titolo.

“Il Papa: chiedo perdono agli ebrei”: titola così LA REPUBBLICA che nel sommario aggiunge: “Fuori dalla Chiesa chi nega la Shoah. Ora andrò a Gerusalemme”. Sono ovviamente le parole di Benedetto XVI, pronunciate durante l’incontro di ieri con i presidenti delle principali organizzazioni ebraiche d’America, di cui riferisce Marco Politi a pagina 2. L’udienza è stata per il giornalista il «momento della verità» e il Papa è stato «trasparente e convincente», scandendo che  la Shoah è stata un crimine contro Dio e che «questo dovrebbe essere chiaro a tutti, specialmente a coloro che si riconoscono nella tradizione delle Sacre Scritture… ogni negazione o tentativo di minimizzare questo terribile crimine è intollerabile e del tutto inaccettabile». «Nessun equilibrato osservatore ebreo potrebbe chiedere niente di più», ha commentato David Rosen. Diverso il parere di Elie Wiesel, intervistato da Andrea Tarquini: “Wiesel: «Ma non è ancora abbastanza deve cacciare il vescovo negazionista»”. Dice il premio Nobel: «non ho mai dubitato che il Papa non condividesse le opinioni» dei negazionisti, ma «il fatto è che quel vescovo è ancora un vescovo»: Williamson (che Wiesel non nomina mai) «dovrebbe restare scomunicato finché non si pentirà e non dirà “mea culpa”. Insomma le parole del Papa non sarebbero sufficienti per ristabilire un clima sereno. Da Gerusalemme invece arriva il giudizio positivo di Shear Yashuv Coen, rabbino  capo di Haifa (aveva partecipato al Sinodo di ottobre criticando Pio XII). Il commento dalla prima a pagina 4 è affidato ad Adriano Prosperi: “Una ferita risanata nel solco di Wojtyla”. «Bisogna dare atto a Papa Ratzinger di avere compiuto un passo significativo. Lo si fa volentieri, specialmente in Italia dove l’uso politico dell’odio religioso e una oscena spettacolarizzazione mediatica della morte hanno avvilito oltre ogni limite il clima morale nel paese».

Anche IL GIORNALE riporta con evidenza le parole di Benedetto XVI: «L’odio, il disprezzo per uomini, donne e bambini manifestati nella Shoa sono stati un crimine contro Dio e l’umanità. Questo dovrebbe essere chiaro a tutti. È ovvio che qualsiasi negazione o minimizzazione di questo terribile crimine è del tutto inaccettabile». Il pezzo di Andrea Tornielli si conclude così: «Il discorso ai rabbini chiude le polemiche scaturite dall’intervista negazionista al vescovo lefebvriano Williamson». IL GIORNALE, con Micalessin, ricostruisce lo scenario politico in Israele. Il titolo di pag. 14 è “Israele, Netanyahu ipoteca la guida del Governo” l’occhiello spiega “Il leader del Likud, forte della somma dei voti delle destre, si prepara a diventare il prossimo premier. La Livni verso un secondo mandato agli esteri in un esecutivo di unità nazionale con Kadima. Incognita sul terzo alleato. IL GIORNALE in un box illumina il retroscena “L’Anp all’occidente: «Isolate il partito di Bibi». I palestinesi preparano la resistenza diplomatica”. Nel testo si usa il condizionale «Il Likud deve essere isolato dalla comunità internazionale come è stato fatto per Hamas: è questo il messaggio che il presidente dell’Anp, Abu Mazen, avrebbe trasmesso a Gordon Brown, Sarkozy, Silvio Berlusconi nei colloqui avuti questa settimana secondo quanto riferisce Haaretz citando fonti politiche di Gerusalemme».

Sul Papa il SOLE24ORE sceglie di stare con una foto: il rabbino Arthur Schneier di New York è ripreso durante la conferenza stampa di ieri in Vaticano, e alle sue spalle campeggia un ritratto di Ratzinger. Didascalia che sottolinea la «ricucitura dello strappo» e la conferma del viaggio in Israele a maggio. A fianco, pezzo sulle elezioni in Israele: «apparentemente sembra complicato, invece è tutto così chiaro, causa mancanza di alternative logiche». Ovvero, costrette dal risultato elettorale, destra e sinistra cercheranno di governare insieme. Anche perché l’America aspetta con impazienza un interlocutore per lo scacchiere mediorientale, e non vede l’ora di averlo.

LA STAMPA dedica un primo piano con richiamo in prima pagina sull’annuncio del Papa del prossimo viaggio in Israele e sulla sua condanna del negazionismo. “Il Papa: guai a negare la Shoah” è il titolo del pezzo a firma del vaticanista Giacomo Galeazzi, che scrive: «Come l’incidente di Ratisbona (provocato dalla citazione papale anti-Maometto), il caso dei lefebvriani sembra avere come epilogo un viaggio apostolico che assume la valenza della riconciliazione con il mondo ebraico». Anche nel caso di Ratisbona, nonostante le puntualizzazioni, le dichiarazioni del Papa, la convocazione degli ambasciatori dei Paesi musulmani in Vaticano, fu solo il viaggio in Turchia a fine 2006 con lo storico momento di raccoglimento alla Moschea Blu a sancire, anche visivamente, il rispetto che Benedetto XVI tributa all’Islam. Accanto all’apertura un’intervista al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che dice: «Mi sforzo di cogliere nelle ripetute frasi di riprovazione del Vaticano una volontà di emarginare totalmente un pensiero malato». «Però il problema non è solo Williamson. A preoccuparci è un intero pensiero teologico che mette in discussione le posizioni del Concilio Vaticano II sugli ebrei».

IL MANIFESTO dedica al Papa e a Israele un piccolo richiamo in prima pagina: “Si va verso un governo tra Kadima e Likud. Shoah, il papa ricuce” a pagina 10 i due articoli. In apertura un’analisi della “sinistra a pezzi”. «Che le cose sarebbero andate male i dirigenti di Meretz (sinistra sionista) e del Partito laburista, lo avevano capito da alcune settimane. (…) Il risultato del voto ha confermato la batosta che si avvertiva nell’aria» scrive Michele Giorgio da Gerusalemme. «Appena tre seggi per un partito che ha (o aveva) la pretesa di rappresentare la parte più “illuminata” del sionismo. Il Meretz ora è nel caos totale. Non basta spiegare il crollo con il marcato spostamento a destra dell’elettorato israeliano. Occorre partire dalle contraddizioni emerse in una forza politica che troppe volte negli ultimi anni ha invocato la pace e poi appoggiato la guerra (Libano 2006 e Gaza fine 2008)». Tommaso Di Francesco apre il suo articolo sul Papa con le parole di Benedetto XVI ai rappresentanti delle maggiori comunità ebraiche Usa «La Shoah è un crimine contro Dio e contro l’umanità». «Non equivocabile, finalmente. Anche perché ricorda che sull’Olocausto la posizione della chiesa deve essere chiara a ognuno “specialmente a chi è nella tradizione delle Sacre scritture”. A sanzionare dunque il ruolo vergognoso – ma proprio dal papa rivalutato – dei lefebvriani e in primis del vescovo Williamson che hanno fatto professine di negazionismo e revisionismo storico, perché “Ogni negazione – dice Ratzinger – o tentativo di minimizzare questo orribile crimine è intollerabile e del tutto inaccettabile». L’articolo prosegue: «Pace fatta? Eppure c’è un terzo escluso che mostra quanto sia tutt’altro che risolutiva questa presa di posizione papale: l’islam e per esso il nodo strategico di Gerusalemme luogo fondamentale e simbolico di tre religioni monoteistiche e nodo irrisolto, come Gerusalemme est, del conflitto storico con i palestinesi che la rivendicano come capitale del loro sfortunato e solo annunciato Stato di Palestina. (…) C’è il rischio che, ancora una volta, il suggello per sanare le ferite che riguardano le responsabilità e complicità storiche della Chiesa verso gli ebrei e quelle sulla Shoah con i silenzi di Pio XII, sia proprio il tacere la questione islamica e, soprattutto, quella palestinese. Proprio mentre in Israele avanza l’estrema destra razzista».

E infine apertura scontata per AVVENIRE quella dedicata all’incontro del papa con i rabbini americani. Titolo: “Il papa: la Shoah crimine contro Dio”. Nuova condanna e richiamo alla richiesta di perdono di Giovanni Paolo II, per i rabbini «non si poteva chiedere di più». A pagina 3 c’è il testo integrale del discorso pronunciato ieri. Tra l’altro vi si legge: «È ovvio che qualsiasi negazione o minimizzazione di questo terribile crimine (la Shoah, ndr) è intollerabile e del tutto inaccettabile (…) Questo capitolo terribile della nostra storia non dovrà mai essere dimenticato».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

ELUANA

CORRIERE DELLA SERA –  Per la prima volta parla Armando Englaro, il fratello di Beppino che ha voluto i funerali religiosi per la nipote. L’intervista è di Marco Imarisio. Dice Armando: «Ne abbiamo parlato, e alla fine si è fidato. Mi ha lasciato fare su tutto. Penso di aver fatto la scelta giusta anche per lui. Sono convinto che se avesse cremato Eluana, alla fine se ne sarebbe pentito. Credo di avergli evitato il rimpianto…Eluana doveva essere sepolta qui, e doveva avere il suo funerale. Era un tributo che dovevamo a Paluzza, ai nostri compaesani. E poi riposerà qui, tra queste valli. Le guardi, non sono belle? A mia nipote avrebbe fatto piacere, ne sono sicuro».

AVVENIRE – Non abbandona le primissime posizioni il caso Englaro, anzi vi dedica tre fitte pagine. Interessante il resoconto dell’autopsia – omessi dal giornale i particolari, ovviamente – che conferma ciò che le suore avevano detto: Eluana pesava al momento del decesso 52 chili e mezzo, non aveva piaghe né altri segni di disagio esteriori, quindi era stata ben curata e non era particolarmente debole. Davvero incredibile, invece, quanto riportato in un box: l’avvocato di Beppino Englaro a Udine, Giuseppe Campeis, ha offerto una cena nella sua villa seicentesca per ringraziare i giornalisti che avevano seguito il caso Englaro. Il tutto mentre Eluana non era stata ancora sepolta… «So che mi mancherete molto», avrebbe detto l’avvocato ai giornalisti, «e vi voglio ringraziare per la vicinanza e la collaborazione». «Avrebbe detto» perché i giornalisti di Avvenire non sono stati invitati, e, scrivono, «non avremmo partecipato».

LA STAMPA – “Anche Rutelli ha usato il dramma di Eluana”. A tutta pagina un colloquio con Rosy Bindi, che stigmatizza chi, dentro il Partito Democratico, «cerca di giocare la sua partita». E questo si è visto nel caso di Eluana. «E’ la politica della bandierina cattolica dentro il Pd. Della serie: questo partito, nel suo insieme, non è un interlocutore per le gerarchie ecclesiali» ma poi «qualcuno telefona a Rutelli, poi Rutelli chiama qualcun altro, Binetti qualcun altro. E si fa a gara per arrivare prima o per vedere se è rimasto qualche piccolo spazio da occupare». Secondo Bindi l’ambizione del Pd deve essere più alta: «ricostruire un progetto politico che, laicamente e nel rispetto di ogni autonomia, sia interlocutore anche per la Chiesa e per il mondo cattolico». La strada scelta è quella del “pluralismo prevalente”. Nella proposta sul testamento biologico sul quale il Pd sta lavorando «c’è un novanta per cento del testo su cui l’accordo è generale e considero questo un grane risultato, perchè siamo un partito giovane». «Io non sono un’ospite nel Pd, non mi va bene fare la dissidente». Due conclusioni: «non si può stare nel Pd avendo la testa da un’altra parte e pensando sempre di fare un’altra cosa». «La Chiesa non può immaginare di consegnare la sua dottrina cattolica nelle mani di Quagliarello e Berlusconi. Ma che questo non avvenga, dipende anche da noi».

 

COSTITUZIONE

ITALIA OGGI – Apre con uno strano connubio “Sanremo contro la costituzione”. In un fotomontaggio Oscar Luigi Scalfaro che parla ieri alla manifestazione del Partito democratico e Berlusconi e Apicella che se la cantano. Spiega tutto Franco Bechis nel suo editoriale: «Primo canale tv, piazzetta con bandiere sventolanti del Pd e un uomo anziano che parla, si agita, punta il dito, accusa dal palco. Oscar Luigi Scalfaro, 90 anni, già presidente della Repubblica, tre quarti d’ora di tuoni a difesa della Costituzione messa a rischio dal regime che occupa palazzo Chigi. (…) Altro canale tv. Non è in onda, ma si prepara ad esserlo. C’è il premier Silvio Berlusconi- chansonnier che sta per fare sbarcare a Sanremo il fido Mariano Apicella. A cantare lo struggente e inedito brano con cui il premier ha riconquistato la moglie Veronica…(…) “Ma se ti perdo/ tutte le cose/anche le più preziose/ non hanno valore per me/Io se ti perdo/ non so più che fare/ se non sento ancora/ le tue mani su di me…”. Quanti degli italiani oggi vivi hanno vissuto il 1948 già maturi e adulti per ricordare clima e ragioni della Costituente? Una minoranza assoluta, che per altro sembra essersi dimenticata anche quei momenti. Bisogna farne carta straccia, sostituirla con lo spirito di una canzonetta del premier-chansonnier? No, naturalmente. Ma non si può farne una bandiera da sventolare acriticamente fra le mani di un costituente di 90 anni, uno degli ultimissimi ancora in vita. (…) Quella difesa acritica fa solo male alla carta che dovrebbe fondare la comunità di tutti gli italiani, compresi gli 8 milioni davanti al Grande fratello o Sanremo. E fa male soprattutto al Pd che continua a non capire…».

 

LAVORO

IL MANIFESTO – L’apertura è dedicata al tema dello sciopero della Cgil “Capitale lavoro” è il titolo di prima pagina che rimanda agli articoli delle pagine 2 e 3 che raccontano come “Oggi a Roma i metalmeccanici e la funzione pubblica della Cgil. In sciopero contro gli accordi separati che cancellano diritti e contratti. Per non uscire a destra dalla crisi economica”. Sullo stesso tema il commento di Galapagos dal titolo “Sciopero produttivo” dove si ricorda come «Uno studio pubblicato sul Bollettino mensile della Bce sostiene che in Italia le imprese reagiscono alla crisi non con gli investimenti, la ricerca e l’innovazione, ma pagando meno i neo assunti. E abbiamo anche saputo che l’Italia si distingue per la minore frequenza di adeguamenti salariali. Significa che le nostre imprese non perdono il vizio della ricerca spasmodica della competitività e della produttività comprimendo il costo del lavoro. (…) Le cifre Istat sono terrificanti: l’Italia ha il triste primato (condiviso con la Romania) della povertà minorile; il 5,3% delle famiglie ha difficoltà ad acquistare cibo, l’11% a sostenere una spesa improvvisa causata da una malattia. Di più: quasi il 17% non ha soldi per acquistare abiti nuovi; l’8,8% è in arretrato con le bollette e il 3,7% rischia di vedersi sottratta la casa perché non ha pagato rate del mutuo. E “la spesa pro capite per contrastare la povertà vede l’Italia agli ultimi posti nell’Europa a 27” (…) Se Cisl e Uil sapessero leggere, invece di parlare in tv, sarebbero a Roma con la Cgil. Ma preferiscono le cene dal Cavaliere».



CONSUMATORI

LA REPUBBLICA – “Nuovo mister prezzi. Ed è retromarcia sulla concorrenza”. Luigi Mastrobuono è stato nominato al posto del dimissionario Lirosi. Insoddisfatte le associazioni dei consumatori, che lo hanno soprannominato “mister rincari”: «Mastrobuono vanta nel suo curriculum la carica di segretario generale Confcommercio nonché di vicedirettore generale di Confindustria… riteniamo sbagliata la scelta del ministro».  Insoddisfatti anche per la nuova class action (congelata in attesa di essere depotenziata) e per una novità contenuta nel disegno di legge sullo sviluppo: non sarà più possibile il recesso annuale dalle polizze (torna il recesso ogni 5 anni, nonostante il parere contrario dell’Antitrust) e torna l’agente monomandatario. R2 del resto è dedicato al ritorno alla legalità della pratica dei call center di promuovere telefonicamente l’acquisto di prodotti o servizi. Il garante della privacy era contrario (e lo è ancora, come conferma una intervista in appoggio a Francesco Pizzetti) ma ora la maggioranza con il decreto mille proroghe ha scelto un ritorno al passato. “L’assedio dei venditori, il telefono è la tua croce” è il titolo del pezzo di Sebastiano Messina. Che spiega come i call center si preparino all’assalto…

 

CSR

SOLE24ORE – Italcementi progetto legalità: la società si è data regole più stringenti contro le infiltrazioni mafiose, ovvero ha eretto una barriera ancora più forte contro le possibili, anche casuali, contaminazioni non volute con la criminalità organizzata. In pratica, ha rafforzato il codice antimafia interno, composto da 107 procedure (80 quelle nuove) che fissati paletti rigidissimi per chiunque voglia rapportarsi con Italcementi. Per il SOLE24ORE la notizia è da prima pagina, e nel pezzo si sottolinea: per i manager dell’azienda, «la legalità viene prima di tutto».

 

MICROCREDITO

ITALIA OGGI – “Il microcredito contro la povertà”, a pagina 6, dà notizia del decollo del Comitato nazionale per il microcredito: « Sarà il comitato nazionale italiano per il microcredito, presieduto da Mario Baccini, a incaricarsi di una missione di vitale importanza per salvare dal baratro tanti bisognosi caduti nella morsa della povertà.  (…) A breve comincerà la formazione degli operatori, già siglate le convenzioni e i protocolli con le università. Il 17 febbraio il cda approverà la relazione triennale e il bilancio che verranno inviati al capo dello Stato e alla presidenza del Consiglio. A quel punto l’iter prevede l’attivazione di un osservatorio per studiare il modo di finalizzare i progetti per chi accederà al microcredito. Verrà attivato un numero verde e si accoglieranno tutte le richieste che possono essere trasformate in un progetto efficace. Non ci sono requisiti particolari o un tetto di redditi».

 

INTERNET

IL MANIFESTO – In un box dà notizia dell’oscuramento su Facebook dei Comunisti italiani. «Di censura non si può parlare, perché Facebook è un network privato i cui gestori annunciano al primo clic di poter cacciare chiunque quando vogliono. Sta di fatto che ieri  mattina i Comunisti italiani si sono svegliati senza “profilo”. Facebook li ha oscurati di punto in bianco e senza perché. “Evidentemente diamo fastidio a qualcuno, non è la prima volta che vengono oscurate realtà particolarmente attive a sinistra, il danno più grave è che abbiamo perso tutti i contatti che avevamo raccolto….».

 

ROM

IL GIORNALE – A pag.41 in apertura delle pagine di Milano il caso dei campi rom perché, si legge nel pezzo, «I campi nomadi della città deve gestirli il Comune, non la prefettura. Quindi le regole di questa gestione toccano a Palazzo Marino. Così il prefetto Lombardi fa un po’ di ordine nel caso rom, dopo le critiche sul regolamento».


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