Salute

La carica dei baby internauti

Cresce il numero di coloro che chattano regolarmente: un bambino su tre e il 70% degli adolescenti. Presentati i risultati della ricerca di Telefono Azzurro e dell'Eurispes sugli anni 2005-2008

di Chiara Cantoni

Un minore su tre, nella fascia sotto gli 11 anni, utilizza regolarmente la rete per chattare con gli amici. Una tendenza, quella della “web mania”, sempre più diffusa non soltanto fra i giovani e gli adolescenti ma anche fra i bambini. A restituire le proporzioni del fenomeno è una ricerca di Telefono Azzurro condotta in collaborazione con l’Eurispes sulle abitudini, le tendenze, i comportamenti dei ragazzi e dei più piccini nei confronti dei social network e della sicurezza in rete. Indagine presentata in occasione del Safer internet day, martedì 10 febbraio, nell’ambito del convegno «Le connessioni pericolose, gioventù digitale e social networking: potenzialità e limiti».
L’analisi comparativa 2005-2008 dei dati raccolti annualmente mostra, con percentuali di grande impatto, l’impennata di chat, community e blog, anche nella prima decade di vita. Se, infatti, nel 2005 il numero di adolescenti e di bambini internauti che chattavano era rispettivamente del 37, 9% e poco più del 13%, nel 2008, invece, la percentuale sale a quota 69.4% per i primi e a 33,1% per i secondi. In un solo anno, dal 2007 al 2008, gli adolescenti che frequentano chat e community per conoscere altre persone sono passati dal 36,3% al 42,9%, mentre il 73,8% di loro è un affezionato di YouTube. 
Una volta inquadrato quantitativamente il fenomeno, la ricerca approfondisce il rapporto fra minori e cyberbullismo. Nel 2007, il 5,8% degli adolescenti dichiarava di aver inviato immagini, video o foto minacciose, l’8,1% di aver diffuso informazioni false su un’altra persona, e il 6,5% di aver utilizzato i gruppi on-line come mezzo di esclusione dei coetanei non graditi. Non aumenta nel 2008 il numero di adolescenti che confessa di aver compiuto atti di cyberbullismo (5,4%); cresce però quello di coloro che affermano di aver diffuso false informazioni su una persona (13,2%) o che ammettono di essere ricorsi alla rete per escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo (10,8%).
Di fronte a fastidi e molestie on-line, il 58,4% degli adolescenti, per troncare ogni contatto col “molestatore”, evita la chat, il forum o il sito dove lo ha conosciuto (13%) o semplicemente non risponde (45,4%). Un 19,8% lo inviterebbe a non provocare oltre, mentre una modesta percentuale preferirebbe parlarne con un adulto (3,1%) o un coetaneo (1,9%). Ma c’è anche un 2,2% che prosegue la conversazione, convinto che non possa accadere nulla.
Un capitolo a parte riguarda Facebook, il social network più popolare fra i giovani tra i 25 e i 34 anni: sono soprattutto loro a sperimentare questo strumento di comunicazione, che, permettendo la condivisione di interessi, esperienze e desideri, consente di coltivare vecchie e nuove amicizie (53,7%). Contrariamente alle aspettative, il numero più consistente di iscritti si rintraccia tra i residenti delle Regioni centrali d’Italia (39,3%) e di non iscritti tra gli abitanti del Nord-Est (49,5%), i quali preferiscono non utilizzare questa modalità di comunicazione interattiva, pur conoscendola.
Sono soprattutto ragioni di riservatezza a contenerne la diffusione. Quasi la metà degli italiani ritiene che il network metta a rischio la propria privacy (il 47,9%): nel momento in cui si mette in rete un’informazione personale, infatti, se ne perde il controllo. E c’è il pericolo che dati delicati possano finire nelle mani di sconosciuti. I meno prudenti sono proprio i giovani fra i 18 e i 24 anni convinti, in misura maggiore rispetto agli altri, che Facebook sia utile per ritrovare vecchi conoscenti (72,1%) o che sia un piacevole passatempo (49,6%). Al contrario, sono i meno propensi a credere che aiuti a stringere nuove amicizie (56,6%). Più affascinati dalle potenzialità dello strumento che preoccupati per i possibili rischi, sono i meno preoccupati per la sicurezza e per la privacy.


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